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Polemiche per la fiction su Duisburg, il caso in Vigilanza Rai

Le dure critiche della vicepresidente dell’Antimafia Jole Santelli: «Una vergogna, raddoppiata dal fatto che a proporla sia stato il servizio pubblico». Oliverio scrive all’ad Salini: «Prodotto mal…

Pubblicato il: 23/05/2019 – 11:49
Polemiche per la fiction su Duisburg, il caso in Vigilanza Rai

ROMA «L’orrenda fiction trasmessa ieri da Raiuno sui fatti di Duisburg ha cagionato enormi danni di immagine alla Calabria, dipinta in maniera diretta come regione della ‘ndrangheta. Una vergogna, raddoppiata dal fatto che a proporla sia stato il servizio pubblico». Lo afferma Jole Santelli, vicepresidente (in quota Forza Italia) della commissione parlamentare Antimafia. «La Commissione Vigilanza, attraverso i nostri membri – dice Santelli – chiederà lumi al direttore generale e al responsabile dell’area fiction. Non solo la narrazione della puntata è stata tutta incentrata sul rapporto tra la criminalità organizzata e la Calabria ma, cosa ancora più grave, è stato lanciato il messaggio subliminale di un corpo unico, cosa che offende due milioni di cittadini onesti, che vivono di lavoro e sacrifici e che subiscono il peso di una mafia che riguarda, in tutto, poche migliaia di persone».
«Da Corrado Alvaro a Giuseppe Berto, da Natuzza a San Francesco, solo per citare alcuni esempi – aggiunge la deputata forzista – la storia della Calabria è densa di grandi personaggi della cultura, della religione che hanno dato contributi straordinari al Paese e su cui la Rai preferisce tacere. Gli esempi positivi danno fastidio a un potere che ha l’interesse di mostrare lo stereotipo di una regione che equivale alla ‘ndrangheta. È una cosa su cui i vertici Rai dovranno assumersi le loro responsabilità».
OLIVERIO SCRIVE ALL’AD SALINI: «ALTRO CHE SERVIZIO PUBBLICO» «Il presidente della Regione ha invece scritto una lettera all’amministratore delegato della Rai Fabrizio Salini, in cui ha espresso «formale disappunto» e «profonda indignazione per la rappresentazione errata e distorta data della Calabria attraverso la fiction “Duisburg, linea di sangue” andata in onda ieri sera». «Non ho ritrovato – prosegue la lettera – nessun elemento reale in questo racconto che, con colpevole superficialità, avete voluto propinare al pubblico italiano. Ciò che più ha ferito è l’ennesima rappresentazione densa di luoghi comuni, banalità, frasi fatte, stereotipi che si è voluto dare della Calabria: terra, a veder la fiction, retriva, irrimediabilmente assorbita dalle logiche criminali, persa in un destino che la condanna alla subalternità, alla marginalità e alla perdizione perenne. Altro che servizio pubblico! Avete inflitto una pena ulteriore alla gente di Calabria, che conosce bene il peso della ‘ndrangheta e ad esso con orgoglio e laboriosità oppone la forza della sua umanità. Avete ancora una volta contribuito a proiettare una immagine sommaria e inaccettabile, perché non rispondente alla realtà, della Calabria e dei calabresi».
«È grave, prima ancora che vergognoso, che il servizio pubblico – prosegue Oliverio – possa prestarsi ad offendere la dignità di una intera regione impegnata a costruire faticosamente il proprio futuro, con le sue energie migliori, per riscattarsi in primo luogo dalle ferite provocate da ristretti gruppi criminali che non sono la Calabria, ma che operano, come tutte le mafie, a livello internazionale: Duisburg docet. Per non dire poi sulla qualità di un prodotto mal confezionato, con errori marchiani: un treno targato “Regione Puglia”, espressioni dialettali mai utilizzate nella mia regione, riferimenti ad usi e costumi, a tradizioni enogastronomiche completamente fuori luogo».
«Sono venuto a conoscenza, inoltre, del fatto – si legge ancora lettera – che sia stata scelta per le riprese la Puglia, e non la Calabria, per via di non meglio specificate minacce subite dalla produzione. È possibile chiarire questa circostanza? È stata presentata denuncia agli organi competenti perché venga fatta luce? Al momento registro solo le smentite degli attori del film. Attendiamo riscontri formali, perché non vogliamo cedere alla tentazione, pur forte, di considerare il tutto solo una incomprensibile scusa, accampata all’occorrenza per non dare troppe spiegazioni sul perché, invece, non ci si è voluti calare nella realtà calabrese, per raccontarla con tutti i crismi della verità. Crismi – conclude Oliverio – che pure avete a vostra disposizione, dal momento che da anni giace nelle vostre stanze la ficton tv sulla straordinaria storia di accoglienza, solidarietà ed emancipazione di Riace. Le torno infatti a chiedere che quella fiction possa essere vista dagli italiani. Essa racconta una Calabria vera, di solidarietà e speranze. Una Calabria narrata con onestà ed in verità».
IRTO SI RIVOLGE AL DIRETTORE DI RAI FICTION Il presidente del consiglio regionale Nicola Irto si è invece rivolto al direttore di Rai Fiction, Eleonora Andreatta, scrivendo in una lettera che la fiction «ha destato gravi perplessità in seno alla comunità calabrese, contrariamente ad altre precedenti occasioni nelle quali il servizio pubblico ha fornito un contributo positivo alla promozione dell’immagine della nostra regione». Scrive Irto: «Le devo dire, con grande franchezza, che condivido pienamente il sentimento diffuso nell’opinione pubblica calabrese, riguardo ad un film che nel complesso trovo malriuscito, soprattutto per la rappresentazione della Calabria spesso distante dalla realtà. La nostra è una comunità composta, nella sua stragrande maggioranza, da persone orgogliose, oneste e lavoratrici, che con la ‘ndrangheta non hanno nulla a che vedere. Una sottolineatura doverosa oggi più che mai, nel giorno in cui ricordiamo la strage di Capaci e il sacrificio del giudice Falcone, della moglie e degli uomini della scorta».
«Sono convinto – prosegue la lettera di Irto – che la produzione messa in onda ieri sera non abbia fornito un buon servizio né alla mia regione, di cui viene proposta una narrazione infedele e forzata, né al Paese, che della Calabria rischia di farsi, ancora più di quanto non sia avvenuto nel passato, un’idea totalmente sbagliata. E’ su questo che intendo soffermarmi, sorvolando sugli altri limiti di “Duisburg”: in Calabria si parla il calabrese e non il siciliano; e alcuni dialoghi, me lo conceda, sono ai limiti dell’offensivo. Non possiamo ammettere che si dica: “Duisburg è piena di calabresi” quasi a voler sostenere che “i calabresi” tout court siano soggetti pericolosi o criminali».
Nella lettera del presidente del consiglio regionale si legge ancora: «Voglio rassicurarla: questa non è una lettera di piagnistei. Noi siamo fieri di essere figli di una terra che una personalità straordinaria come suo padre, Beniamino Andreatta, il “trentino meridionalista”, ha amato come pochi, essendo stato il fondatore dell’Università della Calabria. Ma, direttore, sono certo che converrà con me sulle criticità di una fiction che della mia terra dice poco e male e che aveva già creato aspettative negative alla vigilia, alla luce delle non documentate affermazioni della responsabile della produzione, riguardo a non meglio precisate “minacce” che avrebbero determinato lo spostamento della location del film in Puglia». Irto conclude: «Mi preme appellarmi alla sua sensibilità per sollecitare da parte delle produzioni maggiore attenzione e rispetto verso questa magnifica terra, nella quale mi pregio di invitarla alla scoperta dei tesori archeologici, culturali e naturalistici che la caratterizzano».

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