SAN GIOVANNI IN FIORE «Il sequestro di alcune opere edilizie abusive in un’area a vincolo forestale effettuato nei giorni scorsi dai Carabinieri nel territorio di San Giovanni in Fiore, è la conferma che il vizio di costruire abusivamente nel più grosso centro silano non si è mai fermato». È quanto denuncia Legambiente, che in una nota sottilinea che «
basta aumentare i controlli, e ci fa piacere che i Carabinieri Forestali di San Giovanni in Fiore abbiano ripreso le attività di controllo sul territorio silano, per scoprire abusi ed illegalità frutto anche della incapacità degli amministratori locali di porre fine ad una piaga che ha sfigurato il centro urbano e rischia di compromettere irrimediabilmente anche le aree extraurbane di San Giovanni in Fiore compresa la parte ampia del suo territorio interessata dal Parco nazionale della Sila». Per Legambiente «è un fatto risaputo che i sangiovannesi prediligono il cemento e vanno matti per quello abusivo. E’ un fatto evidente certificato anche dalla Procura della Repubblica di Cosenza che ha chiesto l’abbattimento di oltre 500 opere abusive nel comune, così com’è storia nota che chi amministra il comune viene votato perché garantisce di non vedere cosa accade al territorio e non declina in nessun modo la parola legalità, tant’è che in alcuni casi tra i primi abusivi ci sono politici locali».
Per questa ragione – denuncia la nota associazione ambientalista – «abbiamo trovato fuori luogo che il Piano strutturale comunale avesse come slogan cemento zero, poi più prudentemente riconvertito in “Verso consumo zero di territorio”, solo perché si proponeva di tagliare le previsioni delle zone C del vecchio Piano Regolatore Generale che, se completamente realizzate, avrebbe portato a una capacità edificatoria per oltre 100mila abitanti!Così come troviamo vergognoso che, di fronte a questi numeri e all’impatto delle costruzione nel tessuto urbano, si possa realizzare all’inizio di Viale della Repubblica un nuovo edifico nell’unico spazio che era rimasto libero per poterne fruire in maniera diversa. Assistiamo alla nascita di un nuovo edificio senza che l’amministrazione muova un passo per impedire, con scelte politiche supportate da strumenti giuridici legittimi, che si compi un “abuso legale del territorio” che ci appare politicamente grave al pari degli abusi coperti e tollerati dalla passata classe politica locale».
E sono amari gli ambientalisti nell’affermare che «Per questa ragione non nutriamo speranze che chi amministra possa invertire la tendenza e garantire la tutela del territorio, anzi, chiediamo che sia il prefetto di Cosenza il garante del rispetto dell’ambiente in questi casi». Per questo, affermano da Legambiente «proponiamo, come abbiamo già chiesto che avvenga per legge nazionale, che nei casi di inottemperanza degli ordini di demolizione di manufatti abusivi passati in giudicato siano i Prefetti ad eseguire le demolizioni d’intesa con la Procura della Repubblica che ha emesso le ordinanze di demolizione. Chiediamo pure al Parco nazionale della Sila, nel caso di abusi commessi nel proprio territorio, di sottoscrivere con le Procure competenti la convenzione per adempiere alle demolizioni abusive come hanno già fatto i Parchi nazionali del Gargano, Vesuvio e Cilento».
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