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«Catanzaro ha bisogno di mutare volto»

di Franco Scrima*

Pubblicato il: 27/05/2019 – 13:48
«Catanzaro ha bisogno di mutare volto»

Se si facesse un referendum per chiedere ai catanzaresi di cosa avrebbe bisogno la Città, la risposta non potrebbe che essere una: di una nuova classe politica. È una soluzione molto avvertita in città, ma paradossalmente in occasione di elezioni amministrative, cambia poco o nulla.
Sono anni che il Capoluogo della Calabria arranca nell’andare avanti a piccoli passi; e i catanzaresi costretti a guardare, anche con malcelata ammirazione, solo l’evolversi delle cose nelle altre città della regione e prendere atto che nella propria tutto è purtroppo fermo, ma anche il Consiglio comunale che appare asfittico, con scarse capacità organizzative, propenso a favorire piccole iniziative piuttosto che ad impegnarsi per rendere gradevole ed accogliente la Città per uno stile di vita degno della sua tradizione.
Una condizione che per la popolazione si traduce col pagare lo scotto di scelte elettorali poco felici, di “maggioranze” politiche che si distinguono per mancanza di iniziative. Mai un atto che determini apprezzamenti; mai un esame critico; più che mai un’ammissione di responsabilità; mai il curarsi di lasciare un’impronta del proprio passaggio.
Volendo spiegare il disinteresse come causa politica (ma non lo è!) significherebbe dover ammettere che la rappresentanza amministrativa abbia inteso la permanenza a Palazzo Santa Chiara più come un “potere residuale” che come tema di una attività politica vissuta proficuamente. È purtroppo un modo di essere ed apparire antico. Già dagli anni della ricostruzione post bellica, ma anche nei decenni precedenti, le consorterie politiche che si sono succedute quando si è trattato di “disegnare” la nuova Catanzaro, paradossalmente hanno preferito spostare l’asse della città verso le colline piuttosto che verso la pianura, magari raggiungendo il mare. Ciò lascia pensare che anche in quei tempi le scelte furono orientate più che da una visione futuristica e moderna di vedere la Città, dall’esigenza di accattivarsi la “benevolenza” dei signorotti che sulle colline a ridosso di “Fuoriporta” (dal Tribunale a salire verso Pontegrande) avevano i loro beni che andavano “valorizzati”.
Oggi come ieri i pochi nuovi interventi innovativi continuano, nell’immaginario collettivo, ad ubbidire, sia pure in termini più paludati e per ragioni diverse, a quelle logiche. E a rimetterci continuano ad essere i catanzaresi; per non considerare che a Catanzaro sembra che il tempo si sia fermato e che le tematiche di politica locale da cui dipende lo sviluppo continuino a mantenersi distanti dall’interesse pubblico. Fra tanto pressapochismo è proprio la “bassa politica” che se ne avvantaggia, nonostante la forza dirompente del decentramento che avrebbe dovuto far innalzare la qualità delle amministrazioni locali. Così è avvenuto ovunque, ma non a Catanzaro, dove nulla accade e tutto è fermo tranne che per i sensi di marcia su Corso Mazzini che periodicamente cambiano direzione.
Le ultime occasioni risalgono agli anni ’90 ai tempi della ristrutturazione degli enti locali. Fu però anche quella, almeno per quanto concerne la città capoluogo, una esperienza che non diede i risultati sperati. La causa è da ricercare nel mancato supporto dei partiti politici, probabilmente vessati dal crollo del sistema. Le amministrazioni comunali conquistarono poteri sempre più consistenti dando vita alla cosiddetta “struttura degli interessi”. Il sistema favorì il formarsi delle “élites” locali con proprie logiche e propri meccanismi di riproduzione.
Da quegli anni il governo locale tendenzialmente fu portato, per caratteristiche e comportamenti, a trascurare i contatti con i rappresentanti della società civile. E da allora non è più cambiato. Ecco da dove nasce la mancanza di un salto di qualità che altre città, invece, hanno fatto. La speranza è che possa accadere in un futuro prossimo, ma perché si avveri è necessario che i catanzaresi facciano avvertire ai rappresentanti istituzionali il fiato sul collo, che analizzino con scrupolo l’attività da essi svolta, piuttosto che domandarsi dopo il perché si perpetua l’incuria.
Catanzaro è fatta da una comunità le cui capacità spesso diventano una colpa e l’inesperienza, invece, un valore aggiunto. Il Consiglio comunale, a pensarci, appare come un ritrovo di dilettanti e la Città paga a caro prezzo la responsabilità di non avere selezionato le classi dirigenti in base alle competenze.
Catanzaro avrebbe, viceversa, tanto bisogno dei suoi cittadini, del loro impegno a interessarsi a ciò che accade nelle stanze di Palazzo Santa Chiara; senza aspettare le emergenze che hanno purtroppo diverse facce: dalla pulizia delle strade, al mantenimento dell’asfalto, al controllo della circolazione, al traffico, al potenziamento delle strutture ospedaliere, alla realizzazione di una Casa dello Studente nel centro storico per popolarlo di giovani; di un diverso sistema della raccolta dei rifiuti evitando che marciscano dentro i “cassonetti” lasciati anche di giorno sui marciapiedi.
Per cambiare faccia, però, è indispensabile che vi sia un controllo critico dei cittadini: che abbia la valenza di far tenere la barra dritta a chi la deve tenere e faccia sentire il peso della mancanza di idee e di iniziative.
*giornalista

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