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La disfatta elettorale degli intellettuali venuti da "lontano"

La “turbosconfitta” del filosofo Diego Fusaro a Gioia Tauro. Il massmediologo Klaus Davi battuto da un infermiere in pensione a San Luca. Due storie elettorali molto diverse con esiti simili

Pubblicato il: 29/05/2019 – 7:43
La disfatta elettorale degli intellettuali venuti da "lontano"

di Francesco Donnici
Ha deciso di passarci sopra, Diego Fusaro, affidandosi forse al “tutto scorre” eracliteo così da far defluire, nel torrente di post quotidianamente pubblicati sul suo profilo, il silenzio per la bruciante sconfitta elettorale nella corsa al Comune di Gioia Tauro.
Sulla stessa medaglia, faccia opposta è quella di Klaus Davi, candidato sindaco di San Luca anche lui sonoramente battuto dal proprio avversario politico, ma che vuole si sottolineai il valore «ancillare» del suo impegno non già teso alla vittoria, ma per il bene della democrazia.
Oltre che dalla disfatta elettorale, i due sono accomunati da natali a chilometri e chilometri dalla punta dello stivale e giungono alla candidatura in Calabria – stando alle dichiarazioni ed ai proclama – per motivi diversi.
Diego Fusaro, piemontese di nascita, si candida a Gioia Tauro a capo della lista “Risorgimento meridionale per l’Italia” che lo aveva presentato come «il filosofo che ha contribuito alla sedimentazione presso la pubblica opinione di un pensiero alternativo, contro le classi dominanti». E infatti il suo programma è chiaro: fare in modo che la cittadina calabrese, come proiezione in piccolo di tutto il Meridione, riparta «dalla cultura e dalle proprie radici» per rigenerarsi dalla morsa della globalizzazione e dall’assoggettamento alla «pervasività del fenomeno ‘ndranghetista».
Il Comune del Reggino ospitante quella che doveva essere una struttura portuale innovativa ma che ha finito per essere a lungo la “sliding door” dei traffici mafiosi internazionali, è tornato alle elezioni questo 26 maggio dopo il commissariamento dello scorso 2017.
Undici anni invece erano passati dall’ultima votazione al comune non troppo distante di San Luca, nel cuore della Locride. Qui, in effetti, la notizia era già quella di partecipare ad un’elezione che si preannunciava molto delicata. Per questo era sceso in campo Klaus Davi, giornalista e opinionista, anche lui molto noto tra i salotti televisivi.
Il risultato, per entrambi, è stato impietoso. Il “turbofilosofo” a Gioia Tauro ha raccolto 281 voti, corrispondenti al 2,84%. Un risultato che gli è valso, sui cinque candidati, l’ultimo posto. La lista di Klaus Davi ha collezionato invece soli 137 voti rispetto ai 1.263 di quella vincitrice del nuovo Sindaco Bruno Bartolo.
Sconfitte che vale la pena analizzare anche in funzione delle reazioni molto diverse dei diretti interessati.
Fusaro ha preferito non commentare la brutta figura se non affidandosi alle parole di Platone, mentre durante la maratona degli spogli elettorali si concentrava a commentare le vicissitudini della “vicina” Riace, forse proprio per distrarre dai guai di casa propria (altri, invece, hanno commentato, come vedete sotto).



Davi, al contrario, non solo ha voluto parlare, ma anzi ha incitato le istituzioni affinché si sottolineasse la «vittoria della democrazia a San Luca» nella quale lui è stato parte attiva:
«Ci siamo impegnati per servire una comunità. Siamo scesi in Calabria, una terra dimenticata dai media, dalla politica, da tutti. Il popolo è tornato a votare, ci siamo impegnati per un anno a nostre spese e ora il comune di San Luca ha un sindaco democraticamente eletto. Dispiace per il mutismo di istituzioni come la presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati e del presidente della Camera Roberto Fico. In fondo, questo lavoro l’abbiamo fatto per tutti, abbiamo aperto la strada a tutti. Sono sconcertato dall’insistente miopia delle istituzioni romane». Ma il neoeletto consigliere comunale, proprio in virtù della nuova carica conquistata, sa anche che questo lavoro «fatto per tutti» non si è chiuso con lo spoglio elettorale.
Nelle pieghe di questi risultati molto simili tra loro sta tutto il carattere controverso di queste candidature e di una terra storicamente nota per l’accoglienza, ma da altrettanto tempo abituata a sopravvivere attraverso l’investimento sulle proprie risorse, quindi restia agli autoproclamati salvatori della patria.
 Perché se uno dei limiti grandi della Calabria è quello di non saper chiedere aiuto, il pregio è il sapersi far amare nonostante le difficoltà, se il reciproco presupposto è l’amore. (redazione@corrierecal.it)

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