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Sanità, in Calabria è emergenza (anche) per la Corte dei Conti

La magistratura contabile nazionale dedica un capitolo ad hoc al settore regionale nell’annuale rapporto sulla finanza pubblica: rilevate gravi carenze nelle prestazioni e nella gestione finanziari…

Pubblicato il: 29/05/2019 – 19:08
Sanità, in Calabria è emergenza (anche) per la Corte dei Conti

di Antonio Cantisani
CATANZARO La sanità calabrese è una tale emergenza su scala ormai nazionale da meritare l’attenzione specifica anche della Corte dei Conti. Nell’annuale rapporto sul coordinamento della finanza pubblica la magistratura contabile dedica un capitolo ad hoc al settore regionale, evidenziandone le tante criticità, che non sono solo quelle di carattere economico-finanziario ma anche assistenziale. Tanto è vero che – secondo la Corte dei Conti – nelle ultime rilevazioni è enormemente cresciuta anche la mobilità passiva, che alla Calabria costa oltre 318 milioni all’anno.
CARENZE NELLA QUALITÀ DELLE PRESTAZIONI E la mobilità passiva è al tempo stesso il segnale del disastro contabile ma anche di una qualità assistenziale evidentemente insufficiente. Scrive infatti la Corte dei Conti: «Nell’ambito delle Regioni impegnate nei Piani di rientro, o nella loro prosecuzione in programmi operativi, la Calabria ha registrato il valore più basso di soddisfacimento dei livelli essenziali di assistenza», con «un punteggio complessivo pari a 136 secondo la Griglia Lea, al di sotto della soglia di adempienza (160) e in flessione rispetto alla precedente annualità (144 nel 2016 e 147 nel 2015)». Secondo quanto si legge nel rapporto «le carenze sono ascrivibili in primo luogo alla qualità e alla sicurezza dell’assistenza ospedaliera: un numero eccessivo di parti cesarei primari superiore allo standard di riferimento fissato dal decreto ministeriale 70/2015 (29,6% contro il 15% nelle strutture con meno di mille parti/anno-27% contro 25% nelle strutture con più di mille parti/anno) e – rileva la Corte dei Conti – una quota di pazienti ultra-sessantacinquenni con diagnosi principali di frattura del collo del femore, operati entro 2 giornate in regime ordinario, molto inferiore alla soglia (31,8% contro 60%)». «Criticità» sono ascrivibili, a parere dei giudici contabili nazionali, «anche all’adesione agli screening oncologici, che mostra valori fortemente inadeguati (2% contro 9%), e all’erogazione dell’assistenza territoriale con una quota insufficiente di anziani assistiti a domicilio (1,4% contro 1,88%)». Una situazione – prosegue la Corte dei Conti nel rapporto sul coordinamento della finanza pubblica – a cui «fa riscontro l’elevata mobilità passiva extraregionale (20,5% rispetto a una media nazionale dell’8,3%), che nel corso degli anni ha contribuito ad aumentare l’entità del disavanzo sanitario: complessivamente, infatti, la quota di valore delle prestazioni ospedaliere erogate a residenti da strutture ubicate in altre Regioni è in sostanziale crescita, attestandosi ad oltre 318 milioni di euro». E la magistratura contabile rileva poi «ritardi nella riorganizzazione della rete ospedaliera (programmata con il Dca 64/2016 e valutata positivamente dai Tavoli), nelle procedure di accreditamento e nei rapporti con gli erogatori privati, nella definizione dei nodi della rete riabilitativa e della lungodegenza. Gravi le carenze e/o criticità nella trasmissione dei report in materia di controlli delle cartelle cliniche e nella contabilità analitica riscontrate in tutte le aziende del Servizio sanitario regionale».
LE CENSURE DEL TAVOLO ADDUCE La Corte dei Conti segnala che «tali andamenti si sono riflessi sulla situazione economico-finanziaria della sanità regionale. Al riguardo, in occasione della riunione del 4 aprile 2019 di verifica annuale sul 2018, il Tavolo adempimenti e il Comitato Lea hanno rilevato che la regione, al quarto trimestre 2018, presentava un disavanzo di circa 169 milioni. Dopo il conferimento delle coperture, il risultato di gestione evidenziava ancora un disavanzo di circa 62 milioni. Pertanto – si legge ancora nel rapporto – i Tavoli hanno dato atto che si sono realizzate, con riferimento a tale esercizio, le condizioni per l’applicazione degli automatismi fiscali previsti dalla legislazione vigente, ovvero: l’ulteriore incremento delle aliquote fiscali di Irap e addizionale regionale all’Irpef per l’anno d’imposta in corso, rispettivamente nelle misure di 0,15 e 0,30 punti; l’applicazione del blocco automatico del turn over del personale del Servizio sanitario regionale fino al 31 dicembre dell’anno successivo a quello in corso; il divieto di effettuare spese non obbligatorie per il medesimo periodo».  La Corte dei Conti quindi conclude: «I Tavoli hanno inoltre rilevato il persistere di numerose inadempienze riferite agli anni 2016 e 2017, che pregiudicano l’accesso alla quota premiale del Fondo sanitario nazionale. Anche per l’anno 2015 persistono talune inadempienze, che dovranno essere riaffrontate in sede di definizione dei Programmi operativi 2019-2021, nonché nei piani di rientro ex lege 208/15 delle aziende sanitarie. Alla luce di tale situazione – performance negativa nella qualità delle prestazioni, sostanziale ritardo delle azioni previste dai Programmi Operativi, generale carenza dei flussi informativi che non consente una valutazione corretta dell’erogazione dei Lea e della programmazione regionale, e disavanzi privi di copertura – con il decreto-legge 35/2019 si è previsto, tra l’altro, che il commissario ad acta proceda ad effettuare una verifica straordinaria sull’attività dei direttori generali degli enti del servizio sanitario regionale e l’eventuale loro sostituzione con commissari straordinari». (redazione@corrierecal.it)

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