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MALAPIANTA | Droga e sigarette, l’ascesa di una ‘ndrina longeva

La locale di San Leonardo di Cutro ha una storia ultradecennale. L’inchiesta della Dda di Catanzaro ripercorre gli anni della raffineria di eroina e dell’approvvigionamento tramite i lametini e i c…

Pubblicato il: 30/05/2019 – 15:10
MALAPIANTA | Droga e sigarette, l’ascesa di una ‘ndrina longeva

di Alessia Truzzolillo
CATANZARO Al vertice della consorteria di San Leonardo di Cutro c’è Alfonso Mannolo, 81 anni. Nelle carte del fermo che mercoledì ha portato all’arresto di 35 persone ritenute appartenenti alla consorteria Mannolo-Trapasso-Zoffreo, i magistrati della Dda di Catanzaro hanno ricostruito la storia della “locale” di San Leonardo, istituita con il benestare del boss di Cutro Nicolino Grande Aracri. Una storia ultradecennale che parte – stando anche ai racconti dei collaboratori di giustizia – con il fratello di Alfonso Mannolo e si estende per decenni fino ad arrivare a monopolizzare le attività del territorio. Ma prima di controllare estorsioni e villaggi turistici, prima di gestire l’affare dell’usura grazie a ingenti capitali, i Mannolo hanno dovuto stringere legami, farsi un nome, accumulare denaro. E questo è stato possibile grazie anche al traffico di droga e di sigarette. Secondo il collaboratore Francesco Oliverio le famiglie appartenenti alla “locale” di San Leonardo di Cutro potevano contare su degli affiliati fuori dalla Calabria, in particolare nelle regioni dell’Emilia, della Toscana e dell’Umbria, dove gestivano attività commerciali per riciclare denaro e trafficare in armi e droga, ma anche fuori dai confini nazionali, in particolare in Germania.
Il collaboratore Antonio Sestito ha raccontato in più occasioni che il traffico di stupefacenti ha sempre contraddistinto le cosche dei Mannolo e dei Trapasso, tanto che a San Leonardo di Cutro esisteva una vera e propria “raffineria” di eroina che trattava carichi di stupefacente proveniente dalla Sicilia. Un’attività che, spiega Sestito, «è durata poco». Il traffico di droga è sempre stato, comunque, un’attività fiorente per i Mannolo che avevano contatti ovunque. In un recente verbale, di novembre 2018, gli investigatori sintetizzano: «Sulla droga abbiamo detto che l’approvvigionamento avveniva a Lamezia Terme tramite Franco Giampà (capostipite della cosca egemone a Lamezia Terme, ndr), a Catania mediante Cavalluzzi e Santapaola, che lo smercio avveniva probabilmente all’ingrosso, e che costituirono anche una raffineria a San Leonardo di Cutro, raffineria che si interessava di eroina».
IL TRAFFICO DELLE SIGARETTE Ma la consorteria si era arricchita anche con il traffico delle sigarette. La storia la racconta il vecchio Alfonso Mannolo alla nipote. «Io sai quante volte partivo con il camion di sigarette – dice il capocosca – … e dalle sette di mattina partivo già da Brindisi per venirmene… che vendevo sigarette… e quando vendevo sigarette… io questo ragionamento lo ho portato a tuo padre e Pepè… “lo facciamo insieme questo lavoro?”… (Alfonso riporta la risposta dei fratelli) “ehh… noi siamo col complesso… andiamo col complesso!!” (un complesso musicale) … “va bene, me lo faccio da solo questo lavoro”… io mi sono fatto… 7 postazioni… Gioiosa Ionica, Lamezia Terme… 2 postazioni a Crotone e sono 4… una postazione a Cutro e sono 5… una a Cosenza e sono 6… io mi sono fatto 6 postazioni… come arrivavo io con le sigarette… e portavo 50 casse di sigarette in un camion che tu non vedevi niente… e pure le sigarette erano nascoste… quando arrivavo come glieli scaricavo… alzavo il ribaltabile… che era tutto ribaltabile… toglievo le sigarette… prima i soldi! Ogni viaggio mi dovevano dare 5 milioni! e mi davano i soldi…».
Non viaggiava da solo, Alfonso Mannolo, col suo prezioso carico. «Dovevamo stare 3 persone… eravamo 4 persone… viaggiavamo dietro al camion… con una macchina più l’autista e 3 persone nella macchina… non è che viaggiavo da solo io… scaricammo… e ce ne andavamo… Così a Lamezia! Così a Crotone! Così a Cosenza!… Io ho lavorato! I soldi “i maniava” (in senso di disponibilità)… “i maniava” perché lavoravo… qualche “viaggio” me l’hanno preso… me l’hanno preso pure i finanzieri perché là sono una massa di infami… pure a Brindisi, no!?… Te li fanno prendere le sigarette (intende “le fanno sequestrare”)… hai capito?… Ho dovuto cambiare sempre… cambiavo sempre mezzi… sempre con un mezzo non potevo camminare… per ti dire… e ho buttato il sangue… partivo alle 7 del mattino di là presto… per arrivare di notte… a Gioiosa Ionica sono arrivato alle 9 di sera… dalla mattina alle 7 sono arrivato alle 9 di sera… fermati che la strada è rotta… fermati di qua… fermati di là… ci sono i posti di blocco… e mangiavamo un panino… un panino e una bottiglietta di acqua… questo era il… quando andavamo là… hai capito?… Quando c’è da fare sacrifici io sono abituato… se c’è da fare sacrifici io non mangio, ehh… quando poi c’è la possibilità di distrarti un pochino lo fai… per recuperare hai capito? questo è il ragionamento». (a.truzzolillo@corriere.it)

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