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Cosenza, il debutto (telegrafico) del pentito Novello

Il nuovo collaboratore di giustizia ascoltato nel corso del processo “Mater”. Nessuna rivelazione saliente sulle modalità di funzionamento della mala

Pubblicato il: 31/05/2019 – 17:49
Cosenza, il debutto (telegrafico) del pentito Novello

di Michele Presta
COSENZA Un esordio non proprio scoppiettante e scandito da risposte telegrafiche. I fatti, le curiosità, i legami così come i racconti sulla criminalità organizzata cosentina nell’interrogatorio di Alberto Novello, reso nel corso del processo “Mater” in cui è anche imputato, è difficile trovarli anche con la lente di ingrandimento. Tutti episodi circoscritti alle sole domande fatte dal pubblico ministero Giuseppe Cozzolino che in più occasioni gli ha chiesto di essere più “generoso” nei suoi racconti. Evidentemente, il nuovo collaboratore di giustizia non è un tipo logorroico e lo ha dimostrato alla pletora di avvocati difensori nel processo che va avanti dal 2017 e vede coinvolti diversi esponenti della mala cosentina dediti al traffico di stupefacenti. Pezzo da 90 dell’intero procedimento è Marco Perna, attualmente detenuto per la pena rimediata nel processo “Apocalisse”.
LO SPACCIO AL MINUTO DI 50 GRAMMI DI COCA Non ci sono i fiumi di coca o di marijuana nei racconti di Novello, né come a Cosenza arrivino o in qualche modo possano arrivare. Sono solo 4 i capi d’imputazione per spaccio che gli contesta l’accusa e che, sotto interrogatorio, ammette di aver commesso senza troppe remore. «Conosco Carlo Bruno e Riccardo Gaglianese», dice il collaboratore in premessa rispondendo alle domande del pm, «Portavo la cocaina a dosi di 50 grammi ogni volta a casa di Gaglianese su richiesta sua oppure perché a chiedermelo era Carlo Bruno». Un via vai, che in base a quanto ha ricostruito in aula, aveva il solo obiettivo di alimentare il circuito dello spaccio nella città di Cosenza. Le domande del pm Cozzolino fanno tirare a Novello in ballo anche altri personaggi (tutti coinvolti nell’inchiesta originaria) come Walter Filice o Pino Gozzi. «Ho assistito diverse volte al confezionamento della droga a casa di Pino Gozzi – racconta Novello –. Solitamente c’era una pietra di droga che tagliavamo, confezionavamo e poi mettevamo nella casa di fronte totalmente disabitata ma comunque tenuta sotto controllo da un sistema di video sorveglianza». Altre volte, racconta di essere stato sotto, pronto a «buttare un fischio» in caso fossero arrivate le forze dell’ordine. I ricordi invece si offuscano quando invece a Novello tocca raccontare del suo rapporto con Walter Filice. «Fu sempre Carlo Bruno a presentarmelo. Andai anche a casa sua diverse volte». Sulla questa parte del racconto però emergono diverse défaillance. Alcune le solleva direttamente il pubblico ministero, contestando il verbale di interrogatorio di qualche settimana fa, in cui Novello diceva di aver preso parte ad alcune conversazioni tra Bruno e Filice mente in aula ha detto il contrario. Altre vengono sollevate direttamente dall’avvocato Antonio Quintieri, soprattutto in merito ai possibili incontri avvenuti nella casa di Filice. «Se volete ci posso arrivare anche adesso – dice rispondendo alla domanda del legale – ma non so descrivere a parole la strada per arrivarci». Novello è anche generico sulle descrizioni della casa che dice di aver frequentato diverse volte.
GLI ACCORDI PER IL PRESTITO E IL DEBITO CON PERNA Nel recente interrogatorio reso subito dopo aver intrapreso il percorso collaborativo Alberto Novello (qui altri dettagli sulla sua storia) ha raccontato anche di aver saputo dell’esistenza di un debito da parte di un uomo nei confronti di Riccardo Gaglianese. 4mila euro di droga che non sarebbe stata pagata. Trascorsi dei mesi, però, l’uomo avrebbe chiesto al suo creditore altri 500 euro. «Riccardo –dice Novello – gli disse che non avrebbe potuto accordargli il prestito ma mi disse di chiederlo a Carlo Bruno che si sarebbe attivato tramite Pino Gozzi». Anche su queste circostanze, però, l’accusa è dovuta ricorrere ad una contestazione rispetto a quanto presente nel verbale. Infatti, il collaboratore di giustizia in aula ha riferito di non essere presente al momento della richiesta di prestito mentre nel verbale disse di sì. Velato il passaggio su Marco Perna. «Ci siamo conosciuti nel 2014 in carcere – racconta – mentre conosco Denis Pati dalla frequentazione di San Vito. Sapevo che quest’ultimo aveva un debito nei confronti di Perna per motivi di droga, circa 6mila euro per lo spaccio di erba. Ne avevamo parlato perché anche io all’epoca avevo un debito con Marco Perna ma per lo spaccio di cocaina». (m.presta@corrierecal.it)

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