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Depurazione, in Calabria un “mare” di criticità e di inefficienze

L’audizione del direttore marittimo delle Capitanerie di porto davanti alla Commissione parlamentare sulle Ecomafie

Pubblicato il: 04/06/2019 – 8:45
Depurazione, in Calabria un “mare” di criticità e di inefficienze

di Antonio Cantisani
«L’inquinamento nelle acque marine per la regione Calabria deriva principalmente dal carente sistema fognario e depurativo, con consequenziali forti impatti sulla qualità delle acque». Le criticità della depurazione in Calabria riempiono le pagine dei resoconti delle audizioni tenute lo scorso 9 aprile nella prefettura di Reggio dalla Commissione parlamentare “Ecomafie”, la Bicamerale d’inchiesta “sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati”. E a segnalare le criticità sono soprattutto coloro che operano sul campo e toccano con mano le “defaillance” di un sistema su cui la “Ecomafie” adesso ha, di nuovo, acceso i riflettori, avviando un’altra indagine sulla complessiva gestione dell’ambiente in Calabria (qui i dettagli dell’audizione del procuratore di Cosenza Mario Spagnuolo).
L’AUDIZIONE DEL DIRETTORE DELLE CAPITANERIE Sotto questo aspetto, desta più di una preoccupazione l’audizione nella Commissione bicamerale del direttore marittimo Calabria del Corpo delle Capitanerie di porto, Giancarlo Russo. Che esordisce: «L’attività svolta nel territorio di competenza ha consentito di effettuare approfondimenti sullo stato delle coste e del mare, rilevando sistematiche criticità per quanto riguarda la cattiva gestione dei reflui fognari e industriali, oltre che costruzione abusive sul demanio marittimo e irregolare smaltimento dei rifiuti. In particolare – spiega – per quanto attiene al sistema della depurazione in Calabria, quindi focalizzando l’attenzione sull’anno 2018, lo stato dell’arte della regione è il seguente: 23 depuratori sottoposti a sequestro nel compartimento di Reggio Calabria; 2 depuratori sequestrati nel compartimento di Gioia Tauro; 2 depuratori nel compartimento di Vibo Valentia; 26 depuratori nel compartimento di Corigliano Calabro; un depuratore nel compartimento di Crotone».
L’OPERAZIONE “MALA DEPURAZIONE” Secondo quanto riporta il resoconto dell’audizione del 9 aprile, il direttore delle Capitanerie di porto si concentra in particolare su un’operazione – che a suo giudizio – «potrebbe sintetizzare e quasi costituire in modo emblematico lo stato dell’arte per quanto riguarda il sistema di depurazione in Calabria»: si tratta – prosegue Russo – della «risultanza dell’operazione “Mala Depurazione”, che ha visto concludere le indagini nell’anno 2018 con l’emissione di provvedimenti di avviso di conclusione delle stesse nei confronti di 53 soggetti indagati a vario titolo, tra cui dirigenti e funzionari delle varie società nonché sindaci e dirigenti pro tempore degli uffici tecnici dei lavori pubblici dei comuni ove sono ubicati gli impianti. Le ipotesi di reato sono le seguenti: inadempimento di contratti di pubbliche forniture; omissione d’atti d’ufficio; disastro ambientale; getto pericoloso di cose; attività di gestione non autorizzata di rifiuti con smaltimento illecito degli stessi. Quest’operazione ha comportato il sequestro di 14 impianti di depurazione sottoposti a osservazione, con affidamento in custodia al dirigente del dipartimento presidenza della regione Calabria per le operazioni di coordinamento e rimessa in efficienza degli stessi. I 14 impianti – specifica il direttore marittimo delle Capitanerie di porto – risultano essere allocati: 6 nel comune di Reggio Calabria, uno nel comune di Villa San Giovanni, 2 nel comune di Scilla, un impianto a Bagnara Calabra, 2 nel comune di Motta San Giovanni, un impianto a Marina di San Lorenzo, uno nel comune di Cardeto». In sintesi – osserva Russo – «le attività hanno fatto emergere una situazione generale estremamente critica, con gravi conseguenze sull’ambiente, con particolare riferimento a malfunzionamento degli impianti, mancanza o mal funzionamento di compressori, elettropompe, misuratori di portata, presenza di bypass non autorizzati nonché smaltimento illecito di rifiuti, fanghi e vaglio di grigliatura prodotti».
LE CRITICITA’ DEL SISTEMA CALABRIA A conclusione – sempre secondo quanto riporta il resoconto dell’audizione davanti la Commissione “Ecomafie” – per Russo «si può giungere a elencare questa serie di criticità riscontrate che mettono in evidenza che l’inquinamento nelle acque marine per la regione Calabria deriva principalmente dal carente sistema fognario e depurativo, con consequenziali forti impatti sulla qualità delle acque. Le maggiori criticità riscontrate possono essere evidenziate così come di seguito elencato: inadeguatezza strutturale di molti impianti; generalizzata carenza di manutenzione ordinaria e straordinaria; mancanza di programmazione dei lavori di manutenzione; smaltimento illecito dei fanghi di depurazione; carenza di personale negli impianti; assenza di monitoraggio costante delle condizioni di funzionamento; malfunzionamento delle stazioni di sollevamento; rotture o intasamento delle condotte, che sono causa di scarico in mare, quindi privi di alcuna depurazione. Le reti fognarie, inoltre, nella quasi totalità dei casi accertati, non presentano idonea separazione tra acque bianche e acque nere, con conseguente insabbiamento di condutture e stazioni di sollevamento. Questo è – evidenzia il direttore marittimo delle Capitanerie di porto – per quanto riguarda l’aspetto del sistema di depurazione».
«QUAL È IL RUOLO DELLA ‘NDRANGHETA?» Nel corso delle audizioni, alcuni commissari, a partire dal presidente della “Ecomafie”, Stefano Vignaroli (M5S), chiedono al direttore delle Capitanerie se ci sia, e quale sia, un nesso tra ’ndrangheta e depurazione delle acque. Nel rispondere, Russo spiega che «la mancanza, l’inadeguatezza strutturale, la creazione di bypass o gli appalti affidati a società che poi non hanno eseguito le operazioni per le quali avevano ricevuto la commessa, fanno pensare che dietro a questo sistema ci possa essere un’articolazione più complessa. È stato rilevato che gli atti prodotti hanno condotto all’individuazione di responsabili individuati o nel personale tecnico preposto a questo tipo di impianti o in sindaci nel caso di realtà di Comuni», ma – precisa il direttore marittimo delle Capitanerie di porto – «al momento, non abbiamo alcun legame da poter esplicitare, nello specifico all’attualità non è emerso alcun tipo di collegamento».
IL PUNTO SULLE “NAVI A PERDERE” In chiusura di audizione davanti la Commissione “Ecomafie”, Russo fa quindi il punto sulle cosiddette “navi a perdere”: «Un’inversione di tendenza, l’abbiamo registrata. Negli ultimi tre anni, per quanto riguarda le navi a perdere, abbiamo visto 7 unità demolite a Reggio Calabria, 8 a Roccella, 42 a Crotone, 2 a Soverato, una a Corigliano. Il numero di scafi presenti nelle realtà portuali della Calabria, di varia provenienza, ma in percentuale sicuramente per lo più dedite al traffico di migranti, si è ridotto notevolmente. L’attività, quest’impulso che è stato dato negli ultimi tre anni ha fatto sì che i numeri – conclude il direttore delle Capitanerie – si potessero realizzare in questo senso». (redazione@corrierecal.it)

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