VIBO VALENTIA Il Pd calabrese si prepara ad accogliere il proprio vicepresidente nazionale Andrea Orlando. La visita è slittata di un giorno (il 14 giugno alle 17,30 anziché il 13) e ciascuno pianifica i giorni che separano i dem dall’incontro secondo la propria road map. Tra i democratici calabresi più vicini alle posizioni dell’ex ministro della Giustizia c’è Bruno Censore. Ex consigliere regionale ed ex deputato, Censore considera positivo il risultato ottenuto dal Pd alle Europee. «C’è – spiega – la possibilità di ripartire davvero sia in Calabria che nel resto del Paese. E il dato calabrese dimostra che è possibile allargare il campo a condizione di avere un Pd inclusivo, rinnovato e in discontinuità con il passato. La politica di un uomo solo al comando ha prodotto solo guasti e ci ha isolati dalla società e dai territori». L’ex parlamentare non dice chi sia l’uomo solo al comando. Ma continua: «Bisogna ammettere, senza fare troppi giri di parole, che il Pd in Calabria o è in grado di portare avanti un nuovo progetto politico e nuove alleanze, andando oltre questa esperienza di governo regionale o si troverà davanti a una sconfitta annunciata». Il superamento della giunta Oliverio, dunque, appare una precondizione per ogni futuro discorso; vale per Censore così come per l’ala orlandiana del partito calabrese. Questo perché «in questi anni il progetto di cambiamento che avevamo messo in campo all’ultima competizione regionale si è trasformato in un continuismo che non ha prodotto quella rottura con il passato necessaria a creare le condizioni per affrontare temi e questioni antiche, rimaste purtroppo ancora irrisolte, come quella dei rifiuti, la sanità o i trasporti».
Primo punto: andare oltre Oliverio. Seconda parole chiave: civismo. «Bisogna uscire – continua il deputato – dalla logica dei notabilati politici che, come abbiamo avuto modo di vedere, anche nel centrosinistra sono solo interessati ai propri destini, alla propria autoconservazione e non al futuro dei calabresi. Il civismo è la strada giusta. E dovrà esserla non per camuffare identità e progetti politici autoreferenziali, ma per affermare un protagonismo dal basso. Un protagonismo che esiste anche in Calabria e che deve essere portato all’interno delle stanze della Cittadella e di Palazzo Campanella».
«Non credo – prosegue l’analisi dell’ex deputato –, come qualcuno forse pensa, che possa bastare mettere in campo un progetto dal fiato corto, che rappresenta il malcelato tentativo di accontentarsi, di perdere “con onore” eleggendo, in un’ottica minoritaria e, come ho detto, autoconservativa, tre o quattro consiglieri regionali».
Un discorso che può apparire divisivo. «L’unità – spiega Censore – è un valore a sé e non può essere brandita come una clava per salvaguardare le proprie rendite di posizione. L’unità deve significare un radicale cambiamento del partito calabrese, apertura di una nuova fase che vada oltre questa esperienza e innesti forze nuove per poter competere alle prossime elezioni regionali». Soprattutto, il Pd ha «bisogno di un candidato presidente che sia espressione di un progetto politico capace di tenere insieme forze diverse e unite per ridare voce alla Calabria anche nel rapporto con il governo nazionali, visto che per troppo tempo ci hanno considerato sudditi». Nomi? Per il momento nessuno, anche se le interlocuzioni sono in corso, in Calabria come a Roma: «Il candidato presidente sarà scelto dopo un percorso capace di tenere insieme tutte quelle esperienze, dentro e fuori la Calabria, che possono dare voce a una regione che è stata sempre tenuta ai margini della vicenda politica nazionale».
x
x