CATANZARO Da una ventina di giorni sembrano essere stati delineati alcuni criteri per l’applicazione, in Regione, del Piano triennale della Prevenzione della Corruzione e della Trasparenza (Ptpct) 2019/2021. Uno strumento su cui il sindacato Csa-Cisal ha posto in più circostanze l’attenzione stante il positivo impatto che ne potrebbe discendere nell’apparato burocratico della Regione Calabria, partendo ad esempio dall’attuazione del sacrosanto principio della rotazione del personale. «Ma quello che appare scontato nella Cittadella non lo è mai fino in fondo – scrivono dal sindacato –. Infatti, le ultime decisioni sono state assunte senza il coinvolgimento della figura istituzionale cardine del Ptpct. Ebbene, sono stati stabiliti i parametri della rotazione senza il responsabile dell’Anticorruzione. Né una informativa né un avviso a questo dirigente. In breve: è stato completamente scavalcato. Grossomodo è come se una seduta di Giunta si svolgesse senza il segretario generale dell’ente. Se nel recente passato il sindacato aveva parlato di una maledizione attorno a questo ruolo, a causa delle tumultuose traversie sulla nomina del Responsabile, ora possiamo dire che è un vero e proprio sortilegio».
IL SEGRETARIO GENERALE BYPASSA IL RESPONSABILE DELL’ANTICORRUZIONE «L’ultimo episodio della saga – prosegue la Csa-Cisal – è la comunicazione inviata dal segretario generale, lo scorso 20 maggio, con cui si dà conto delle decisioni assunte dal Comitato di direzione (l’organismo che raggruppa tutti i direttori generali dei dipartimenti regionali) sul “coordinamento attività dipartimenti” e sulla “mappatura delle competenze”. E c’è da dire che il contenuto è piuttosto interessante. Nei passaggi della missiva si sancisce che, ai fini dell’applicazione della rotazione, si baderà alla sostanza delle funzioni svolte dal dipendente prescindendo dal formale settore (o, nella vecchia dicitura, servizio) di assegnazione; l’individuazione delle funzioni si concentrerà sugli ultimi 8 anni (5 anni di permanenza massima nelle funzioni e 3 anni di raffreddamento); nel periodo di analisi sono ricompresi anche gli incarichi ad interim e le reggenze. Insomma un ventaglio di parametri omogenei». «Tutto a posto? – si chiede il sindacato – Neanche per idea. Dov’è il difetto marchiano della comunicazione che – si legge nello stesso documento – serve a dare attuazione al Piano triennale della Prevenzione delle Corruzione e della Trasparenza? Brutalmente nel fatto che è stata inviata a chiunque (ai dg dei dipartimenti, al dg della Sua e dell’Audit, al capo di Gabinetto e al dirigente del settore del coordinamento amministrativo) meno che al responsabile dell’Anticorruzione che il Piano lo redige e vigila, attraverso l’attività di monitoraggio, sulla sua effettiva applicazione. Se la “dimenticanza” del segretario generale non la si vuole definire uno sgarbo istituzionale – osserva il sindacato – di certo appare un clamoroso controsenso».
LE COMPETENZE DEL RESPONSABILE DELL’ANTICORRUZIONE SVILITE DALLA DIMENTICANZA «La questione del mancato coinvolgimento del responsabile dell’Anticorruzione non è di lana caprina – avertono dalla Csa-Cisal –. Basti pensare che fra le competenze primarie assegnate dalla normativa nazionale a questa figura sono previste fra le altre: l’elaborazione del Ptpct; la verifica dell’efficace attuazione del piano e la sua idoneità; la proposta di modifiche allo stesso in caso di mutamenti dell’organizzazione interna; verifica, d’intesa con il dirigente competente, l’effettiva rotazione degli incarichi negli uffici per la cui attività è più elevato il rischio di corruzione. Tutte funzioni attribuite ai sensi della legge 190/2012. Senza dimenticare che addirittura può rispondere di omesso controllo, sul piano disciplinare, se non è in grado di dimostrare di aver vigilato sull’osservanza del Piano nel caso di commissione da parte di un dipendente di un reato di corruzione con sentenza passata in giudicato. Insomma, la disciplina nazionale in materia, in maniera esplicita, attribuisce al responsabile dell’Anticorruzione incisivi poteri legati al Piano. Per questo è francamente inspiegabile come non sia stato per niente informato, nemmeno per conoscenza, di quanto deciso dal Comitato di direzione sulla mappatura delle competenza, strumento preordinato all’attuazione del principio della rotazione». «E se ad avviso del dirigente dell’Anticorruzione quanto contenuto nella comunicazione del 20 maggio non fosse aderente al Piano vigente, di cui è diretto responsabile, cosa accade? Torniamo indietro? Non era meglio concertare queste scelte? È contento – si domanda ancora il sindacato – il responsabile dell’Anticorruzione di questa situazione “imposta”? È accettabile che sia bypassato in modo così sbarazzino da altri dirigenti regionali proprio nell’esercizio delle sue funzioni?»
FIGURA DI RIFERIMENTO PER I DIPENDENTI «Immaginiamo che nessuno possa sentirsi tranquillo – prosegue la nota – se qualcun altro decide per noi quando è su noi stessi che ricade la responsabilità disciplinare, e finanche quella erariale nel caso del responsabile dell’Anticorruzione. Sappiamo che le vesti non sono fra le più comode da indossare in Regione Calabria. Basti ricordare solo il tam tam degli ultimi mesi sul conferimento dell’incarico. Dapprima a Francesca Palumbo che poi ha annunciato le dimissioni “per scarsa collaborazione” degli altri dipartimenti, dimissioni poi congelate per mesi e rese operative da un successivo avviso. La conseguente individuazione di Giovanna Laterra non è arrivata nemmeno all’insediamento effettivo della stessa. Anche la dottoressa Laterra si è presto dimessa. Fino ad arrivare all’ultima nomina che è ricaduta su Ersilia Amatruda, dirigente del settore “Delegazione Roma” presso il dipartimento Presidenza. Dal 2 aprile scorso, giorno di adozione della delibera di Giunta di conferimento dell’ultimo incarico, sembrava essere tornata un po’ di tranquillità. Ricordiamo – sottolinea il sindacato Csa-Cisal – che il responsabile dell’Anticorruzione è la figura di riferimento per tutti i dipendenti regionali (inclusi i dirigenti) in tema di trasparenza e prevenzione dei fenomeni corruttivi. Un delicatissimo terreno in cui serve anche stabilità e far percepire di avere pieno controllo delle proprie attribuzioni. Non è quindi il massimo, anche per l’immagine che possono ricavarne gli altri dipendenti, se il nuovo responsabile dell’Anticorruzione comincia ad essere scavalcato da altri in quelle che sono sue tipiche competenze. Speriamo che Amatruda si sia resa conto di quanto accaduto ed abbia assunto una posizione formale per “delimitare” il campo». «A proposito – chiosa il sindacato Csa-Cisal – vorremo sperare che il segretario generale rilegga meglio i destinatari della sua comunicazione e aggiunga alla lista il nuovo responsabile dell’Anticorruzione, lasciando inalterati in capo a ciascun dirigente i compiti definiti dalla legge nazionale. Del resto, l’interpretazione delle norme dicono sia il suo forte. È nota a tutti l’intraprendenza del notaio dell’ente che sempre più spesso si sente posizionato anche più in alto del decimo piano della Cittadella. Ma anche lui soggiace alle leggi e al principio della leale collaborazione».
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