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Un dipendente per 3mila utenti. «Centri per l’impiego a rischio caos»

La denuncia di Guccione, che attacca la Regione e cita il caso di Acri: «Se dovesse perdurare tale situazione risulterà difficile l’applicazione del reddito di cittadinanza»

Pubblicato il: 11/06/2019 – 10:09
Un dipendente per 3mila utenti. «Centri per l’impiego a rischio caos»

COSENZA Si ripropone la gravosa questione legata alla mancanza di personale nei Centri per l’impiego della Regione Calabria. A portarla alla luce è nuovamente il consigliere regionale Carlo Guccione che già lo scorso dicembre aveva presentato un’interrogazione a risposta scritta in cui «si metteva in evidenza che il carico lavorativo per ogni dipendente risultava e continua ad essere pari a un rapporto di un dipendente su 3000 utenti».
«Un problema – spiega Guccione in una nota – che non può più essere procrastinato anche in considerazione dei nuovi adempimenti che si presenteranno nell’imminente futuro e per la messa a regime degli interventi previsti nell’ambito del reddito di cittadinanza. L’attuazione di tale programma comporterà un carico lavorativo non proporzionato al già esiguo organico in forza nei Centri per l’impiego della Regione Calabria. Considerando che con l’introduzione della quota 100 per il pensionamento anticipato tale situazione si aggraverà maggiormente in quando si riduce ulteriormente il numero dei dipendenti impegnati nei centri pubblici per il lavoro».
I primi sintomi di carenza di personale cominciano a intravedersi secondi il consigliere regionale in particolare negli uffici periferici locali in cui i dipendenti avviati al pensionamento non vengono sostituiti con nuovi ingressi. «La situazione che si registra attualmente nel Comune di Acri – prosegue Guccione – rappresenta il primo esempio di questo scenario denunciato ma rimasto per troppo tempo inascoltato. A breve il caso di Acri si estenderà inevitabilmente presso altri uffici, come ad esempio a Montalto Uffugo, che rappresentano un punto di rifermento importante, anche di legalità, nelle varie periferie regionali».
«Come mai la Regione Calabria – chiede il consigliere regionale – non ha provveduto a una riorganizzazione del personale, così come avevo sollecitato anche attraverso l’interrogazione? A distanza di sei mesi tutto è rimasto invariato. L’assessore al Lavoro Angela Robbe in risposta all’interrogazione sottolineava che: “Il Piano regionale 2018-2020, ha previsto il rafforzamento dei servizi e delle misure di politica attiva del lavoro, Poc- Piano integrato Anpal-Anpal Servizi Spa. In attesa di una Riforma complessiva, va rimarcato che la Regione ha avviato una serie di attività volte al riordino, al miglioramento e all’armonizzazione dei Cpi, al fine di garantire qualità, professionalità nei confronti delle esigenze dell’utenza in attesa di dare completa attuazione alle previsioni di cui all’articolo 18 del decreto legislativo 150/2015”. Ma ad oggi nulla è stato fatto, tutto è rimasto sulla carta. E ancora l’assessore Robbe ribadiva: “È in fase di definizione un piano organizzativo che tiene conto delle attività di politiche attive messe in campo dalla Regione, oltre a considerare le attività istituzionalmente di competenza dei Centri per l’impiego che si prevede verranno avviate”. Ma la Regione non ha provveduto a potenziare il personale presente nei centri pubblici per il lavoro. Di conseguenza oggi sussistono Centri per l’impiego in cui si registra un numero di dipendenti sufficienti, o in esubero, e altri in cui, a causa dell’esiguo numero di operatori, non si riescono a garantire i livelli essenziali dei servizi».
Guccione sottolinea poi «la grande disponibilità dei dipendenti, i quali nonostante si trovino in numero esiguo e in una logistica non adeguata (spesso privi di sicurezza e in precarie condizioni igieniche) continuano a garantire con professionalità e dignità i vari servizi a favore di chi giornalmente lotta per inserirsi nel mondo del lavoro».
«Se dovesse perdurare tale situazione – conclude il consigliere regionale – risulterà difficile attuare in pieno gli interventi di politica attiva a favore dei cittadini svantaggiati, mettendo a rischio l’imminente applicazione del reddito di cittadinanza. Inoltre, se non si provvederà a un potenziamento e a una ripartizione equa del personale in base al carico lavorativo a fronte del numero degli utenti serviti, si metterà anche in discussione sia l’operatività del personale impegnato che l’efficacia dei servizi destinati all’intera popolazione che quotidianamente si presenta presso i vari Centri per l’impiego della Regione Calabria».

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