di Luca Latella
CORIGLIANO ROSSANO Una cerimonia del passaggio del campanello sobria, ma densa di emozioni. E una fascia tricolore indossata per la prima volta con grande commozione. Si presenta così Flavio Stasi, nel chiostro di Palazzo Garopoli, durante la cerimonia di proclamazione del sindaco. Il primo sindaco di Corigliano Rossano e certamente il più giovane in assoluto – con i suoi 36 anni – delle due ex città.
Le frasi di rito del giudice Vincenzo Di Pede, presidente della commissione elettorale e della sezione civile del Tribunale di Castrovillari e poi il tricolore indossato a tracolla, passatogli dal commissario prefettizio Domenico Bagnato.
«Questa è una delle poche volte – dice il “primo” primo cittadino sensibilmente emozionato e al quale non è mai mancata l’ars oratoria – in cui il discorso non uscirà granché. Al di là della mia soddisfazione personale ho due cose da dire. La prima: sono felice per tutte le persone che hanno creduto in questo progetto politico quando nessuno ci credeva e nessuno pensava che si potesse realizzare in questo territorio».
Poi si ferma e respira profondamente. Perché probabilmente le parole che di lì a qualche istante seguiranno sono davvero la quintessenza di cosa significa e dovrà significare la fusione che il neo sindaco avrà l’onore, e certamente anche l’onere, di consolidare.
«La seconda: sono contento – aggiunge – perché ho notato durante il periodo elettorale e nella partecipazione ai comizi, i primi veri passi di una comunità unita, di una grande città senza più divisioni e divergenze».
La commozione, nel frattempo, lascia spazio anche a qualche battuta. «Non posso dire che da domani mi rimboccherò le maniche e mi metterò a lavoro perché lo sto già facendo da “abusivo”». Quindi torna serio e conclude: «Statene certi, darò l’esempio in tutto, sarò il primo a lavorare e a metterci la faccia, ma per costruire una grande città c’è bisogno di una grande comunità, del supporto di tutti, del consiglio comunale e della squadra di governo che mi affiancherà».
Da quel momento in poi sono applausi scroscianti, qualche brindisi ed oltre un’ora di saluti e foto con tutti, con i bambini che lo idolatrano già, con i dipendenti comunali, con il gruppo di persone che da sempre è al suo fianco, tanti cittadini e simpatizzanti. Alla cerimonia di Palazzo Garopoli ci sono tanti ragazzi che sognano e intravedono in lui la speranza in un futuro migliore. E c’è anche qualche “imbucato” pronto a salire – come sempre accade – sul carro dei vincitori. (l.latella@corrierecal.it)
x
x