La chiusura di sei scuole di specializzazione della facoltà di medicina dell’Università Magna Grecia di Catanzaro è l’ennesimo colpo inferto alla Calabria con la complicità, se non con la diretta partecipazione, del governo Leghista con al seguito i Cinquestelle. Non si può restare inerti. Chiudere ben sei scuole di specializzazione di area sanitaria vuol dire minacciare il presente e il futuro del sistema-regione e, al contempo, negare ai giovani calabresi di crescere, formarsi e operare nel proprio territorio. Vuol dire negare la possibilità ai nostri giovani di completare la propria formazione specialistica nell’unica facoltà di medicina presente in Calabria: un disastro.
Tutto questo non è accettabile. E a parte l’indignazione generale, ampiamente giustificata se consideriamo (sull’intera sfera socio-sanitaria) l’atteggiamento prevaricatorio del governo Legastellato rispetto ai poteri costituzionali della Regione che si traduce dopo 10 anni di commissariamento in ulteriore confusione a scapito del diritto alla salute dei cittadini, occorre far sentire la voce della Calabria nella maniera istituzionale, politca e sociale più ampia, partecipata ed efficace. Con l’intento, anzitutto di indurre il ministro dell’Istruzione e della Ricerca Marco Bussetti a sospendere ogni decisione e di approfondire prima di procedere. In tal senso, sono certa che il Consiglio regionale lunedì prossimo non mancherà di esprimere disapprovazione unanime su quanto sta accadendo e l’invito istituzionale rivolto alla politica, alle istanze culturali e sociali, alle associazioni imprenditoriali e alle organizzazioni professionali, perché si faccia squadra. Abbiamo il dovere di adoperarci utilizzando ogni strumento per fermare l’onda d’urto che si sta abbattendo (incluso il regionalismo differenziato) contro gli interessi generali del Mezzogiorno, la sua identità, la sua storia e il suo diritto costituzionale a sviluppare i propri punti di forza dentro la cornice unitaria ed europea.
*consigliere regionale Cir
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