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Ferrovie della Calabria, Orsomarso: «Crisi è colpa del centrosinistra»

Il consigliere regionale attacca la maggioranza e ricorda il salvataggio dell’azienda nella scorsa legislatura. Bordata alla governance: «L’amministratore Marino è presente una volta a settimana»

Pubblicato il: 14/06/2019 – 16:53
Ferrovie della Calabria, Orsomarso: «Crisi è colpa del centrosinistra»

REGGIO CALABRIA «Non è giustificabile né tollerabile la crisi in cui son state cacciate, dopo cinque anni di governo di centrosinistra della Regione, le Ferrovie della Calabria che, per storia, patrimonio materiale ed esperienza maturata nel corso di vari decenni, costituiscono un asse portante del sistema trasportistico». È quanto afferma il presidente del Gruppo misto-Fratelli d’Italia Fausto Orsomarso che annuncia un’interrogazione «volta a indicare le criticità su cui intervenire con urgenza per evitare che la negligenza, a volte l’insipienza e spesso la miopia politica – elementi di cui la giunta regionale ha ampiamente dato prova nella sanità, in agricoltura, nel turismo e via aggiungendo – ne intacchino le prospettive e il futuro».
Aggiunge: «La vicenda delle Ferrovie della Calabria, poi, è il simbolo di una modalità amministrativa che non solo ha precluso lo sviluppo dell’azienda, ma l’ha obbligata a indietreggiare rispetto ai risultati conseguiti col centrodestra alla guida della Regione, quando (Orsomarso aveva la delega ai Trasporti, ndr) in 16 mesi, abbiamo promosso riforme che il settore attendeva da anni. Giusto per ricordarne alcune: controllo satellitare delle flotte, adeguamento tariffario (fermo al 1997), il riconoscimento dell’inflazione programmata, la soppressione delle corse non produttive, le sovrapposizioni gomma/ferro e gomma/gomma e tante altre azioni che ci hanno visto protagonisti anche in Conferenza Stato-Regione. Ovviamente l’impresa più difficile su cui ho messo la faccia fu il salvataggio delle Ferrovie della Calabria».
Orsomarso ricorda che «fu il centrodestra ad assumere i provvedimenti necessari per rendere Ferrovie della Calabria un’azienda a tutti gli effetti calabrese e non più soggetta al ministero dei Trasporti. La trovammo con un deficit di circa 130 milioni di euro sul punto di portare i libri in tribunale, ma grazie anche alla collaborazione del personale e dei sindacati, siamo riusciti a ridare funzione, senso e intraprendenza a un’azienda di circa 1000 dipendenti. Prima sottoscrivendo un mutuo di 20 milioni di euro, poi impegnando risorse Fas per risanare i conti operammo sul piano economico finanziario e intervenendo sull’organizzazione del lavoro. In più, nel 2012, arrivammo a un accordo di programma che prevedeva il conferimento di beni all’azienda per migliorare il suo patrimonio netto».
Ecco però il rammarico di Orsomarso: «Ferrovie della Calabria, che ha un contratto di servizio di circa 44 milioni di euro (tra ferro e gomma) con la Regione potrebbe essere un’azienda sana, efficace ed efficiente, soltanto se ben amministrata. Non ci aspettava, viceversa, che l’azienda precipitasse in una nuova crisi a cui occorre dare risposte urgenti».
Quali? «Vanno recuperati i crediti di circa 15 milioni di euro che l’azienda vanta nei confronti della Regione; va completato il conferimento dei beni deliberato nel 2012 che garantirebbe un miglioramento del patrimonio netto, beni che sarebbero poi oggetto della scissione e conferiti alla nascente Agenzia della mobilità; va intensificata l’interlocuzione con il ministero per recuperare i fondi Fas residui che garantirebbero la risoluzione dei problemi finanziari dell’azienda».
Orsomarso riserva un’osservazione critica alla governance delle Ferrovie della Calabria: «Può l’amministratore Paolo Marino, indicato dal presidente Oliverio nel 2017 alla guida di una società carica di problematiche così complesse, essere presente in Calabria una volta a settimana?». E infine un appello al presidente Oliverio e all’assessore Musmanno: «Mi auguro che, visto i grandi ritardi accumulati nel campo dei trasporti, non vogliano ipotizzare di bandire gare sul trasporto pubblico locale a fine legislatura che suonerebbero come ulteriore provocazione. Sarebbe più opportuno, a scanso di legittime polemiche, una proroga di sei mesi».

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