LAMEZIA TERME Un lunghissimo (tardo) pomeriggio di discussione, sfociato in decine di interventi terminati dopo la mezzanotte. E il quadro di un partito nel quale ogni dibattito tra i quadri dirigenziali rischia di sfociare in uno psicodramma. Da Orlando non sono arrivate parole “conclusive” sull’esperienza di governo targata Oliverio. Piuttosto, la sua presa di distanza è stata forte rispetto alle nuove sottolineature critiche di Nicola Adamo rispetto all’operato della Procura di Catanzaro. Da parte dell’ex ministro della Giustizia è arrivato un invito a non indicare le Procure come avversarie del Pd («non vi seguirei in questo percorso»). Poi tutto secondo le previsioni, con le critiche di Carlo Guccione e Bruno Censore all’operato della giunta regionale e la difesa di Giuseppe Aieta (e non soltanto la sua: gli interventi pro Oliverio sono stati la maggioranza). E la richiesta del congresso regionale da parte del segretario provinciale cosentino Luigi Guglielmelli.
LE PAROLE D’ORDINE Nulla di esplicito, almeno non quanto chiedevano (o forse si aspettavano) i suoi luogotenenti calabresi, sul modo in cui approcciarsi alle prossime Regionali. Il vicesegretario nazionale del Pd Andrea Orlando, a Lamezia per segnare la road map per la ripartenza del Partito democratico, punta su due parole d’ordine. E le coniuga a metà tra il filosofico e il politico: «La discussione di oggi deve cercare di corrispondere a due obiettivi fondamentali: unità e rinnovamento, l’unità è la condizione del rinnovamento, il rinnovamento è la condizione dell’unità». Nessun nome, per adesso. Perché «le persone, i metodi, i percorsi saranno una conseguenza di questa discussione». E «la politica è quella cosa che serve a superare le antitesi, e quindi dobbiamo provare a fare esattamente questo lavoro. Se non ci riusciamo saremo sconfitti». Trovare la sintesi, innovare, mantenere unito il Pd. Missione che si proverà a declinare in quella che si annuncia come una lunga serata. Dopo l’intervento di Orlando parleranno in tanti. E tutte le correnti dem sono presenti ed è arrivato (accolto da un applauso dei “suoi”, ha stretto la mano a Orlando) anche il governatore Oliverio, dopo l’impegno a Soverato in una manifestazione istituzionale. Tutto è (quasi) pronto per il clou della serata, che prevede l’intervento del presidente della giunta regionale e poi la chiusura del vicesegretario. «Anche i congressi – ragiona Orlando – sono la conseguenza di un ragionamento politico. Vogliamo rovesciare il tema: dobbiamo darci un obiettivo. L’obiettivo è una coalizione larga, rinnovata, che include forze civiche, un partito unito. Se ci si arriva con i congressi si fanno i congressi, se non ci si va attraverso altre vie, ma noi non siamo un’organizzazione che deve pensare al proprio funzionamento interno a prescindere da quello che ha intorno».
GUGLIELMELLI CHIEDE IL CONGRESSO. GRAZIANO: «NO, SE DIVIDE» Altro nodo: il congresso. Entra nel vivo il commissario regionale Stefano Graziano, che annuncia l’apertura ufficiale del tesseramento, «così ci si organizza territorio su territorio: il tesseramento dev’essere il più largo possibile – dice –, dobbiamo tornare a discutere tra la gente». E poi punta alle Regionali: «Possiamo raggiungere l’obiettivo di vincere solo se restiamo uniti. No ai congressi se ci dividono». Chi invece chiede il congresso «per rimettere il partito dentro binari democratici» è Luigi Guglielmelli, segretario provinciale del Pd di Cosenza, uno dei dirigenti dem più vicini al governatore.
GUCCIONE: «IL PASSO INDIETRO RIGUARDI TUTTI» Carlo Guccione, che della corrente Orlando è un esponente, ribadisce concetti già espressi in più circostanze. «Dobbiamo conquistare i voti dei calabresi, che in questi anni non sono arrivati, non faccio l’elenco dei Comuni che abbiamo perso». E dare il senso di un partito che ragiona «senza protervia e senza arroganza». Il consigliere regionale ricorda le difficoltà della maggioranza a Palazzo Campanella («in Consiglio dobbiamo trovare ogni giorno intese con Orsomarso o Tallini perché cinque-sei consiglieri ci hanno abbandonato») e chiede di «mettere un punto e ricominciare daccapo dimostrando che il Pd si fa promotore di un progetto inclusivo e innova profondamente nei contenuti, nei nomi, nella squadra. L’unità – si riallaccia al ragionamento di Orlando – deve stare insieme al rinnovamento e la consapevolezza di aver capito la lezione. Servono passi indietro miei, vostri, di Oliverio, i dati elettorali negativi ce li richiedono. Il punto nodale è dimostrare alla Calabria che il Pd ha capito e vuole cambiare e mette insieme un’alleanza inclusiva, a 360 gradi. Non dobbiamo ragionare con steccati o inventarci un civismo che non c’è. Il passo indietro deve riguardare tutti, prima me, ma tutti. Se si fa questo si può aprire una nuova pagina per Pd e Calabria, altrimenti la consegniamo al centrodestra a guida Lega».
CENSORE: «SERVE CORAGGIO E UNA FASE NUOVA» Anche Censore chiede un passo indietro. Ma soprattutto a Mario Oliverio. «Bene ha fatto Orlando a metterci la faccia – dice –. Qui non c’è un partito unito ma un partito diviso. Propongo di aprire una fase nuova nel partito e una fase nuova alla Regione». E poi “risponde” agli applausi che hanno accolto Oliverio: «Il termometro sono non gli applausi ma i voti e per noi in questi anni sono stati impietosi. Ricordo che Oliverio, quando fece la battaglia per candidarsi disse che sarebbe stata la sua ultima esperienza per chiudere in bellezza, oggi invece assistiamo a salti in avanti, facendo capire che “mi ricandido perché ci sono i sindaci che me lo chiedono”. Ma non vedo un consenso largo nel partito e nella società. Sono fermamente convinto che bisogna aprire una fase nuova e ci vuole coraggio».
ADAMO: «PD SIA AUTONOMO DALLE PROCURE» Nicola Adamo, sulla falsariga di Aieta, sottolinea che «Oliverio ha fatto la Regione, ha mandato in frantumi un sistema» e «sta combattendo i gruppi affaristici e lobbistici che ancora premono». Poi aggiunge «autonomia» alle due parole chiave (unità e rinnovamento) fissate da Orlando. E nel farlo – riprendendo un suo recente esposto al Csm sulle modalità comunicative del procuratore capo di Catanzaro – chiede un Pd «che non vada dalla sera alla mattina dietro la porta di Gratteri. Abbiamo bisogno – ripete – di rappresentanti istituzionali che non facciano la fila dietro la porta di Gratteri». E parla di «incursioni» dei magistrati «dentro la vita dei partiti». La «beffa», per Adamo, è che mentre un «capomafia dice “ma con questo c… di Oliverio chi ci parla, nessuno di noi ci può parlare”» è «che Oliverio viene indagato lui, per abuso d’ufficio ma la mattina si manda la notizia dell’aggravante mafiosa a suo carico». La magistratura pare diventata uno degli obiettivi preferiti di Adamo. Non l’unico. Perché propone di proseguire lungo la strada tracciata, visto che «abbiamo una Regione che ha i primi segni positivi e sta dando speranza ai giovani». È «la partita sulla sanità calabrese», che «si è giocata nel Consiglio dei ministri a cui c’era anche Orlando, che non ha responsabilità» quella per la quale oggi «rischiamo di perdere».
«SULLO SCONTRO CON LE PROCURE NON VI SEGUO» Al nuovo attacco di Nicola Adamo alla Procura di Catanzaro si incarica di rispondere, nell’intervento conclusivo, arrivato a tarda notte, l’ex ministro della giustizia Orlando: «Io sono un garantista, ho fatto passi importanti svuotati dal governo attuale – dice –, ma sconsiglierei di spostare la dialettica politica in un’indicazione delle Procure come un avversario del nostro partito, primo perché non è salutare e poi perché non sarei in grado di accompagnarvi in questo percorso. È giusto difendersi nei processi e le sentenze sono discutibili, ma non impegnerei il partito in questa battaglia».
AIETA: «ABBIAMO FATTO COSE EPOCALI E AVUTO CONTRO IL PD NAZIONALE» La risposta a Guccione (e Censore) arriva da Giuseppe Aieta, presidente della commissione Bilancio. «Non faccio passi indietro – spiega – ma dieci passi avanti, perché alla guida della Regione abbiamo fatto cose epocali». Il consigliere regionale semmai individua altrove – e non certo nell’attività amministrativa – i guai della maggioranza: «Abbiamo governato senza partito, dobbiamo dirlo, avrei invitato Orlando a vedere iniziativa con i sindaci a Soverato. E dobbiamo dire di aver avuto contro anche il Pd nazionale come dimostra la vicenda della sanità (si riferisce ai tanti scontri tra Oliverio e l’ex commissario Massimo Scura, nominato proprio dal Pd, ndr)».
IL GOVERNO E IL MEZZOGIORNO Nel suo intervento introduttivo. Orlando ha spiegato di aver «partecipato alla manifestazione dei metalmeccanici, per segnalare un’attenzione e una volontà di ripartire dalla costruzione di un’alternativa con le lotte per la difesa del lavoro, per il Mezzogiorno, per la condizione operaia, che sono i pilastri fondamentali per costruire un’alternativa a questo governo. Errori ci sono stati e sarebbe sbagliato negarli. Oggi però – ha detto il vicesegretario del Pd – stiamo discutendo di cosa sta facendo questo governo: questo governo sta riducendo il tema del Mezzogiorno al reddito di cittadinanza, non c’è una politica industriale, non ci sono politiche per le aree interne, non c’è una scommessa sui poli produttivi di quest’area del paese, e questo – ha concluso Orlando – è un problema non per il Mezzogiorno ma per l’Italia». (antcant)
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