ROMA Dalla diffidenza per sentori talvolta pochi puliti alla passione vera per il vino biologico: gli italiani prediligono sempre di più i calici bio, al punto da passare da un volume di acquisti totali al supermercato e nella distribuzione moderna (Gdo) per 7,2 milioni di euro nel 2014 ai 32,3 milioni di euro nel 2018. Lo ha sottolineato, in un recente convegno a Fano sul Bianchello del Metauro, Denis Pantini, responsabile Nomisma Wine Monitor da un’analisi su dati Iri.
Questo cambiamento nei trend di consumo, a detta dell’esperto, è ben supportato dalle scelte in vigna operate dagli imprenditori vitivinicoli. In particolare, la geografia dei vigneti bio vede, secondo dati Wine Monitor sugli impianti al 2017, primeggiare in assoluto la Sicilia (35%), seguita a distanza da Puglia (14%), Toscana (14%), Marche e Veneto (5%), Calabria e Abruzzo (4%), oltre a un 20% che contempla tutte le altre regioni. Tuttavia la classifica cambia, ha evidenziato Pantini, prendendo in considerazione la percentuale di vigne bio sul vigneto totale regionale: primato alla Calabria (41,6%), e poi Sicilia (36%), Marche (30,9%), Toscana (22,8%), Basilicata (19,5%), Puglia (16,7%), Lombardia (15,7%), Lazio (13,1%) e Abruzzo (12,2%). Anche la Franciacorta, il terroir bresciano dove dal 1961 si producono rinomate bollicine Metodo Classico, è sulla via della conversione alla green economy: «In Franciacorta il 70% del vigneto è oggi in conversione bio» ha detto Arturo Ziliani, proprietario coi fratelli, della Guido Berlucchi Spa.
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