di Pietro Bellantoni
REGGIO CALABRIA Forse è un caso politico, forse è una questione di costume istituzionale. Fatto sta che è partita la crociata contro i “furbetti del Consiglio”, ovvero tutti quegli eletti che non partecipano alle sedute dell’assemblea o che “timbrano il cartellino” per poi lasciare l’aula a lavori in corso.
Il casus belli è stato il rinvio di un ordine del giorno (presentato diversi mesi fa e firmato da Giuseppe Pedà) per l’attivazione di uno sportello informativo sulla Zes di Gioia Tauro. Dopo l’intervento dell’assessore Francesco Russo, che aveva spiegato le iniziative recenti e passate della giunta sulla Zona speciale, in aula è però venuto meno il numero legale, malgrado nelle ore precedenti fossero state approvate diverse leggi, tra cui quella relativa al Piano regionale del turismo.
Pedà è andato su tutte le furie: «È una vergogna, avevo chiesto di invertire l’ordine dei lavori. È una mancanza di rispetto nei miei confronti, del mio gruppo e della città di Gioia Tauro». Gianluca Gallo e Baldo Esposito hanno preso la palla al balzo e sottolineato ancora una volta la crisi di una maggioranza che «non ha più i numeri». Mimmo Tallini, con realismo, ha distribuito le responsabilità: «L’insensibilità oggi non appartiene solo alla maggioranza, ma anche alla minoranza». E infatti i banchi erano semivuoti in tutti i due lati dell’assemblea.
Ma l’intervento più duro ha portato la firma di Sebi Romeo, che ha inferto colpi di maglio a tutti i consiglieri assenteisti.
Il capogruppo del Pd ha stigmatizzato i «comportamenti poco consoni» di alcuni suoi colleghi, che avrebbero «il compito di rappresentare con decoro chi li ha eletti. Ma il decoro, in quest’aula, manca in maniera vergognosa». Romeo ha quindi proposto di verificare tutte le presenze di questa legislatura e proposto una modifica delle norme sullo svolgimento dei lavori, con l’introduzione di un sistema che leghi le indennità alla partecipazione in aula. «È arrivato il momento di dire la verità: ci sono consiglieri regionali che non sono adeguati al loro ruolo».
Dello stesso avviso anche il governatore Mario Oliverio, convinto che serva «una riflessione», perché «non si può esprimere la funzione di consigliere regionale come una presenza “scappa e fuggi”».
Anche il presidente ha paventato «misure per un vincolo di responsabilità dei consiglieri», non senza tacere la crisi della sua maggioranza: «Se ci sono problemi di ordine politico, se ne prende atto, in modo da rendere trasparente la decisione. Ma non ci può essere una continua strumentalizzazione delle assenze, che possono essere o non essere politiche. Prima della maggioranza e della minoranza, ci sono responsabilità istituzionali, il che non significa ovattare i problemi di ordine politico». (p.bellantoni@corrierecal.it)
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