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Sette ergastoli per l'omicidio che scosse Gallico

Pene pesanti per il delitto avvenuto nell’agosto del 2011. Giuseppe Canale fu ammazzato in pieno giorno dopo un rocambolesco inseguimento

Pubblicato il: 18/06/2019 – 17:48
Sette ergastoli per l'omicidio che scosse Gallico

REGGIO CALABRIA Sette ergastoli e due condanne, a 17 anni e 4 mesi e 15 anni, 4 mesi e 26 giorni di reclusione. Sono pene pesantissime quelle stabilite dal gup per i responsabili dell’omicidio di Giuseppe Canale, ammazzato nell’agosto 2011 dopo un rocambolesco inseguimento in pieno giorno nelle strade di Gallico, a Reggio. Accogliendo in pieno l’impianto accusatorio del procuratore aggiunto Giuseppe Lombardo e del pm Sara Amerio, che hanno diretto l’inchiesta, il giudice ha condannato all’ergastolo Salvatore Callea, Antonino Crupi, Giuseppe Germanò, Filippo Giordano, Sergio Iannò, Cristian Loielo e Domenico Marcianò. Più lieve la condanna inflitta ai due collaboratori, che con le loro dichiarazioni hanno confermato quanto emerso dall’inchiesta. È stato condannato a 17 anni e 4 mesi Nicola Figliuzzi, uno dei killer assoldati per “fare il lavoro”, mentre è di 15 anni e 4 mesi la pena stabilità per Diego Zappia, responsabile logistico dell’agguato.
Una sentenza pesantissima che conferma in pieno l’impianto di un’indagine che ha fatto luce non solo sull’omicidio, ma sulla delicatissima fase che Gallico ha vissuto al termine della prima decade del 2000.
L’INCHIESTA All’epoca il territorio, storicamente considerato “cortile di casa” del clan di Archi, pagava lo scotto di arresti importanti. Dietro le sbarre, erano finiti personaggi del calibro di Ciccio Rodà, il superboss Pasquale Condello e uno dei suoi più fidati luogotenenti, Giovanni Rogolino, all’epoca dell’arresto capolocale di Gallico. Fattori di instabilità, quanto meno nella gestione del territorio, di cui qualcuno ha tentato di approfittare. Qualcuno, ha spiegato in passato il pentito Paolo Iannò, che magari ha usato Canale come testa di legno e killer su commissione.
L’OMICIDIO CHIRICO Sarebbe stato lui il 20 settembre 2010 a uccidere Domenico Chirico, elemento di vertice dell’omonima famiglia di ‘ndrangheta, fra i candidati alla “reggenza” di Gallico. Responsabilità ancora da accertare a livello investigativo, ma su cui familiari e affiliati della vittima non hanno mai avuto dubbi, tanto da emettere una condanna a morte senza appello per Canale. Per il suo omicidio, fra i primi ad essere individuato è stato Nicola Figliuzzi, uno dei killer assoldati per “fare il lavoro”.
RESPONSABILI LOGISTICI Insieme ad altri collaboratori, è stato lui a chiarire il ruolo di Antonino Crupi, genero di Chirico ed elemento di vertice della ‘ndrangheta di Gallico. Per l’accusa, è stato lui a curare nei dettagli l’organizzazione dell’omicidio Canale. Insieme a Zappia, Crupi avrebbe incontrato i killer, fatto insieme a loro i sopralluoghi necessari per organizzare l’agguato, fornito loro una precisa descrizione fisica della vittima e garantito il supporto logistico prima, durante e dopo l’omicidio. Ma soprattutto – dicono gli investigatori – sarebbe stato Crupi a dare il definitivo via libera all’esecuzione, insieme a Giuseppe Germanò, titolare del negozio di ortofrutta dove si sono svolte le riunioni necessarie per preparare l’omicidio. (a.candito@corrierecal.it)

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