di Pablo Petrasso
CATANZARO La lettera, pesantissima, del dirigente dell’Ato di Catanzaro Bruno Gualtieri è un attacco al dipartimento Ambiente della Regione Calabria e, insieme, una critica complessiva al sistema di gestione dei rifiuti. Soprattutto, al rapporto tra amministrazione regionale e Ato (Ambiti territoriali ottimali), gli enti che dovrebbero prendere in gestione gli impianti. Lo scontro è semplice quanto brutale: Gualtieri sostiene che la Regione stia mettendo in campo un passaggio “virtuale” di competenze e scaricando sul Comuni il peso di un meccanismo che non riesce più a gestire. Per di più incompleto (il meccanismo), visto che gli impianti sono, di fatto, ingestibili e le gare che li riguardano non sono mai partite. La questione è complessa. E serve un prologo.
Gualtieri, che nella sua lettera del 29 maggio non lesina il sarcasmo, conosce bene la materia e gli uffici della Regione. Prima di essere “assunto” a Catanzaro dal sindaco Sergio Abramo, ha diretto il dipartimento Ambiente della Cittadella nell’era della giunta Scopelliti. E all’arrivo della nuova maggioranza è stato sostituito con lo spoils system. Ne è seguito un contenzioso legale: il Tribunale di Catanzaro ha dato ragione al manager “licenziato”, stabilendo per lui un risarcimento di 191mila euro; la Corte d’Appello ha ribaltato la sentenza stabilendo che lo spoils system era stato applicato correttamente.
L’ex dg e la Regione si trovano nuovamente su opposti fronti delle barricate. E gli appunti mossi dal tecnico nei confronti dei colleghi burocrati sono acuminati. Per Gualtieri, che analizza lo stato di tutti gli impianti del Catanzarese, «non è sufficiente» dire che le strutture `sono a disposizione dell’Ato quando il sistema per il trattamento dei rifiuti non è in equilibrio e viene forzata una consegna agli Ato solo al fine di scaricarsi del problema non risolto». Troppa fretta. E una condizione davanti alla quale il dirigente dice di essere pronto a rassegnare «le dimissioni (nonostante il contratto sottoscritto in data 9 gennaio 2018 abbia durata triennale), qualora il mio gesto risultasse utile per l’attuazione della riforma sui Servizi pubblici locali». Dimissioni a parte, l’analisi del manager tocca tutti gli ambiti del settore. E riserva considerazioni dure, nonostante i «buoni rapporti interpersonali» con l’ex direttore generale del dipartimento Ambiente Domenico Pallaria, che avrebbe portato il sistema di trattamento e smaltimento dei rifiuti urbani a uno stato «disastroso».
DUE ANNI DI RITARDI A partire dalla discarica di Catanzaro Alli, per la quale «nonostante fin dal 2014 la Regione fosse in possesso del progetto definitivo della piattaforma dell’eco-distretto», alla fine «ha rinunciato ad espletare la gara ad evidenza pubblica con la base tariffaria di circa 65 euro/tonnellata e, di conseguenza, si è volontariamente privata di due sicuri vantaggi, consistenti in un’offerta del mercato al massimo pari a quella di gara (id est 65 euro/tonnellata) ed in una riduzione dei tempi della procedura, pari a circa due anni». Scegliendo una procedura diversa (in regime di urgenza e indicendo la gara con il progetto preliminare), la Regione ha lasciato «al mercato la definizione della tariffa, che a conclusione della gara è risultata superiore di circa il 50%». La “fretta”, tuttavia, non ha portato a un’accelerazione dei lavori, che «non hanno ancora avuto inizio» mentre «i finanziamenti sono andati persi». Intanto, queste scelte hanno «impedito la riduzione della Tari per i prossimi tre anni (periodo corrispondente alla durata contrattuale)». E i lavori? «Avrebbero dovuto iniziare a luglio 2017 ed essere completati dopo due anni, cioè luglio 2019, tra due mesi, ma ad oggi non si conosce addirittura neppure la data dell’effettivo inizio». Se la Regione avesse seguito la procedura “consigliata” da Gualtieri, i vantaggi a suo dire sarebbero stati due: «Lo scarto da lavorazione, cioè il rifiuto da conferire in discarica, sarebbe stato del 15% circa a fronte dell’attuale 90%, con costi nettamente inferiori; sarebbe stato consentito a tutti i Comuni dell’Ato Catanzaro di aumentare di oltre il 200% (attraverso l’eco-distretto) gli introiti per la vendita delle frazioni della differenziata».
L’EX DISCARICA DI ALLI Secondo scontro: l’ex discarica di Alli. Il dipartimento – ricorda Gualtieri – «mette in evidenza che da anni il Comune di Catanzaro non avvia la procedura per la discarica di supporto all’impianto tecnologico per il conferimento degli scarti, nonostante l’esistenza del finanziamento regionale pari a 7 milioni di euro». Ma parla di «indebite pressioni» nei suoi confronti e di due questioni preliminari, senza le quali non si potrà avviare la progettazione. Infatti «occorre attendere, per l’area a valle idrogeologica del sito potenzialmente contaminato, il rapporto dell’Asp Catanzaro-Uo Igiene Alimenti e Nutrizione (richiesto dal sottoscritto nella qualità di dirigente del settore Igiene ambientale del Comune di Catanzaro), al fine di verificare l’eventuale interessamento da parte degli inquinanti accertati da ArpaCal nei punti di prelievo delle acque di falda, compresi pozzi privati». E poi la Regione «deve eseguire a valle delle due aree interessate dalle due ex discariche i sondaggi di accertamento stratigrafico del terreno oltre al rifacimento del piezometro PZS3, nel quale ArpaCal ha verificato per alcune sostanze inquinanti il superamento dei valori limite di concentrazione della soglia di contaminazione». Insomma, a detta del dirigente del Comune di Catanzaro, non si tratta di un rallentamento, ma di «procedure atte a garantire la sicurezza della salute dei cittadini e la tutela dell’ambiente».
LAMEZIA E MELICUCCÀ Altro nodo: la discarica di Melicuccà, nella piana di Gioia Tauro. Il manager ricorda che «era nella disponibilità della Regione sin dal 2014», quando la Procura di Catanzaro «la rimise nella disponibilità del dipartimento Ambiente, per esplicita richiesta regionale, affinché venissero espletate le necessarie operazioni di messa in sicurezza (ed eventuale bonifica), che avrebbero consentito già dal primo lotto di conferire gli scarti di lavorazione a circa 30 euro/tonnellata e non a 73 euro (e forse tra poco ad oltre 200 euro/tonnellata)». Anche qui il tecnico si toglie un sassolino dalla scarpa, perché fa risalire i problemi in questo ambito al licenziamento di «uno dei massimi esperti nazionali in materia di bonifica dei siti inquinati»; un incarico da circa 40mila euro all’anno disposto dall’amministrazione di centrodestra. Una «disattenzione» che sarebbe «costata ai cittadini della Calabria oltre 50 milioni di euro».
L’AMPLIAMENTO A CROTONE Un sopralluogo alla discarica della Sovreco a Crotone è motivo di una nuova reprimenda per la struttura burocratica della Regione. Per Gualtieri «gli interlocutori regionali hanno sempre rappresentato una falsa realtà, sostenendo che la discarica avrebbe esaurito la disponibilità già da giugno 2018, per poi allungare a settembre e dopo ancora a dicembre». Dalla visita in discarica, invece «è emersa un’ulteriore disponibilità di circa 250.000 mc, ma chiaramente la Società ha rappresentato la legittima prerogativa di lasciare detti spazi ai propri soci. Alla domanda del sottoscritto se la Società sarebbe stata disponibile a concedere in via esclusiva un’eventuale sopraelevazione (stimabile in circa 500mila metri cubi) a totale vantaggio per i conferimenti degli Ambiti regionali, l’amministratore delegato ha risposto affermativamente e alla successiva domanda di mantenere lo stesso prezzo (72,99 euro/tonnellata) ha manifestato la propria disponibilità, subordinandone comunque la decisione definitiva alla valutazione alla sua Assemblea dei soci». Una disponibilità che ha sorpreso Gualtieri, ancor più quando l’amministratore «ha riferito che si sarebbe potuti addivenire anche in precedenza alle medesime conclusioni, se solo la Regione lo avesse chiesto».
PRESSING PER I RIFIUTI FUORI REGIONE Invece la Regione chiede all’Ato di Catanzaro «di adoperarsi attraverso la pubblicazione in tempi stretti di una gara per il conferimento extraregionale». Fatto «preoccupante», perché «fa pensare che i due impianti (Alli e Lamezia) non saranno consegnati a breve all’Ato Catanzaro». Questo nonostante gli uffici della Regione affermino che i due impianti «sono nella disponibilità di questo Ato». Mentre «la realtà è ben diversa, in quanto la Regione avrebbe dovuto completare l’iter delle due gare (quella di Alli in corso da oltre quattro anni) per poi consegnare realmente il sistema. La nutrita corrispondenza prodotta da codesto ente è servita esclusivamente a mettere in pace la coscienza, ma non la sostanza». Un sistema virtuale, secondo il dirigente del Comune di Catanzaro. Che rischia di esplodere. (p.petrasso@corrierecal.it)
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