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"Muori cornuto", il calabrese che attentò a Roosvelt nel libro di Badolati e Mazzotta

La storia di Giuseppe Zangara è raccontata dal giornalista calabrese insieme all’attore noto per la fiction Rai “Il commissario Montalbano”. Il libro edito da Pellegrini sarà disponibile dal prossi…

Pubblicato il: 19/06/2019 – 21:46
"Muori cornuto", il calabrese che attentò a Roosvelt nel libro di Badolati e Mazzotta

COSENZA  “Muori cornuto”: è questo il titolo del volume scritto da Peppino Mazzotta, attore di cinema, televisione e teatro, protagonista con Luca Zingaretti de “Il commissario Montalbano” in cui interpreta l’ispettore Fazio e da Arcangelo Badolati, giornalista e scrittore, considerato uno dei maggiori esperti di criminalità organizzata italiana. Il libro, edito dalla “Pellegrini” (255 pagine) racconta in forma letteraria e teatrale la storia di Giuseppe Zangara, il calabrese che tentò di uccidere il presidente degli Stati Uniti, Franklyn Delano Roosevelt e ferì mortalmente il sindaco di Chiacago Anton Cermak. L’attentatore era nato a Ferruzzano, in provincia di Reggio Calabria, all’interno di una famiglia costretta a vivere in un’area molto povera del nostro Paese. Rimasto orfano a soli due anni perchè la madre muore di parto, Giuseppe è costretto sin da bambino a lasciare la scuola ed a lavorare nei campi. Il padre, che più tardi si risposerà, lo tratta come uno schiavo non mostrandogli mai affetto e benevolenza. Zangara, accudito dalla nonna materna, sarà chiamato a combattere sul fronte del Carso durante il primo conflitto mondiale e, dopo essere rientrato sano e salvo nella terra di origine, a 21 anni sarà richiamato sotto le armi per prestare il servizio militare. Compiuto il periodo di leva, deciderà di emigrare negli Stati Uniti, dove già era sbarcato uno zio materno, Vincenzo, prendendo dimora a Paterson, nel New Jersey. Costretto, dunque, come milioni di altri calabresi a cercar fortuna all’estero, Giuseppe non riuscirà tuttavia a fare fortuna in America. La condizione di sostanziale infelicità che lo accompagnerà lungo il corso di tutta l’esistenza, lo convincerà perciò che il mondo è dominato solo dai ricchi e dai capitalisti, pronti ad approfittare della gente povera e sfortunata. Per questa ragione deciderà di assassinare il Presidente degli Stati Uniti, Franklyn Delano Roosevelt, massimo rappresentante, a suo avviso, del capitalismo mondiale. Nell’attentato teso a Miami all’uomo politico, sbaglierà però bersaglio ferendo il sindaco di Chicago, Anton Cermak, che in seguito morirà. La circostanza farà finire Giuseppe Zangara sulla sedia elettrica. Il calabrese verrà giustiziato nella prigione di Raiford nel 1933. Pure nel momento della esecuzione, quest’uomo mostrerà una dignità e un coraggio senza eguali denunciando pubblicamente le ingiustizie subite nel corso della vita; egli spirerà inneggiando a tutti i poveri del mondo. La sua vicenda è ricostruita in questo volume sulla base del diario che il condannato scrisse nei giorni di detenzione. Nel racconto sia letterario che teatrale vi sono elementi di fantasia e personaggi che arricchiscono le vicende di colore e di sfumature. L’intento della pubblicazione è di far conoscere la figura di questo “ribelle” che interpreta il disagio profondo di milioni di persone che, nel secolo scorso, hanno subito soprusi e ingiustizie sociali. Per molto tempo, infatti, nell’ambito di contesti statuali diversi, le speranze di riscatto coltivate dalle popolazioni non hanno mai trovato concreto sbocco.

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