di Alessia Truzzolillo
CATANZARO Associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti (cocaina, hashish e marijuana), aggravata dalla mafiosità (per avere agevolato la cosca Gallace di Guardavalle), con l’aggravante di essere un’associazione armata, di essersi avvalsi di minorenni per la distribuzione degli stupefacenti, per avere immesso sul mercato un ingente quantitativo di cocaina. Ventiquattro i fermi che i carabinieri del Comando provinciale di Catanzaro e della Compagnia di Guardavalle hanno eseguito lunedì mattina. Per la maggior parte si tratta giovanissimi. Da qui il nome dell’operazione: Last Generation. I ragazzi agivano gli ordini di Vincenzo Aloi, 25 anni, nipote di Vincenzo Gallace, capo dell’omonima cosca di ‘ndrangheta radicata a Guardavalle. Il fermo si è reso necessario quando gli inquirenti hanno scoperto che alcuni appartenenti all’organizzazione stavano per partire per la Svizzera. Il quantitativo di droga del quale l’associazione aveva il completo monopolio nel territorio di Soverato era talmente ingente da permettere lo smercio degli stupefacenti anche in Lombardia, a Milano, nel Maceratese e anche all’estero. «Era un’associazione che lavorava a pieno regime e che si stava preparando alla stagione estiva quando la popolazione sulle coste del Soveratese triplica e aumenta il numero degli assuntori», spiega nel corso della conferenza il procuratore capo di Catanzaro Nicola Gratteri. «In questa indagine è stato fondamentale – ha proseguito il procuratore – il supporto dei militari delle stazioni presenti sul territorio, come quelle di Guardavalle, Davoli, Soverato, Satriano, Cardinale e Gasperina». Le indagini dei carabinieri sono state coordinate dal procuratore Gratteri, dall’aggiunto Vincenzo Luberto e dai sostituti Vito Valerio, Debora Rizza e Veronica Calcagno.
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IL MONOPOLIO DEI GALLACE «È stata decapitata un’associazione che garantiva un regime di monopolio al traffico di stupefacenti nel comprensorio di Soverato alla cosca egemone dei Gallace. Nessuno tranne l’associazione criminale poteva importare o vendere stupefacente a Soverato», ha affermato il procuratore aggiunto Vincenzo Luberto. «I minori gestivano le piazze di spaccio della marijuana che, fatto ancora più grave, non è quella tradizionale ma una qualità dalle caratteristiche tossiche devastanti – ha spiegato Luberto –. La disponibilità di cocaina, poi, era tale da superare di gran lunga la domanda, tanto da permettere di convogliarne chili e chili a Milano e nel Maceratese».
IL LOOP CRIMINALE «Questa attività ci ha consentito di bloccare un loop criminale – ha detto Marco Pecci, comandante del comando provinciale di Catanzaro –, i proventi della vendita di stupefacente permettevano, infatti di rafforzare la penetrazione della cosca nel territorio, fornivano gli introiti per proseguire attività come usura ed estorsione». Oltre ai minori nell’associazione hanno avuto un ruolo importante tre donne, tra le quali Concetta Battaglia, madre di dei fratelli Adriano, Andrea e Giulio Rizzo, ai quali forniva supporto e anche consigli per eludere i controlli.
«Segnali incoraggianti – ha aggiunto il colonnello Pecci – sono arrivati dalla popolazione dalla quale sono arrivate numerose segnalazioni».
VIOLENTI «Per questa operazione sono stati impiegati 200 uomini – ha spiegato il colonnello Giuseppe Carubia, comandante del Reparto operativo di Catanzaro – tra i quali i carabinieri dello squadrone eliportato Cacciatori, uomini capaci di monitorare un territorio senza far avvertire la propria presenza. Sono stati effettuati anche accertamenti patrimoniali attraverso un decreto di sequestro preventivo del valore di 500mila euro. Diecimila euro sono stati trovati e sequestrati nel corso dei controlli».
«Gli appartenenti all’associazione sono molto giovani ma spregiudicati e socialmente pericolosi – ha detto il capitano Gerardo De Siena, comandante della compagnia di Soverato –. Non sono mancati, infatti, gli episodi di resistenza e violenza nei confronti dei carabinieri che in alcuni casi hanno riportato lesioni. Spesso gli spacciatori erano anche assuntori dello stupefacente e agivano sotto l’effetto della droga». «I ragazzini – ha aggiunto il capitano – sapevano di lavorare per conto di esponenti del clan Gallace e ne traevano motivo di vanto. Punto di riferimento dello spaccio era un’attività commerciale che è stata posta sotto sequestro». I beni sequestrati sono un esercizio commerciale, un capannone industriale, una barca, un appartamento, 4 autovetture, 16 conti correnti e depositi postali. Nel corso delle indagini, sono state tratte in arresto in flagranza di reato altre sette persone, e sono state sequestrate oltre due chili di stupefacente di vario genere (cocaina, hashish e marijuana) e un’arma clandestina con le relative munizioni.
FERMATI
1. ALOI Vincenzo, cl. 1994;
2. BATTAGLIA Concetta, cl. 1968;
3. CAMPAGNA Raffaele, cl. 1991;
4. GERACITANO Agazio cl. 1999;
5. KANAT Ozan, cl. 1995;
6. MASCIARI Mauro, cl. 1994;
7. MELITI Gianluca, cl. 1995;
8. NOTARO Giuseppe, cl. 1987;
9. PROCOPIO Pietro, cl. 1988;
10. RIZZO Adriano Larry, cl. 1991;
11. RIZZO Andrea Lucio, cl. 1994;
12. RIZZO Giulio Moreno, cl. 1992;
13. ROSITANI Ettore, cl. 1987;
14. RUSSOMANNO Simone Rocco, cl. 1995;
15. TSEGAY Teklehaimanot, cl. 1986;
16. VACCARO Paola, cl. 1993;
17. BRESSI Antonio, cl. 1986;
18. GALATI Francesco, cl. 1977;
19. GRANDE Antonio, cl. 1974;
20. LONGO Vincenzo, cl. 1989;
21. MONTAGNA Leonida, cl. 1969;
22. SCRENCI Orlando Giacomo, cl. 1967;
23. TORTORELLI Annalisa, cl. 1981;
24. TORTORELLI Moreno, cl. 1974.
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