CATANZARO Fare muro e fare squadra per evitare che l’autonomia differenziata sulla quale spinge la trazione leghista del governo nazionale si trasformi in un bagno di sangue per la Calabria e per il Mezzogiorno. E’ questo il filo rosso che ha caratterizzato il dibattito organizzato a Catanzaro dal movimento “Officine del Sud” guidato dal capogruppo di Forza Italia alla Regione, Claudio Parente. Un confronto a più voci su un tema che sta diventando di stringente attualità e fonte di preoccupazione alla luce delle accelerazioni che stanno arrivando dalla Capitale. A discutere, moderati dal presidente dell’Ordine dei giornalisti, Giuseppe Soluri, oltre a Parente, tre sindaci come Sergio Abramo (Catanzaro), Mario Occhiuto (Cosenza) e Maria Limardo (Vibo Valentia), il segretario questore del Consiglio regionale, Mimmo Tallini, uno dei leader di Forza Italia in Calabria, e Raffaele Rio, di “Demoskopika”, che ha inquadrato sul piano numerico la questione sulla scorta di un costante studio dell’istituto che presiede.
A introdurre i lavori è Parente: «Il nostro obiettivo – esordisce il capogruppo forzista alla Regione – è cercare di attenuare le conseguenze di questa autonomia differenziata. In Consiglio regionale abbiamo dato una risposta, con una risoluzione nella quale si prevede un elemento innovativo: abbiamo infatti deciso che se la Calabria dovesse entrare nella negoziazione per l’autonomia differenziata, la Regione elaborerà una propria legge da sottoporre alle Camere evitando un negoziato sicuramente penalizzante con un governo nazionale che chiaramente non è amico del Mezzogiorno. La Calabria così sarebbe responsabile del proprio destino». In gioco infatti – rimarca Parente – «c’è il destino di intere aree del paese e chiunque ha coscienza critica deve riflettere attentamente. Noi non siamo contro l’autonomia del Nord ma contro questo tipo di autonomia che si vuole imporre, perché se non si stabiliscono i fabbisogni standard, i livelli essenziali delle prestazioni, le cifre di perequazione, come si può dare l’autonomia ad alcune regioni e mantenere le altre ancora con fondi e finanziamenti legati alla spesa storica».
https://youtu.be/vqXPksm3mCk
Rio scende nel dettaglio del potenziale impatto dell’autonomia differenziata sulla Calabria:. «Ci sono tante questioni da mettere sul tappeto, tante dicotomie, anche il concetto di autonomia differenziata va definito attentamente. Noi temiamo che, con il regionalismo differenziato, adesso la Calabria, dopo una perdita di 320 milioni per la riduzione della perequazione solidale, potrebbe perdere 1,3 miliardi toccando i settori vitali del nostro sistema come sanità, istruzione, welfare, infrastrutture. C’è una mozione approvata in Consiglio regionale, che è un primo passo ma ovviamente non è sufficiente e non molto incisivo nella discussione attuale. Il mio suggerimento – spiega il presidente di “Demoskopika” – è quello di fare come stanno facendo altre regioni, alimentando a esempio la cultura del dato: la Calabria è l’unica regione che non ha un Ufficio statistico regionale e non ha uno studio di appoggio per presentarsi al tavolo tecnico e politico nazionale con dati certi e precisi su vantaggi e svantaggi del regionalismo».
Maria Limardo, sindaco di Vibo Valentia, sottolinea «i rischi di una riduzione in termini di diritti universali e di uguaglianza, con l’accentuarsi del divario tra Nord e Sud. E’ necessario reagire con un’azione di sensibilizzazione della popolazione e chiedendo in modo molto forte al governo nazionale di non trattenere questa materia in maniera riservata, addirittura segreta, all’interno solo del Consiglio dei ministri ma di avviare un dibattito in tutte le regioni con tutte le articolazioni istituzionali, politiche, economiche e sociali, e poi un dibattito in Parlamento, e quindi – rimarca la Limardo – decidere in base alle risultanze dell’ascolto di tutte le regioni e non solo delle tre più ricche d’Italia».
Secondo Mimmo Tallini «soltanto adesso si sta avendo la percezione della pericolosità di questa autonomia differenziata che, se attuata, devasterebbe il Mezzogiorno. In tempo utile abbiamo capito questo rischio e per questo come Forza Italia ci siamo fatti promotori di una risoluzione in Consiglio regionale, approvata all’unanimità, che è stata una risposta forte, come – devo essere sincero – non sarebbe stata se avessimo delegato il presidente della Giunta in una fase in cui il governatore politicamente è più debole. La sfida adesso la possiamo accettare solo se siamo nessi nelle condizioni di accettarla: partiamo – aggiunge il consigliere regionale di Forza Italia – da una situazione di disparità con le Regioni del Nord che, con questa autonomia differenziata, potrebbero diventare ancora più ricche e più organizzate, e questo rischio è drammatico. La politica oggi è destinata a cambiare completamente: destra e sinistra storicamente sono sempre state separate ed è difficile ma sono destinate a fare le stesse battaglie, perché oggi la politica si trasforma da schieramenti – centro, destra, sinistra – ma in geopolitica, cioè quelli del Nord e quelli del Sud. E forse proprio il Movimento 5 Stelle, che al Sud ha preso la maggioranza dei suoi consensi, potrebbe essere – sostiene Tallini – l’alleato delle regioni del Sud».
Molto duro l’intervento del sindaco di Catanzaro, Sergio Abramo: «Non è possibile che per il Mezzogiorno ci siano solo 3 miliardi dei 42 disponibili, è necessario che come regioni del Sud si lavori insieme. Ma abbiamo anche un problema al nostro interno, perché sono anni che non riusciamo a rappresentare bene la Calabria, e come classe dirigente dobbiamo interrogarsi su questo limite, sul fatto che non siamo riusciti a dare risposte concrete, perché abbiamo pensato solo al piccolo e non a programmare. Perché in Calabria mettiamo medici come manager quando manager non sono mai stati nella loro vita? Vogliamo parlare della Zes? Chi verrà a investire in Calabria se nelle Zes al Nord hanno il credito d’imposta? Nessuno dice niente, i nostri parlamentari non parlano». A parere di Abramo «bisogna reagire, ma facendo una piccola rivoluzione perché con i sistemi tradizionali che abbiamo sempre adottato non abbiamo mai ottenuto: bisogna aprire una discussione giorno dopo e mettere in campo un forte impegno, e il Consiglio regionale deve avere il coraggio di fare nuove proposte, non per fare il federalismo perché su questa strada non ce la faremo mai ma proteggendo il nostro mercato stabilendo regole che tutelino le imprese calabresi e le facciano produrre, perché nessuno ci darà mai una mano. Dobbiamo combattere e unirci come politica, classe dirigente, imprenditoria, pensando – osserva il sindaco di Catanzaro – non alle piccole cose ma alle grandi cose, dando una speranza ai giovani e risolvendo i problemi di 300mila disoccupati».
A concludere, in una sala gremita nella quale è presente, tra gli altri, anche il consigliere regionale della Cdi, Giuseppe Pedà, è Mario Occhiuto, che esprime «preoccupazione, perché nel Mezzogiorno e in Calabria ci sono scarsi investimenti e scarse risorse, con i Comuni che possono incassare meno di quelli del Nord. Bisogna mettere un freno a un’idea che potrebbe dividere ancora di più l’Italia non solo sul piano delle risorse ma persino sul piano dei diritti dei cittadini, creando un Paese a macchia di leopardo». Il sindaco di Cosenza, indicato da Forza Italia come candidato alla presidenza della Regione, aggiunge: «Non penso che ci sia un problema di classe politica o dirigente in Calabria, perché abbiamo avuto grandi politici e abbiamo ottimi amministratori e spesso vedo al Nord che hanno amministratori imbarazzanti. Penso invece che ci sia un problema strutturale, che richiede un diverso approccio e un lavoro costante che ci impegni non solo nella gestione ma per lo sviluppo. Per questo – conclude Occhiuto – abbiamo messo in campo questo nostro progetto che vuole essere una rivoluzione non di protesta ma di proposta, una proposta finalizzata alla crescita della Calabria». (ant. cant)
x
x