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Caos Ferrovie della Calabria, si dimette l'amministratore Marino

Passo indietro a causa della crisi dell’azienda e di un rapporto compromesso con Oliverio. Che ora potrebbe nominare un dirigente del ministero dei Trasporti. Ma il rilancio della società è ancora …

Pubblicato il: 27/06/2019 – 12:47
Caos Ferrovie della Calabria, si dimette l'amministratore Marino

di Pietro Bellantoni
CATANZARO La guerra di logoramento e la crisi dell’azienda lo ha spinto verso le dimissioni. Da oggi Paolo Marino non è più l’amministratore unico di Ferrovie della Calabria, l’azienda di proprietà della Regione che gestisce buona parte del trasporto pubblico locale.
Le dimissioni di Marino erano nell’aria da diversi giorni ed erano state anticipate da una lettera, secondo alcune fonti falsa, in cui l’ormai ex au spiegava i motivi del suo addio e rimarcava lo stato di crisi di un’azienda vittima di un «sistematico annichilimento delle sue risorse, energie e culture». Fdc è ormai da tempo alle prese con un progetto di ammodernamento che dovrebbe portare a uno scorporo sulla falsariga del modello nazionale, con la nascita di società distinte per la gestione dei servizi e della rete.
L’azienda, che ha un contratto di servizio con la Regione di circa 44 milioni, oggi vanta 700 dipendenti (fino a qualche anno fa erano più di mille), serve centinaia di chilometri di tratte ferroviarie (tra cui la Cosenza-Catanzaro Lido, la Cosenza-San Giovanni in Fiore e la Gioia Tauro-Palmi) e dispone di 344 autobus di linea extraurbani e urbani.
L’operazione di ripiano, avvenuta nel 2011 per volontà del centrodestra, non ha però permesso alla società di uscire dall’emergenza. I problemi più grandi riguardano la liquidità, con il ritardo nei pagamenti di dipendenti e fornitori, e le proteste dei sindacati nei confronti della governance. La situazione è poi peggiorata in seguito al pensionamento dell’ex dg Giuseppe Lo Feudo, per decenni vero deus ex machina dell’azienda.
A quanto pare, Marino, nell’ultimo periodo, avrebbe perso la fiducia del governatore Oliverio, intenzionato a trovare un sostituto in grado di portare a termine quel «rilancio» molte volte promesso ma mai definitivamente realizzato.
Con le dimissioni dell’au è dunque partita la ricerca del successore. Fonti della Cittadella riferiscono che il favorito, al momento, sarebbe Antonio Parente, 50 anni, dirigente del ministero delle Infrastrutture e dei trasporti con una lunga esperienza in merito ai processi di liberalizzazione del settore.
STOP AL RISANAMENTO Il passo indietro di Marino segna, in ogni caso, uno stop nel percorso di risanamento dell’azienda. Solo poche settimane fa, nel corso di un incontro con i sindacati, Oliverio aveva definito le Fdc «asse portante del trasporto pubblico locale» e riaffermato la linea di «pieno sostegno e investimento per il rilancio dell’azienda». Una posizione ribadita anche dall’assessore ai Trasporti Roberto Musmanno, che aveva dato rassicurazioni sulla partecipazione di Ferrovie al Consorzio Cometra e sulla liquidità corrente della società.
Nino Costantino, segretario generale della Filt Cgil Calabria, sa da dove bisognerebbe ripartire: «Da tempo abbiamo sottolineato l’esigenza di avere più di un amministratore unico in grado di interpretare le esigenze e le difficoltà che sta vivendo Ferrovie della Calabria. Adesso si tratta di dare funzione e prospettiva all’azienda, nominando anche un nuovo direttore generale che abbia capacità e competenze e sappia discutere con il sindacato».
LE REAZIONI POLITICHE La gestione di Fdc aveva sollevato critiche bipartisan. Uno dei primi a rilevare lo stato di incertezza dell’azienda era stato il consigliere regionale del Pd Carlo Guccione, secondo cui le delibere con le quali la Regione ha chiesto alla società l’alienazione delle azioni e della quota di partecipazione detenuta nel Consorzio Cometra avrebbero comportato «l’indizione di una gara europea per la cessione delle quote e l’affidamento dei servizi», con il risultato di una perdita di tutti i servizi e con Fdc «che si troverebbe costretta a cedere oltre 400 unità di personale, nonché 350 autobus, beni e servizi».
Per Guccione, inoltre, alla luce delle difficoltà riscontrate, appariva «difficile» affrontare «la questione dell’articolo 13 della legge regionale 35 del 2015, che prevede la costituzione mediante scissione parziale di Ferrovie della Calabria Srl per scorporazione del ramo d’azienda relativo alle attività di gestione e manutenzione delle infrastrutture della rete ferroviaria regionale. Questa scissione avrebbe portato alla costituzione dell’Agenzia regionale reti e mobilità. Agenzia che avrebbe consentito, oltre all’avvio del riordino del sistema del Trasporto pubblico locale, anche un recupero di 60 milioni di euro che la Regione ha dovuto versare allo Stato come Iva e che potevano essere risparmiati e reinvestiti nel settore trasporti».
Le ultime bordate a Oliverio portavano invece la firma di Fausto Orsomarso: «Non è giustificabile né tollerabile la crisi in cui son state cacciate, dopo cinque anni di governo di centrosinistra della Regione, le Ferrovie della Calabria che, per storia, patrimonio materiale ed esperienza maturata nel corso di vari decenni, costituiscono un asse portante del sistema trasportistico».
Fdc, a parere del consigliere regionale di Fratelli d’Italia, «potrebbe essere un’azienda sana, efficace ed efficiente, soltanto se ben amministrata. Non ci aspettava, viceversa, che l’azienda precipitasse in una nuova crisi a cui occorre dare risposte urgenti», tra cui il recupero «di circa 15 milioni di euro che l’azienda vanta nei confronti della Regione», il completamento del «conferimento dei beni deliberato nel 2012, che garantirebbe un miglioramento del patrimonio netto», e una nuova interlocuzione con il ministero al fine di «recuperare i fondi Fas residui che garantirebbero la risoluzione dei problemi finanziari dell’azienda».
Orsomarso non aveva risparmiato nemmeno l’ormai ex au: «Può l’amministratore Paolo Marino, indicato dal presidente Oliverio nel 2017 alla guida di una società carica di problematiche così complesse, essere presente in Calabria una volta a settimana?». Le dimissioni, adesso, fanno cadere anche la domanda. (p.bellantoni@corrierecal.it)

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