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«Sinora si è abbassato il capo nelle sedi concertative pur di sopravvivere»

di Fondazione TrasPArenza

Pubblicato il: 30/06/2019 – 17:11
«Sinora si è abbassato il capo nelle sedi concertative pur di sopravvivere»

«L’invito agli altri governatori del Mezzogiorno formalizzato a mezzo stampa da Mario Oliverio, è una occasione per quanti hanno idee da mettere in campo per il futuro di questa Regione. Sono in ballo visioni ampie dei problemi e chiari progetti di soluzioni, in linea con il dettato costituzionale (ancorché da rivedere) e il futuro europeo.
Ciò che scrive il governatore calabrese fa comprendere perché la Calabria sia precipitata nelle attuali condizioni di invivibilità e arretratezza. Il contenuto della missiva – indirizzata anche a De Luca, che ha già inoltrato istanza di accedere al regionalismo differenziato, e ad Emiliano, che si appresta a fare altrettanto – è l’esercizio di schemi e tattiche politiche retroguardiste. Non si può rilanciare la concertazione interistituzionale delle Conferenze centro-periferie che è tra le cause primarie della disgregazione dell’uniformità dei diritti, il vero attentato alla solidarietà e alla leale collaborazione della Repubblica. Il governatore/sindaco che a Roma si esercita nel procacciare risorse ha prodotto risultati insoddisfacenti sotto gli occhi anche dei più distratti. Le conferenze di ogni tipo (Stato-Regioni, Stato-Città e autonomie locali) hanno contribuito a dividere il Paese sebbene dietro il velo ipocrita di una contrattazione politica sempre in mano ai governatori delle grandi Regioni, indipendentemente dalla loro appartenenza politica (basta riflettere al secondo Errani eletto grazie ai leghisti del nord!). Tutto questo è la causa del disastro del Sud, vittima di negoziazioni con riparti impropri, prive delle misure di attuazione dei provvedimenti perequativi (come quello per la perequazione infrastrutturale del 26 novembre 2010, per la solidarietà – che non c’è – nei confronti dei danni economici prodotti al sud da una malagestio delle risorse pubbliche, per la mancata attuazione del federalismo fiscale e assenza della determinazione dei costi/fabbisogni standard).
Sinora si è abbassato il capo nelle sedi concertative pur di sopravvivere e portare a casa il quasi nulla. Lo dimostrano la sanità negata, le scuole insicure, le reti stradale dell’altro secolo, una autostrada figlia unica di madre vedova, una rete portuale insufficiente e in mani improvvide, una rete ferroviaria di seconda classe, un mare sporco e una ‘ndrangheta che si sostituisce sempre di più alle istituzioni pubbliche nonostante magistrati costretti a vivere segregati, e quant’altro. Ne è prova l’esodo giovanile di massa dopo un ingente investimento familiare e sociale.
Occorre una strambata. Bisogna ricorrere al nuovo garantito e non più all’usato taroccato. Necessita partire dalle buone occasioni mancate e immaginare il meglio, allontanando la logica dell’uomo solo al comando o della provvidenza. La revisione costituzionale proposta a suo tempo è una base di ragionamento che la buona politica non deve trascurare rincorrendo idee consunte dalla storia. La previsione di un Senato delle autonomie, anche se discutibile nella forma e nelle metodiche elettive, e la radicale riscrittura dell’art. 117, con la eliminazione della legislazione concorrente, avrebbero reindirizzato il verso dell’Unità repubblica e contenuto i rischi derivanti da una impropria applicazione del regionalismo differenziato, così come rivendicata soprattutto dal Veneto.
Un progetto del genere costituisce una base di discussione con le altre regioni meridionali per dare alla Calabria un ruolo completamente diverso da quello di ieri e di oggi. Sarebbe il modo per proporre alle Regioni del sud:
a) una immediata attuazione del federalismo fiscale, con la corretta individuazione dei livelli delle prestazioni essenziali, e la concretizzazione del fondo perequativo, funzionale a contrastare le differenze e salvaguardare i cittadini dalla moria dei Comuni;
b) una riscrittura costituzionale che imponga l’istituzione – in luogo dell’attuale sistema concertativo tra Stato, Regioni, Città metropolitane e Comuni – di un «Senato delle Autonomie» e la naturale eliminazione della legislazione concorrente. Non avendo al riguardo alcuna remora a riprendere ciò che c’era di buono nella ipotesi di revisione bocciata alla consultazione popolare solo perché fatta diventare un voto pro o contro il suo autore del tempo;
c) un coordinamento interregionale per lo sviluppo delle politiche di sussidiarietà verticali non realizzabili dalle singole regioni.
Un compito non trascurabile solo che si voglia che i calabresi cominciano a godere dei loro diritti dispersi al vento da una politica autoreferenziale e auto-conservativa
Tutto il resto è l’arida propaganda vista e rivista di più o meno dotti banditori».

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