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Regionali: il Pd non vuole Oliverio, ma non sa dire perché

La segreteria Zingaretti ostile al governatore. I motivi restano però sconosciuti. Intanto il partito è bloccato e non sa che direzione prendere

Pubblicato il: 01/07/2019 – 13:15
Regionali: il Pd non vuole Oliverio, ma non sa dire perché

di Pietro Bellantoni
CATANZARO L’affaire potrebbe avere un facile titolo: “Le parole che non ti ho detto”. Il Pd non vuole Oliverio (ormai sul punto concordano quasi tutti), ma i motivi quali sono? Finora, non li ha spiegati nessuno: né il segretario Zingaretti, né il vice Orlando. Il veto tacito nei confronti di Oliverio si è perciò trasformato in un semplice velo, incapace di arrestare la corsa del governatore calabrese, a caccia di un secondo mandato, ma anche di sorreggere il nome di un’alternativa valida.
Il Pd si ritrova, così, in mezzo al guado: non vuole proseguire con Oliverio ma non sa nemmeno in che modo superarlo, proprio perché la mancanza di motivazioni alla base di questo orientamento rende impossibile l’individuazione di un altro candidato. Una così profonda incertezza, quando mancano poco più di sei mesi alle elezioni regionali, è esiziale per tutti: per il Pd, che ancora non conosce il nome del suo frontman; e per Oliverio, che ancora non può tracciare il perimetro della sua coalizione.
FREDDEZZA Oliverio, inutile dirlo, spera in un ripensamento del Pd. Il grosso del partito romano, invece, cerca un modo indolore per scaricare un presidente ritenuto ingombrante. Il punto è che Zingaretti, dopo aver incamerato i voti dell’area Oliverio alle ultime primarie, non ha mai chiarito i motivi di un’evidente freddezza all’indirizzo di quello che è pur sempre un governatore del Pd in carica.
Non ci sono dubbi sul fatto che i rapporti tra la Cittadella e il Nazareno siano praticamente inesistenti. Gli indizi raccolti nei pochi mesi della nuova segreteria, inoltre, confermano la nullità dei contatti finanche personali tra i leader, tra l’altro per una patente volontà romana, ché Oliverio sarebbe stato ben felice di ricevere l’endorsement del partito.
Zingaretti, in primo luogo, non è mai venuto in Calabria durante la campagna per le primarie, né ha mai preso posizione a favore di Oliverio quando questi è finito nelle inchieste giudiziarie della Procura di Catanzaro, che gli sono costate anche un obbligo di dimora a San Giovanni in Fiore, poi annullato dalla Cassazione.
Il segretario, dopo la sua elezione, è venuto in Calabria solo la scorsa settimana, in occasione della manifestazione unitaria dei sindacati. È atterrato a Lamezia e ad aspettarlo non c’erano Oliverio o altri rappresentanti istituzionali della regione, bensì solo il commissario Stefano Graziano. Una volta arrivato a Reggio, Zingaretti ha incontrato quasi casualmente Oliverio, per una fugace quanto non programmata stretta di mano, prontamente immortalata dai fotografi del presidente calabrese. A tutto questo, si aggiungano il fastidio della segreteria per l’insubordinazione di Oliverio rispetto all’indicazione di votare Franco Roberti alle Europee, le parole di Orlando a Lamezia («unità e rinnovamento») e, da ultimo, lo stop all’evento di Camigliatello previsto per sabato scorso, nel corso del quale il governatore avrebbe dovuto illustrare i risultati della sua amministrazione davanti al responsabile del Pd per il Mezzogiorno, Nicola Oddati. C’è quanto basta per ipotizzare che il Nazareno non voglia Oliverio quale proprio candidato alla presidenza.
MOTIVI INESPRESSI Il guaio è che il Pd non ha ancora messo in campo motivi validi per dirgli di no. Può bastare l’unico niet pubblico, arrivato dalla corrente regionale di Censore e Guccione, con quest’ultimo che mira anche lui alla candidatura? Ovviamente no. Allo stesso modo non sembrano essere sufficienti le questioni giudiziarie che pendono sul capo del governatore, per più motivi. Il primo: le indagini su Oliverio sono alla fase iniziale e per lui non c’è nemmeno un rinvio a giudizio; il secondo: anche gli altri governatori dem del Sud, De Luca ed Emiliano, sono stati raggiunti da inchieste (il presidente campano imputato e poi assolto per il caso Crescent, quello pugliese indagato per abuso d’ufficio, in merito a una nomina in Innovapuglia, e per presunte irregolarità nelle primarie del 2017) ma la loro ricandidatura non è mai stata messa in discussione dal partito. «Perché mai, allora – si chiede un dirigente pd vicino a Oliverio –, questo tipo di pregiudiziale dovrebbe valere solo per il presidente calabrese?».
L’impressione diffusa tra i dem è che la segreteria Zingaretti voglia accantonare al più presto l’attuale amministrazione regionale senza sapere come fare e, soprattutto, senza aver ancora individuato una personalità in grado di ricompattare il Pd a prescindere da Oliverio.
Intanto il tempo passa, il governatore va avanti e il partito resta in mezzo al guado, con tante parole non dette. E tra poco si vota. (p.bellantoni@corrierecal.it)

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