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Corap a rischio default. «Debito abnorme e attività paralizzate»

Il potenziale «blocco degli impianti di depurazione». I pignoramenti su molti conti bancari. I bilanci «chiusi in perdita». L’allarme del revisore unico sui conti del Consorzio: «Il pericolo è lo s…

Pubblicato il: 02/07/2019 – 7:20
Corap a rischio default. «Debito abnorme e attività paralizzate»

di Pablo Petrasso
CATANZARO «Evidente situazione di squilibrio tra le entrate e i costi di gestione» e «nessun miglioramento dal punto di vista economico/finanziario rispetto al trimestre precedente»; anzi, la situazione si è «ulteriormente aggravata». L’ultimo verbale del revisore unico suona quasi come un de profundis per il Corap, il “consorzio dei consorzi industriali calabresi”. Esiste un’«abnorme massa debitoria che ammonta a 90 milioni di euro circa, a fronte di crediti che ammontano a circa 50 milioni», dunque «l’ente non riesce più a far fronte in maniera tempestiva al pagamento delle proprie obbligazioni, compreso il pagamento degli stipendi».
Sergio Tempo, il professionista incaricato di tenere sotto controllo i conti dell’ente (dal quale era stato allontanato dalla giunta Oliverio prima che la giustizia amministrativa lo rimettesse al proprio posto), segnala anche un caso che riguarda la depurazione. Il Corap, infatti, gestisce alcuni impianti «che necessitano di un’attività giornaliera e operativa comportante decisioni di spesa senza le quali si rischia il blocco dell’attività depurativa con potenziali danni ambientali e relative conseguenti responsabilità civili e penali». Il guaio è che, «di sovente, l’ente non riesce a far fronte puntualmente all’acquisto e al relativo pagamento dei prodotti occorrenti a tale delicatissima attività».
C’è addirittura di peggio, secondo il revisore unico: emergerebbero, infatti, «consistenti pendenze debitorie, rientranti nel penale, per ritenute fiscali, ritenute previdenziali, assistenziali e Iva relativi all’anno d’imposta 2018».
Il debito è «abnorme» e la situazione avrebbe «alimentato in modo esponenziale il contenzioso, con conseguenti pignoramenti su molti conti correnti bancari, che di fatto hanno paralizzato l’attività dell’ente». Proprio l’8 maggio scorso, da dipartimento Sviluppo economico è stato trasmesso al Corap «un elenco dal quale si evincono numerose richieste di pignoramento di risorse che vedono il Corap debitore esecutato e la Regione Calabria terzo pignorato per diversi milioni di euro».
A questa emergenza si aggiunge il fatto che gli ultimi tre bilanci (2016, 2017 e 2018; per quest’ultimo quella di Tempo è una previsione) hanno chiuso in perdita. Situazione, questa, che comporta «un quasi assoluto stato di insolvenza, che può assumere carattere strutturale o definitivo, portando l’ente in uno stato di crisi irreversibile».

Sembra che il Corap si sia avvitato in una spirale senza via d’uscita. «Lo stato di sofferenza di liquidità – scrive ancora il revisore – con conseguente difficoltà nel pagamento dei debiti certi, liquidi ed esigibili, ha determinato in capo al Consorzio l’impossibilità di assicurare la sostenibilità e l’assolvimento delle funzioni indispensabili». L’analisi contiene anche una serie di suggerimenti rivolti alla Regione, primo fra tutti «l’adozione di un piano industriale che preveda soluzioni spin off, e che risponda anche ai principi di sistematicità, affidabilità, coerenza, chiarezza, controllabilità e soprattutto che garantisca un risultato della gestione caratteristica positivo». Il contesto di perdite, in realtà, potrebbe portare allo «scioglimento» del consorzio con «la nomina di un liquidatore», circostanza che può essere «rimossa solamente nel caso in cui i soci, in particolare la Regione, decidano di ricapitalizzare».
Questo appello (il verbale è stato inviato, tra gli altri, al governatore Oliverio, al presidente del consiglio regionale Irto, al presidente della Commissione Bilancio Giuseppe Aieta e al dipartimento Sviluppo economico), secondo quando segnalato dal revisore unico, è già stato avanzato senza trovare risposta («nessun atto ufficiale è stato prodotto» dalla giunta regionale «nonostante i ripetuti solleciti»). E viene ribadito, assieme all’invito al direttore generale del dipartimento Sviluppo economico «a convocare i soci in assemblea straordinaria al fine di valutare l’eventuale scioglimento del consorzio e la nomina di un commissario liquidatore». È questa l’unica strada percorribile secondo l’organo di controllo, sul quale aleggia lo spettro delle dimissioni del direttore generale Filippo Valotta. A meno che la Regione non pensi a una ricapitalizzazione per uscire da quella che potrebbe trasformarsi in una «crisi irreversibile». (p.petrasso@corrierecal.it)

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