di Alessia Candito
LIMBADI Ci sono i selfie di prammatica e qualcuno gli allunga persino lettere e regali, ma ad accogliere Matteo Salvini a Limbadi non è la folla delle grandi occasioni. Di paesani se ne vedono pochi, i più sono militanti e attivisti della Lega dei paesi vicini, accorsi per salutare il leader del Carroccio, più che il ministro dell’Interno che ha incontrato anche Sara Scarpulla, la mamma di Matteo Vinci (ve lo abbiamo raccontato qui) . Ma a loro, Salvini riserva una piccola delusione. O forse due. «Oggi non parliamo di candidature, oggi sono qui per consegnare un bene confiscato» dice ai giornalisti che lo incalzano. E poi «per le Regionali non rivendichiamo nulla». In ogni caso, dice chiudendo definitivamente il discorso, «ne parleremo la prossima volta».
ASSEGNAZIONE TRAVAGLIATA «È una bella giornata di sole, di futuro, di vittoria della legalità – ha commentato Salvini – e sono contento che questo potrà essere uno spazio dove si studia, si cresce e si combattono le mafie» dice di fronte alla villetta confiscata al clan Mancuso e oggi affidata all’associazione “San Benedetto Abate” di Cetraro, presieduta da don Ennio Stamile, anche referente regionale di Libera. Un’assegnazione travagliata. In passato, il medesimo stabile era finito in mano all’associazione Riferimenti di Adriana Musella, che ci ha rinunciato dopo essere stata travolta da uno scandalo per spese pazze incongrue con i fini dell’antimafia e per questo oggi a processo. Rimesso a bando, dopo una prima gara andata deserta, lo stabile – riferisce il commissario prefettizio che guida l’amministrazione a Limbadi dopo lo scioglimento – è stato assegnato all’associazione di Cetraro.
UNIVERSITÀ SÌ, MA DELLA MEMORIA E DELL’IMPEGNO È lì che il gruppo guidato da don Stamile sogna di far nascere «un’Università della memoria e dell’impegno, che nulla ha a che fare con l’Università dell’antimafia precedentemente progettata» chiarisce il sacerdote, marcando le distanze dall’associazione Riferimenti e dalla sua presidente, finita nella polvere. Al ministro però qualcuno non deve aver spiegato in dettaglio tutta la storia perché dice «Ho visto molti beni che sono stati riutilizzati, ma non avevo ancora visto un’Università antimafia». Magari sarà per la prossima volta. Del resto, dice Salvini «Mi piacerebbe tornarci a seguire una lezione e mi tolgo il cappello di fronte a chi ha accettato una sfida così ostica».
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LA PROVINCIA PIÙ POVERA, «MA CI SAREMO» In realtà, promette, tornerà e seguirà con attenzione tutto il vibonese. «Qualcuno mi ha chiesto perché non sono a Bruxelles per l’elezione dei vertici europei, ma avevamo preso un impegno qui. Date le statistiche, questa è la provincia più complicata di Italia, stando agli indicatori economici quella con il maggior tasso di povertà. Molti italiani non conoscono la provincia di Vibo. Ho visto – aggiunge – che tra la dorsale tirrenica e quella ionica c’è una differenza infrastrutturale notevole. Ma oggi è una bella giornata perché vedo tanti progetti di recupero dei beni confiscati e ogni tentativo di riutilizzo dei beni, anche se spesso sono difficili da recuperare, va sostenuto. La vicinanza è una vicinanza economica».
LA LOTTA ALLE MAFIE E IL COMITATO DI FERRAGOSTO E tornerà, promette, anche nel reggino per il Comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza, che lo scorso anno a Ferragosto si è tenuto a San Luca, anche quest’anno nella stessa data si riunirà in Calabria. «A noi –commenta – non piacciono le cose facili. La lotta alla mafia non si è mai fermata, questo a prescindere dai governi e dai ministri. Sicuramente questo governo ha nella lotta alla mafia una delle sue priorità». Snocciola numeri, dati, statistiche, rivendica misure e provvedimenti. «Siamo a più di 5mila beni confiscati tra case e aziende in Calabria gestite direttamente dal Ministero o dai Comuni. Nel decreto Sicurezza – aggiunge Salvini – abbiamo potenziato l’agenzia per i beni confiscati assumendo nuovo personale. Abbiamo inaugurato la nuova sede di Milano. Stiamo cercando la nuova sede di Roma».
RINFORZI IN ARRIVO Anche gli agenti, come chiesto insistentemente dai magistrati di tutte le procure, dovrebbero aumentare. «Ai 177 agenti già arrivati se ne aggiungeranno 156 nell’arco dei prossimi 10 mesi. Stiamo facendo un piano di assunzioni straordinarie – afferma– per coprire il blocco del turnover degli anni passati. Solo in provincia di Vibo abbiamo stanziato circa 3 milioni di euro per un piano di videosorveglianza». Nel frattempo, aggiunge, «dico grazie ai 12mila uomini delle forze dell’ordine che in tutta la Calabria combattono contro i delinquenti quotidianamente. Anche le ultime leggi approvate dal governo e dal Parlamento – prosegue – ci danno più forza per combattere i troppi Mancuso che ci sono in giro per tutta l’Italia». Ma «è una battaglia che non si vince in un quarto d’ora, ma paese per paese, contrada per contrada. Abbiamo visto come si sono arrabbiati i Casamonica e questo è un buon segno».
TESTIMONI DI GIUSTIZIA SUL PIEDE DI GUERRA Chi si è inalberato però sono anche i testimoni di giustizia del vibonese. Inutilmente lo hanno atteso di fronte al Municipio, inutilmente hanno tentato di avvicinarlo, inutilmente hanno chiesto un incontro. Nonostante un’attesa di quasi un’ora, l’unica cosa che si sono sentiti rispondere è «quando esce viene qui a stringervi la mano». Troppo poco per Salvatore Barbagallo, imprenditore 65enne ridotto sul lastrico dai clan e testimone in decine di processi, ma ignorato dal Viminale. «Io vorrei sapere – dice furioso – per quale motivo è venuto qui a Limbadi, a fare che cosa di preciso. Questa è solo una parata, un’inutile passerella». Ma Salvini e il suo corteo di blindate erano già andati via sgommando. (a.candito@corrierecal.it)
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