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Non mentì in Tribunale, assolto il colonnello Giardina

Per la Corte d’Appello di Reggio Calabria «il fatto non sussiste». Il militare era finito sotto inchiesta dopo la sua deposizione nel processo Lo Giudice

Pubblicato il: 02/07/2019 – 17:27
Non mentì in Tribunale, assolto il colonnello Giardina

REGGIO CALABRIA Il colonnello Valerio Giardina non ha mai mentito in tribunale, nelle aule di giustizia non ha mai nascosto nulla dell’attività investigativa che ha portato alla cattura del superboss Pasquale Condello. La Corte d’Appello di Reggio Calabria ha assolto «perché il fatto non sussiste» l’ufficiale dei carabinieri, per lungo tempo al comando dei Ros di Reggio Calabria, in passato accusato di “falsa testimonianza” in seguito alla sua deposizione al processo Lo Giudice. In quella sede, Giardina – per anni impegnato nelle indagini che hanno permesso di svelare l’esistenza degli invisibili della ‘ndrangheta – aveva negato un qualunque tipo di apporto del clan Lo Giudice nella cattura di Pasquale Condello, smentendo sul punto il pentito “Nino il Nano”. Una verità divenuta poi definitiva grazie a diverse sentenze di Cassazione. La pm Beatrice Ronchi però all’epoca si era rifiutata di credergli, per questo aveva chiesto e ottenuto la trasmissione degli atti al tribunale tanto per Giardina, come per il suo secondo, “Gerri” Lardieri (entrambi sono difesi dall’avvocato  Francesco Gambardella). Da allora sono passati anni, fatti di fascicoli rimasti aperti nonostante poco o nulla sia stato fatto dal punto di vista investigativo, accuse infamanti, carriera in stand by e in ogni caso, lontano da Reggio Calabria, dove la squadra dell’epoca è stata smontata a partire dai suoi vertici. In primo grado per Lardieri era arrivata l’assoluzione su richiesta della stessa procura che un anno prima aveva chiesto il rinvio a giudizio, mentre per Giardina una condanna, spogliata però dell’infamante accusa di aver agevolato la ‘ndrangheta, come teorizzato dal pm responsabile del fascicolo. Adesso la Corte d’Appello ha restituito verità ad un’indagine che per anni ha raccontato una storia diversa rispetto a sentenze, anche definitive, che hanno permesso di ricostruire pezzi negati della storia di Reggio Calabria. (ac)

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