LAMEZIA TERME Non c’è pace per uno dei simboli storici più importanti e riconoscibili di Lamezia Terme. A poco più di un mese dalla risoluzione del contratto di appalto, infatti, è stata completamente smantellata l’impalcatura che cingeva il Bastione di Malta, con buona pace dei lametini convinti di poter finalmente vederlo rifiorire. In tutti questi anni, invece, a fiorire sono stati solo i campi attorno al Bastione e le polemiche continue su dei lavori che, di fatto, non sono mai iniziati veramente. E così cala il sipario per l’ennesima volta sul monumento storico lametino, emblema non solo della città ma anche di un pressapochismo e menefreghismo che negli ultimi decenni ha affossato progetti, prospettive e sogni. Lo scorso giugno il Comune di Lamezia, guidato dalla terna commissariale, aveva risolto il contratto con l’impresa che avrebbe dovuto completare l’intervento di “Acquisizione e valorizzazione del Bastione di Malta” a causa (si legge) dei ritardi per negligenza dell’appaltatore rispetto alle previsioni del programma.
Il Bastione di Malta è un’imponente torre costiera risalente alla metà del XVI secolo, edificata nel 1550 quando il viceré di Napoli, don Pedro de Toledo, decise di fortificare la difesa costiera di fronte ai continui sbarchi dei Saraceni. Venne assegnata ai Cavalieri di Malta che nel territorio di Sant’Eufemia, l’attuale Lamezia Terme, possedevano un feudo. Il Bastione, grazie alla solida struttura, ha resistito fino ad oggi, fa parte come simbolo dello stemma di Lamezia Terme e, dopo una lunga e complessa trattativa, è stato acquisito al patrimonio pubblico dall’amministrazione comunale guidata dall’allora sindaco Gianni Speranza.
Per un monumento un tempo protagonista e spettatore di battaglie sanguinose, la speranza è di vincere l’ultima guerra contro l’abbandono e l’incuria, che lo hanno trasformato da simbolo di una città ad emblema di decadenza. (gc)
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