MONTEVIDEO Erano in quattro ad essere evasi dal carcere “Central” di Montevideo, in Uruguay, il 24 giugno scorso. Ora tre sono stati catturati e l’unico ancora da scovare è il boss della ’ndrangheta Rocco Morabito. Giovedì, infatti, sono stati scovati due evasi, Matias Sebastian Acosta Gonzalez e Bruno Ezequiel Diaz che si trovavano nella città di Minas, 140 km a nordest di Montevideo. Due giorni dopo la fuga era già stato catturato il primo, Leonardo Abel Sinopoli Azcoaga. La conferma arriva dal ministero dell’Interno del Paese latinoamericano.
Morabito, 53 anni, detto il “Tamunga” è stato condannato in contumacia in Italia a 30 anni di carcere per traffico di droga, e si attendeva l’estradizione che un tribunale penale di Appello dell’Uruguay aveva confermato il 29 marzo scorso. La fuga è avvenuta dalla terrazza del carcere Morabito era ricoverato con i suoi complici in osservazione nell’infermeria del carcere. La loro fuga è avvenuta di notte attraverso un passaggio creato nel tetto, da dove si sono calati in una fattoria confinante, dove hanno rubato denaro alla proprietaria.
Dopo la conferma dell’estradizione concessa in Appello, i legali di Morabito hanno presentato, come ultima opzione, un ricorso alla Corte suprema di giustizia. Il boss ha cercato di evitare in ogni modo il suo trasferimento in Italia, giungendo perfino ad insultare durante il dibattimento in tribunale la giudice per far sospendere il processo. Le autorità uruguaiane hanno diramato un allarme a livello nazionale indicando un numero di telefono a cui rivolgersi in caso di informazioni utili. Originario di Africo, il “Tamunga” è emigrato a Milano quando aveva 25 anni e in Lombardia è diventato uno dei grandi registi del traffico di cocaina. Quando lo hanno arrestato nel settembre del 2017, dopo 23 anni di latitanza, Morabito era in un hotel di lusso di Montevideo e grazie a un documento d’identità falso si faceva passare per un imprenditore brasiliano 49enne di nome Francesco Antonio Capeletto Souza. A disposizione aveva dodici carte di credito, assegni e denaro contante, oltre a 13 telefonini, armi e a una Mercedes.
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