REGGIO CALABRIA La Procura della Repubblica di Reggio Calabria, diretta da Giovanni Bombardieri, sta proseguendo gli interrogatori sullo stato finanziario dell’Azienda sanitaria provinciale di Reggio. Il procuratore aggiunto Gerardo Dominijanni e la pm Marika Mastrapasqua stanno interrogando amministratori e dirigenti pubblici con riferimento ai cosiddetti “pagamenti doppi” – fatture quietanzate due volte per la stessa fornitura – nei confronti di conferitori di beni e di prestazioni in regime di convenzione. L’inchiesta, coordinata dalla Procura e condotta dalla Guardia di finanza provinciale al comando del colonello Flavio Urbani, aveva portato al sequestro preventivo di beni, mobili e immobili, per un valore di oltre quattro milioni di euro a carico di un laboratorio radiologico privato convenzionato di Siderno, con l’ipotesi di reato nei confronti degli
amministratori del centro diagnostico di truffa aggravata e falso ideologico ai danni dello Stato.
Le indagini si erano concentrate su un accordo transattivo concluso quattro anni addietro tra l’Asp e il fornitore privato, con il quale fu disposto il pagamento della complessiva somma di 7.974.219,16 euro (di cui 5.822.024,33 euro come quota capitale, 2.054.056,57 euro per interessi di mora, nonché 98.138,26 euro per spese legali, contributi unificati e spese di registrazione) per crediti pregressi, presuntivamente vantati dallo stesso laboratorio, poiché non ancora riscossi.
A fronte di tale credito venivano esibite dagli indagati numerose fatture, a loro dire non pagate, per ciascuna delle quali i militari della Guardia di finanza hanno effettuato i riscontri, in particolare
esaminando tutti i documenti contabili per verificare, sulla base della documentazione acquisita sia presso gli uffici dell’Asp che presso l’imprenditore, se gli stessi documenti fossero stati esibiti in altre procedure di pagamento.
I finanzieri hanno così accertato il doppio pagamento effettuato dall’ente sanitario a favore della società delle medesime, identiche, fatture già liquidate in precedenza, per un ammontare di oltre 4 milioni di euro, di cui quasi 3 milioni di euro in quota capitale, e un ulteriore milione di euro a titolo di interessi. Crediti che, sebbene già estinti in quanto riscossi nel corso del tempo tramite il meccanismo della cessione degli stessi a diverse società di “factoring” o la riscossione con procedure esecutive, sarebbero stati, viceversa, utilizzati di nuovo dallo studio radiologico per ottenerne, per la seconda volta, il relativo pagamento.
x
x