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Ucciso dal nipote della badante e bruciato in casa, risolto “cold case” nel Vibonese – VIDEO

I carabinieri hanno arrestato il presunto autore dell’omicidio di Andrea Mastrandrea, avvenuto a Filadelfia nel giugno del 2013. È un cittadino bulgaro estradato in Italia. Indagato a piede libero …

Pubblicato il: 08/07/2019 – 11:34
Ucciso dal nipote della badante e bruciato in casa, risolto “cold case” nel Vibonese – VIDEO

VIBO VALENTIA Lo hanno aggredito, legato e ucciso. Poi hanno dato fuoco alla casa in cui, dopo la morte della moglie, viveva da solo a Filadelfia, in contrada Scarro, nella frazione Montesoro. Andrea Mastrandrea, agricoltore all’epoca 69enne, è morto con il cranio e il torace fracassati. Era il 20 giugno del 2013 e oggi, a distanza di sei anni, i carabinieri del Nucleo operativo e radiomobile della Compagnia di Vibo coordinati dalla Procura di Lamezia Terme hanno risolto il “cold case” individuando sia il presunto autore che il complice di quell’efferato omicidio.
Nella nottata del 4 luglio scorso i militari dell’Arma sono arrivati all’aeroporto di Fiumicino per eseguire il mandato di arresto europeo per omicidio, rapina ed incendio aggravato a carico di Vasil Naidenov Ivanov, detto “Vasco”, 29 anni, cittadino bulgaro estradato in Italia su ordine del gip di Lamezia Terme (Filadelfia ricade nel distretto giudiziario lametino), che è nipote della badante della vittima. Un altro bulgaro, Tihomir Antov Krasimirov, 40 anni, ritenuto dagli inquirenti complice e coautore dell’omicidio è indagato a piede libero.
IL FIGLIO DELLA VITTIMA: «UCCISO SENZA PIETÀ» Il corpo di Mastrandrea, che presentava una profonda ferita alla nuca provocata da un oggetto contundente, fu rinvenuto dai figli accorsi nell’abitazione che i malviventi avevano tentato di dare alle fiamme in più punti allo scopo di far sparire ogni traccia, anche del cadavere. «Oggi è un giorno – ha detto il figlio di Mastrandrea, Vito – che ci ripaga di anni di speranze e attese di assicurare alla giustizia uno degli assassini di mio padre. Mio padre era una persona che è sempre stata dedita al lavoro e alla famiglia, un agricoltore che si spaccava la schiena ogni giorno per portare il pane a casa, ucciso senza pietà dai suoi aguzzini che gli chiedevano sempre soldi per soddisfare i loro comodi. Mi auguro che adesso trovino gli altri e che buttino la chiave della loro prigione».
LA RICOSTRUZIONE DELLA RAPINA E DELL’OMICIDIO Secondo le risultanze investigative dei carabinieri del Norm alla base del delitto ci sarebbe una tentata rapina nell’abitazione della vittima. I due si sarebbero introdotti in casa dell’anziano con l’obiettivo di impossessarsi di una somma di denaro che l’uomo nascondeva in alcuni barattoli, ma sarebbero però stati scoperti e prima di dileguarsi con un bottino imprecisato Ivanov avrebbe immobilizzato, pestato a morte e ucciso Mastrandrea. L’uomo sarebbe stato colpito più volte al cranio e al torace provocandogli la frattura alle costole e allo sterno con conseguente emorragia che ha causato la morte. Emblematico il referto del medico legale secondo il quale la morte di Mastrandrea era da ricondurre a «un arresto cardiorespiratorio secondario a shock traumatico in soggetto con sfondamento toracico caratterizzato da fratture sterno-costali ed emitorace massimo e lesività traumatica contusiva». La morte è stata quindi causata dal pestaggio al quale è stato sottoposto dopo aver scoperto l’assassino e il suo presunto complice in casa. Fin da subito, quindi, gli inquirenti hanno escluso le cause naturali o accidentali del decesso iniziando a battere la pista dell’omicidio.
L’INCENDIO DELLA CASA E LA FUGA IN BULGARIA Successivamente, per cancellare le prove, i due avrebbero dato fuoco ai mobili causando un incendio spento dai vigili del fuoco intervenuti sul posto unitamente ai carabinieri dopo essere stati allertati dal figlio, che nel frattempo aveva fatto la tragica scoperta. Del presunto assassino e del suo complice in quel momento non c’era più nessuna traccia. Per i carabinieri subito dopo aver commesso l’omicidio avrebbero lasciato la Calabria per recarsi in Bulgaria. Secondo quanto accertato dagli investigatori lo avrebbero fatto poche ore dopo il delitto imbarcandosi a Brindisi su una nave che li avrebbe portati dapprima in Grecia e da qui nel loro Paese. I carabinieri del Norm sono arrivati a loro dopo una serie di intercettazioni. Ivanov è infatti il nipote dell’ex badante di Mastrandrea che da un paio di mesi aveva deciso di trasferirsi nella casa dove poi è stato ucciso per condurre una vita “più autonoma”. “Vasco” conosceva quindi bene le abitudini della vittima per la quale in qualche occasione aveva anche fatto da autista oltre ad aver ricevuto alcune somme di denaro. Una volta delineato il quadro indiziario il Norm di Vibo ha quindi chiesto l’assistenza dell’Interpol e, in particolare, delle autorità bulgare per gli opportuni riscontri. È quindi risultato che Ivanov in patria fosse conosciuto come «personaggio la cui propria fonte di guadagno proveniva da azioni delittuose» con contatti con soggetti criminali. Il gip del Tribunale di Lamezia Terme ha quindi disposto l’applicazione della misura cautelare in carcere per Vasil Ivanov nei confronti del quale sussistono «imperiose esigenze cautelari». L’uomo è stato quindi estradato e tradotto in carcere a Rebibbia. Resta indagato a piede libero Tihomir Antov Krasimirov, per il quale il giudice ha rigettato l’arresto per «difetto di gravità indiziaria a suo carico».
https://www.youtube.com/watch?v=WEeC5H8Bnm0

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