La campagna contro l’autonomia differenziata lanciata dal governatore della Calabria Oliverio fa bene alla sua visibilità politica in vista delle elezioni regionali ma non al futuro della Calabria.
L’autonomia differenziata è proposta dalla Lega non per spaccare l’Italia bensì per superare l’inefficienza cronica della burocrazia centralizzata dando la possibilità ai territori che dimostrano di sapere gestire bene da sé alcune competenze di poterlo fare. È un’assunzione di responsabilità volontaria che tutti i territori, meridionali compresi, possono esercitare. Dunque, invece che attaccare regioni come la Lombardia o il Veneto perché vogliono coglierla, Oliverio dovrebbe spiegare per quale motivo la Calabria non sia capace di assumersi questa responsabilità. La risposta è semplice: perché fino a oggi ha avuto una classe politica incapace di prendere davvero in mano le redini della propria terra per costruirla e non per spolparla.
Chi ha governato la Calabria fino a oggi non ha avuto la visione, la capacità e l’intenzione di mettere questa terra sul binario dell’autodeterminazione del proprio futuro rimboccandosi le maniche per creare quel lavoro, quelle infrastrutture, quei servizi necessari per svilupparla, preferendo starsene in poltrona a chiedere continue forme di assistenzialismo che hanno tolto dignità politica alla Calabria facendola apparire all’esterno come una terra incapace di badare a se stessa. E incapace persino di far fruttare gli aiuti messi a disposizione, come tutti quei fondi europei inutilizzati per incapacità o come tutti quei fondi nazionali mai trasformati in benefici per il territorio calabrese perché persi nei meandri del clientelismo.
Ciò di cui ha bisogno oggi la Calabria è una classe politica capace di rendere il suo futuro sempre meno dipendente dalle altre regioni. Che non rigetti ma accolga la sfida dell’autonomia proponendo ai territori del Nord (quelli cioè che secondo il principio di solidarietà nazionale devono trasferire risorse al Sud) di instaurare un nuovo modello di collaborazione basato sul rapporto diretto tra territori, facendo in modo che chi dia i soldi sappia per quali progetti vengano usati e sia coinvolto nel progetto stesso. In sintesi, semplificando: la Calabria dichiara di aver bisogno di una linea ferroviaria, la Lombardia la finanzia e viene coinvolta nella sua realizzazione così da controllare che sia fatta davvero e senza sprechi. Risultato: la Calabria avrà una linea ferroviaria e la Lombardia avrà speso meno soldi.
E rilanciando attraverso la proposta di costruzione di una macroregione del Sud, che imiti la capacità di fare squadra del Nord e faccia uscire dall’individualismo le regioni del Sud che agendo insieme potranno tornare finalmente ad avere quel peso politico e geopolitico, in Italia e in Europa, necessario per tornare ad avere una vera attenzione per lo sviluppo di questo territorio. Cosa di cui ha bisogno più di tutti la Calabria che altrimenti – pesando economicamente e demograficamente molto meno di Sicilia, Puglia e Campania – sarà condannata a restare nell’ombra.
*Lega
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