Ho appena letto l’apprezzato e accorato invito critico che l’on.le Sapia fa a tutta la governance della salute (potete leggerlo qui). A quella che impedisce ancora oggi alla Calabria – a tredici mesi dall’occupazione della Grillo del dicastero corrispondente e a oltre sei mesi dalla nomina dei commissari ad acta di nuova generazione politica – di fare un benché minimo passo in avanti.
Ad un decreto legge, il n. 35 del 30 aprile 2019, e ad una legge di conversione con consistenti modifiche, la n. 60 del 25 giugno 2019, non è succeduto alcunché. Non vi è traccia della promessa della ministra Grillo di rivoltare la Calabria sanitaria come un calzino.
Tutto continua come prima, anzi va peggio. D’altronde, è ciò che era naturale aspettarsi: con un direttore alla programmazione sanitaria che ha contribuito, quale ex sub-commisario al piano di rientro, alla rovina della Calabria sanitaria; con un sub-commissario che, arrivato con la boria di conquistare non si sa cosa (o forse si!), è scappato via di notte fonda, senza che nessuno abbia capito il motivo dell’abbandono della carica (o forse si!).
Incombe il disordine. Domina l’incapacità di dare una testa alla più che fantasiosa struttura ideata con il DL chiamato, molto ironicamente, salva-Calabria. Dei previsti otto commissari straordinari dei commissari ad acta solo in tre hanno avuto l’ardire, meglio il coraggio, di accettare l’incarico di affrontare l’inferno calabrese, peraltro con le strutture pubbliche non accreditate e, quindi, utilizzate illegittimamente e illecitamente. Di effettuare la più generale ricognizione delle condizioni esistenziali – economiche, patrimoniali, finanziarie, organizzative e finanche estetiche – delle aziende sanitarie e ospedaliere che in Calabria, fatta qualche rara eccezione, fanno di tutto e di più, tranne che garantire il diritto della salute, neppure ai livelli minimi.
Siamo stati in tantissimi – ha ragione l’on.le Sapia – ad augurarci la svolta che (ahinoi) non c’è stata, a causa di una sanità affollata di nomine inadeguate, di rifiuti di quattro commissari straordinari su sette, di regalie diffuse in favore dell’Agenas & Co. e di atti propedeutici a confermare gli advisor a prezzi milionari per non fare nulla ovvero per fare danni irreparabili, dei quali dovrebbero essere chiamati a rispondere (Asl di Reggio Calabria docet).
L’unica cosa che è valsa ad essere positivamente vissuta in questo periodo di governo della salute pentastellato è stata la salutare dimissione del subcommissario, già responsabile di aver lasciato un buco di centinaia di milioni di euro al termine della sua esperienza di manager dell’Asl di Crotone, forse incautamente preposto allora e oggi addirittura a rappresentare il Governo ex art. 120 Cost.
Occorre fare presto e bene, solo che si voglia salvare la Calabria dall’irrimediabile. L’estate è oramai arrivata con tutti i disagi nuovi, dettatati dal sovraffollamento, che si sommano ai vecchi. Aziende senza preposti titolari, con in campo le riserve che, meno male, in Calabria sono in possesso di esperienza.
Così si rischia troppo, perché non si fa nulla tranne che aspettare incoscientemente, così come avvenne nel 2007 con tre morti innocenti e chissà quanti calabresi maltrattati ovunque. Un dramma che fu causa del commissariamento di protezione civile! Lo stesso che invoco da due anni, ahimè inascoltato.
*docente Unical
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