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Lamezia, la “giungla” dell'area industriale e la paura di nuove esondazioni

Gli imprenditori della zona lanciano un nuovo allarme dopo le emergenze (annunciate) dell’ottobre scorso – LE FOTO

Pubblicato il: 12/07/2019 – 11:38
Lamezia, la “giungla” dell'area industriale e la paura di nuove esondazioni

LAMEZIA TERME Le cronache delle emergenze annunciate in Calabria non mancano mai ma, nonostante ciò, le necessarie opere di prevenzione sembrano sempre un’utopia. È successo più volte nell’area industriale di Lamezia Terme ma gli allarmi degli imprenditori continuano a rimanere inascoltati. L’ultimo in ordine di tempo, corredato da una dettagliata documentazione fotografica, è di queste ore e arriva da diversi titolari di attività commerciali che già nell’ottobre del 2018 hanno dovuto assistere inermi a un disastro che loro stessi avevano preventivato. La zona è quella della statale 18 a cavallo tra il Vibonese e il Lametino, dove continuano a fare paura le condizioni del fiume Turrina e del 4° collettore di scarico della zona industriale di Lamezia.
Diversi imprenditori hanno segnalato via pec agli enti preposti (Comuni di Lamezia e Curinga, Provincia di Catanzaro, Regione Calabria, Protezione civile), e anche alla magistratura, la situazione attuale che, alla luce dei fatti del 4-5 ottobre dell’anno scorso, preoccupano non poco. Il Turrina, in particolare, presenta un pericoloso innalzamento del letto del fiume con conseguente notevole riduzione dell’alveo di scorrimento causato dai detriti trascinati dal corso d’acqua. L’argine (lato Lamezia) ancora oggi non è stato ripristinato in maniera adeguata, ma l’unico intervento che è stato fatto risale a quello di somma emergenza effettuato a ridosso dei fatti di nove mesi fa. L’affluente del Turrina, il torrente La Grazia, presenta lo stesso innalzamento del letto e una rigogliosa vegetazione che ricopre l’intero corso d’acqua. È infine necessario, secondo gli imprenditori lametini, un intervento di manutenzione per la rimozione della vegetazione dal letto del collettore della zona industriale che ostruisce il normale deflusso dell’acqua. Una bomba ad orologeria, insomma, che con la stagione delle piogge e le calamità ormai imprevedibili, fa sempre più paura.

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