di Alessia Truzzolillo
SAN PIETRO A MAIDA Esistono due Calabrie. Non è una novità. Rientrando dall’incontro organizzato nella chiesa di San Nicola a San Pietro a Maida riecheggiano gli applausi scroscianti, davanti al sagrato, che la popolazione rivolge al procuratore capo di Catanzaro Nicola Gratteri. Gli smartphone riprendono le strette di mano al sostituto procuratore Camillo Falvo da parte dei suoi compaesani. «Sono un figlio di questa comunità che è sana», aveva detto pochi minuti prima Falvo – che per anni ha infierito sulla ‘ndrangheta nel Vibonese e ora lavora sul territorio Cosentino – nel corso dell’incontro organizzato da don Fabio Stanizzo sul tema “Giovani legalità e bene comune”. Ritornano le parole del vescovo appena insediato, monsignor Giuseppe Schillaci: «Educhiamoci alla vita buona. Il bene di ciascuno è il bene di tutti». Un vescovo che invita a «passare dalle parole ai gesti. A diventare concreti». Sul sagrato della chiesa, defilato, c’è anche l’imprenditore Pippo Callipo. È arrivato sulle colline di San Pietro a Maida per ascoltare Gratteri. Commenta: «È sempre un’iniezione di energia sentire parlare il procuratore».
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«TIRARE FUORI IL BENE DAI GIOVANI» L’incontro di San Pietro a Maida dà al nuovo vescovo il modo di proseguire un percorso già iniziato nel giorno del suo insediamento nella diocesi. E di “entrare” in un territorio che sta conoscendo giorno dopo giorno. Alle giovani generazioni il presule ha dedicato, una settimana fa, l’incipit del suo discorso. E anche tra le mura della chiesa di San Pietro a Maida il suo pensiero ritorna. «Se vogliamo trovare un filo che lega la legalità e il bene comune ai giovani, quel filo si chiama educazione, cioè tirare fuori il bene».
«È il bene – spiega ancora il vescovo – che bisogna promuovere in ogni forma. È lì che bisogna insistere e la Chiesa è in prima linea da questo punto di vista con l’educazione delle coscienze». Un messaggio lanciato davanti a una chiesa piena di giovani, parole preziose. È sulla linea dell’impegno per la legalità che la Chiesa calabrese vuole posizionarsi. E su questa linea la diocesi di Lamezia Terme e il proprio vescovo sono schierati. Valgono a ribadirlo anche i primissimi incontri effettuati da Schillaci dal suo arrivo.
«MOMENTO IMPORTANTE PER LA CALABRIA» In chiesa, sotto ai colori mariani, bianco e azzurro, dedicati alla novena per la Madonna del Carmelo, Nicola Gratteri invita a cacciare «quell’urlo di rabbia che portate dentro». «È un momento importante per la Calabria – prosegue –. Stiamo costruendo due grandi Procure, quella di Catanzaro e quella di Reggio Calabria. Stiamo innestando il territorio con forze dell’ordine di grande qualità ed esperienza. A Lamezia Terme c’è un procuratore, Salvatore Curcio, che è una persona per bene, seria. E anche la Chiesa sta prendendo decisioni importanti grazie a papa Francesco: a Locri è stato inviato il vescovo, Francesco Oliva, un uomo concreto, capace di rifiutare generose offerte di soldi sporchi. Anche il vescovo Schillaci sembra una persona sulla stessa lunghezza d’onda».
La Calabria, insomma, oggi può sceglie con maggiore libertà da che parte stare all’interno delle due anime di questa regione, ha maggiori mezzi per organizzare il coraggio. «Noi non chiediamo eroi o sacrifici – dice Gratteri –, noi agiamo sul territorio, eseguiamo gli arresti. Ma un minuto dopo abbiamo bisogno di voi, abbiamo bisogno che occupiate la cosa pubblica, riprendetevi gli spazi, altrimenti ve li riprenderanno i figli o nipoti di quelli che noi abbiamo appena arrestato». Secondo Gratteri «i calabresi sono arrabbiati ma non abbastanza. Le rivolte si fanno con la pancia e per la pancia. Se un popolo non è abbastanza affamato non si ribella, piuttosto tende a credere anche a chi gli promette la luna, a chi promette un posto di lavoro. Ecco, quelle sono le ultime persone per le quali dovreste votare».
DI CHE COSA HA PAURA LA ‘NDRANGHETA? «Di che cosa ha paura la ‘ndrangheta?», chiede una ragazzino. «La mafia vuole un popolo di ignoranti – risponde il procuratore –, più ignoranti ci sono, più garzoni di mafia ci sono. La ‘ndrangheta vuole caproni, legati all’effimero. Perciò studiate, studiate seriamente perché di questo la ‘ndrangheta ha paura».
FARE IMPRESA IN CALABRIA «Amo in modo viscerale questa terra – racconta Gratteri –, una terra nella quale fare impresa è difficile perché c’è il parassita della ‘ndrangheta. Invito voi imprenditori a restare e preservare il sogno di fare impresa perché noi vi daremo risposte anche su questo campo».
«PURCHÈ NON RESPIRINO MAFIA OVUNQUE» Qualcuno chiede a Gratteri cosa ne pensi dell’iniziativa del magistrato Roberto di Bella, dal 2011 presidente del Tribunale dei minori di Reggio Calabria, e dei provvedimenti emessi per allontanare i ragazzini dalla famiglie di ‘ndrangheta. «Di Bella è un magistrato per bene», dice Gratteri che supporta l’idea che il giudice «ha perfezionato». «Io sono stato tra i primi a proporre di togliere i figli dei mafiosi da contesti in cui si respira ‘ndrangheta ovunque».
DUE CALABRIE Alle 19 si rientra da San Pietro a Maida. Alcuni tratti di strada, tra uliveti curati, sono stati presi a morsi dalle frane. Lungo i bordi delle strade – da San Pietro a Lamezia – restano tracce di un’emergenza rifiuti che si ripete ciclicamente, da anni, senza trovare soluzione, lasciando malsani cumuli di rifiuti ovunque. A Lamezia intere zone della città sono senza acqua perché la Sorical ha abbassato la portata delle erogazioni. E nella notte una bomba carta ha danneggiato, per la seconda volta, il cancello di una abitazione in via De Grazia.
Esempi dell’anima nera calabrese. Tornano in mente le parole di Nicola Gratteri, sotto quelle insegne mariane: «Dovreste essere un po’ stanchi, cominciate ad arrabbiarvi, non siate rassegnati, ce la possiamo fare. Occupate la gestione della cosa pubblica. Tutti insieme ce la possiamo fare». (a.truzzolillo@corrierecal.it)
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