REGGIO CALABRIA Sit-in dei dipendenti dell’Hospice di via delle stelle, stamani davanti la Prefettura di Reggio Calabria. Assieme ai dipendenti anche cittadini, rappresentanti delle istituzioni, delle organizzazioni sindacali e dell’associazionismo. Da stamani la struttura, così come era stato annunciato la settimana scorsa, non riceve più nuovi ricoveri e nuovi incarichi di assistenza domiciliare. Il mancato rinnovo dell’accreditamento da parte dell’Asp, per il 2019 pone grossi problemi di gestione e lo stesso futuro dell’Hospice. Nel corso del sit-in c’è stata una raccolta firme per una petizione finalizzata al soddisfacimento del bisogno/diritto alla cura del malato affetto da patologia inguaribile da parte dell’equipe specialistica dell’Hospice, mentre i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil hanno chiesto al prefetto Massimo Mariani la convocazione di un incontro con il Commissario per la sanità in Calabria Saverio Cotticelli. La delegazione ha avuto assicurazione della convocazione di un tavolo.
«Stiamo vivendo l’ennesimo momento di incertezza e sgomento rispetto al nostro futuro lavorativo – hanno scritto in una lettera aperta gli operatori dell’Hospice che temono l’avvio di procedure che li escludano da una possibile ristrutturazione aziendale – ma ancor più grave è l’impossibilità di garantire continuità assistenziale di cure palliative oncologiche per i malati terminali della nostra città».
Molti i messaggi di solidarietà e le adesioni pervenute in questi giorni, dal presidente dell’associazione Civitas Luciano Gerardis, al Comune di Reggio con il sindaco Giuseppe Falcomatà, l’associazione Psicologi liberi professionisti, l’associazione Biesse, l’associazione reggina dei Medici cattolici e la Cvx, la comunità di vita cristiana.
ESPOSITO: «DALLA REGIONE NULLA DI CONCRETO» «La vicenda dell’Hospice di Reggio Calabria, per il quale si paventa il concreto rischio di chiusura, ha riportato in auge una questione su cui, nei mesi scorsi, avevo già presentato un’interrogazione in Consiglio regionale, al fine di richiamare l’attenzione sull’importanza di queste strutture, che svolgono una funzione sociale e terapeutica essenziale, che non può e non deve assolutamente venire meno ma, anzi, deve essere rafforzata, anzitutto ponendo in essere ogni tentativo per scongiurare l’ipotesi di chiusura dell’Hospice di Reggio Calabria». È quanto dichiara in una nota il consigliere regionale Sinibaldo Esposito, che aggiunge: «Un “Hospice” è una struttura socio-sanitaria, generalmente di piccole dimensioni, finalizzata ad offrire accoglienza e ricovero a pazienti terminali, in ambienti sani ed idoneamente attrezzati, allorché non è più possibile essere assistiti dal programma di assistenza domiciliare integrata e specialistica, al precipuo fine di garantire, a loro ed ai familiari, l’ausilio di elevate competenze mediche e paramediche, per offrire adeguato supporto, nella fase più dura della malattia, nel rispetto dei desideri e della dignità del paziente. Ciò avviene attraverso le cosiddette cure “palliative”, che sono terapie finalizzate non alla guarigione (trattandosi, appunto, di malati terminali), ma a combattere i sintomi ormai refrattari ad altri trattamenti clinici, al fine di migliorare la qualità della vita dei malati nelle ultime fasi di una malattia inguaribile (giacché una malattia, per quanto “inguaribile”, non è mai da considerarsi <>), attraverso la prevenzione ed il sollievo dalla sofferenza, fisica, psicologica e spirituale. Le cure palliative sono pertanto un vero percorso terapeutico che, lungi dal consistere in mera somministrazione di antidolorifici, hanno soprattutto lo scopo di prendere in carico il dolore totale del paziente e della sua famiglia, anche mediante supporto psicologico e spirituale (garantito da un’equipe transdisciplinare, comprendente medici, infermieri, psicologi, fisioterapisti, assistenti sociali, volontari), per garantire la miglior qualità di vita possibile, in luoghi ameni, di solito circondati dal verde, in cui è possibile condividere alcuni spazi e fare interagire, in maniera dignitosa, il paziente con i familiari, in un percorso di preparazione all’inevitabile evento luttuoso».
«Dal punto di vista legislativo – prosegue Esposito – è stata predisposta una specifica tutela del diritto del cittadino ad accedere alle cure palliative ed alla terapia del dolore, a carico esclusivo del Sistema sanitario nazionale, con l’emanazione di un apposita legge in materia e con l’inserimento nell’ambito dei Lea (Livelli essenziali di assistenza). Tuttavia, pur a fronte di chiare previsioni legislative, la situazione in Calabria non è conforme a quanto previsto dalla normativa, giacché, ad oggi, tra gli Hospice presenti nella Regione Calabria, continuano a sussistere gravi difformità nell’approvvigionamento dei farmaci e nelle prescrizione di esami ematochimici, poiché alcuni di essi non hanno la possibilità di accedere alle farmacie territoriali per l’approvvigionamento diretto dei farmaci, né di accedere ai farmaci presenti in Fascia H (quali, ad esempio, gli antiepilettici in fiale ed i farmaci per la sedazione palliativa), mentre l’approvvigionamento dei farmaci di fascia A, nonché la richiesta di esami ematochimici e di trasfusione emazie, deve avvenire su prescrizione del medico di Medicina generale, previa richiesta del medico palliativista, determinando numerosi ritardi e disfunzioni».
«Proprio in ragione di ciò, avevo sollecitato, tramite l’interrogazione, il presidente della Giunta ad interessarsi della vicenda ma, mio malgrado, nonostante la risposta scritta, con nota prot. 10128/19 a firma del dott. Antonio Belcastro (nella quale si affermava che il dipartimento Tutela della salute e Politiche sanitarie stesse provvedendo alla redazione di un Pdta, con il coinvolgimento dei responsabili degli hospice calabresi, per pervenire alla soluzione della suddetta problematica), ad oggi – aggiunge il consigliere regionale – nulla di concreto è stato fatto e la situazione è rimasta immutata, nonostante gli incontri con i responsabili e gli operatori degli Hospice, avvenuti presso il dipartimento Sanità, alla presenza dei massimi responsabili del Dipartimento».
«All’uopo – conclude Esposito – continuo a dover necessariamente tenere alta l’attenzione sul problema, affinché gli uffici competenti, con la predisposizione del Pdta (o, se possibile, con l’emanazione di una circolare esplicativa, che sarebbe una soluzione più rapida), provvedano al più presto a rideterminare le modalità d’accesso a quei farmaci di fascia H e A che sono indispensabili per l’erogazione di cure palliative, che hanno un senso soltanto se il percorso di assistenza, talora anche di brevissima durata (trattandosi di malati terminali), potrà svolgersi in maniera fluida e rapida, sì da garantire, anche ai cittadini calabresi, l’effettiva tutela di il loro diritto essenziale, riconosciuto e garantito dalle leggi vigenti».
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