di Danilo Monteleone
LAMEZIA TERME «La Chiesa con il grembiule». Per descrivere la sua idea di episcopato, monsignor Giuseppe Schillaci ha scelto una frase di don Tonino Bello, indimenticato Vescovo che molti anni fa – anticipando di molto la prospettiva di quelle periferie esistenziali tanto care oggi a Papa Francesco – fu in prima linea nella costruzione di una Chiesa che rifugge dal potere e dagli onori, si rimbocca le maniche, indossa abiti da lavoro per esercitare la propria missione al servizio di poveri, emarginati, bisognosi.
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Un linea, quella scelta dal presule catanese, che d’altro canto era chiara sin dal motto indicato per lo stemma vescovile, «Ministrare non ministari», servire e non essere serviti.
Nell’incontro con i giornalisti, organizzato nell’episcopio lametino, il neo Vescovo ha tenuto più volte a sottolineare il valore dell’ascolto, l’importanza di una conoscenza attenta della realtà, di una Chiesa che si fa prossima a chi è in difficoltà.
Monsignor Schillaci davanti alle aspettative suscitate dal suo ingresso in Diocesi dice di sentire per intero la responsabilità di un ruolo che, a queste latitudini, va evidentemente ben oltre la cura delle anime e della Chiesa e riguarda, oggettivamente e seppur nella distinzione delle funzioni, un popolo privo di riferimenti certi, in ansia per il proprio futuro e con un consiglio comunale sciolto per infiltrazioni mafiose.
E nel giorno in cui Calabria e Sicilia sono unite da due distinte operazioni che testimoniano forza, pervasività e ruolo internazionale della organizzazioni mafiose e ‘ndranghetiste, sollecitato dalle nostre domande il presule siciliano da un messaggio molto forte all’indirizzo della criminalità organizzata «dobbiamo essere chiari e netti, noi siamo invitati già da battezzati ad allontanare, a rifiutare il male e ogni percorso che in un modo o nell’altro si riconduce al male. Quello che significa male, corruzione, mafia e ‘ndrangheta noi siamo chiamati a rifiutarlo, a rigettarlo; dobbiamo investire molto sull’educazione delle coscienze e sui giovani». (redazione@corrierecal.it)
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