ROMA Di sicuro non mancheranno, in futuro, rivendicazioni e polemiche. Al momento, però, il pianeta sanità si sofferma su una certezza, l’unica (o quasi) nel futuro Patto per la Salute. Le Regioni con i conti in rosso non vedranno più l’arrivo di commissari. Le figure individuate dal governo per governare Asp e ospedali sommerse da debiti e guai gestionali finiranno nel dimenticatoio, con somma soddisfazione della maggior parte dei governatori (quello calabrese, Oliverio, non fa eccezione). Al loro posto – lo racconta un’anticipazione del Sole 24 Ore –, «compariranno “mini-commissari” per intervenire su singole criticità – dalle liste d’attesa al territorio – e un possibile affiancamento da parte delle regioni virtuose per conti e performance». La svolta rappresentata un punto fermo nel nuovo Patto che Governo e Regioni stanno provando a chiudere entro l’estate. E rappresenta lo stop a un modello avviato dodici anni fa per rimettere sui giusti binari la sanità dissestata. Dieci regioni finirono nel mirino per un disavanzo complessivo di 6 miliardi. Oggi – dopo l’uscita dal piano di rientro di Liguria, Sardegna e Piemonte – le osservate speciali sono Lazio, Abruzzo, Calabria, Campania, Molise, Puglia e Sicilia. E di queste le quattro più critiche – Lazio, Campania, Calabria e Molise – sono ancora sotto commissario. Con tutto ciò che ne consegue: riduzione del personale, razionalizzazione, tasse più alte e taglio dei servizi. Proprio da questi ultimi parte il dietrofront. Dopo anni di cure dimagranti e calcoli ragionieristici, i Livelli essenziali di assistenza (Lea) segnano il passo: liste d’attesa infinite, disuguaglianze di cura, assistenza sul territorio ancora al palo sono effetto sì di mancata attenzione all’organizzazione della sanità ma anche dei tagli a servizi e letti. Per questo motivo si cercherà di intervenire sulle singole criticità con strumenti mirati e tempi certi. Un approccio che incontra qualche resistenza al ministero dell’Economia, ma governo e Regioni paiono convinte. E pensano di usare l’Agenzia per i servizi sanitari regionali (Agenas) per armonizzare gli interventi. «Siamo d’accordo con le Regioni, non ha più senso un commissariamento generale – avvisa il sottosegretario alla Salute Luca Coletto in una dichiarazione riportata dal Sole 24 Ore –. E anche l’affiancamento con la Regione virtuosa è un’altra opportunità: se c’è la necessità di intervenire può essere un’alternativa all’intervento mirato. Incentivi? Sicuramente vanno previsti. Alla Regione che si affianca va riconosciuto e non necessariamente deve essere finanziario».
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