VIBO VALENTIA Vi sono anche altre vicende nella storia che ha portato al fermo del boss Antonio Mancuso, 81 anni, e del nipote Alfonso Cicerone, 45 anni (qui e qui i dettagli). Nell’indagare sulle estorsioni e sull’usura che stava subendo un imprenditore di Nicotera, i carabinieri della Compagnia di Tropea e della stazione di Nicotera, coordinati dalla Dda di Catanzaro, sono venuti a conoscenza di altri due tentativi di estorsione, entrambi aggravati dal metodo mafioso. Il 15 giugno scorso Alfonso Cicerone si avvicina al legale rappresentante dell’Associazione Nicotera Taranta festival. È tempo di sagre e festival ma anche questi sembra non siano immuni dagli interessi della criminalità. Cicerone, stando a quanto risulta dai brogliacci delle indagini, pretende che l’organizzazione non si rivolga agli abitanti della frazione di Comerconi per la somministrazione (tra l’altro gratuita) dei panini ma di rivolgersi al bar Plaza New srl di cui lo stesso Cicerone è amministratore e comproprietario, e di rivolgersi anche ad altri commercianti di piazza Garibaldi a Nicotera. Il discorso è eloquente: «Ma fammi capire! – dice Cicerone alla vittima di turno – ma la serata ve la state organizzando per voi altri e per i Comerconesi? …perché vi facciate i panini qua nella piazza? Noi dei locali che facciamo? Stiamo a guardare voi? … ragionate in questo modo voi, si!?… Oh Nino, non mi fare davvero che mi girino regolari… gli faccio prendere sti quattro… che se ne vadano da qua… Io hai capito Nino!?… ora sembra a me che avete alzato un poco la cresta… tutti quanti… appena arrivano questi di Comerconi, te li prendo a schiaffi». La minaccia però non sortisce effetti sulla vittima e l’accusa resta tentata e corredata da illecita concorrenza con minaccia o violenza.
TENTATA ESTORSIONE AGLI AMBULANTI Alfonso Cicerone, inoltre, in concorso con Rocco D’Amico e Francesco D’Ambrosio avrebbe tentato di farsi consegnare da ciascun ambulante che frequentava piazza Garibaldi 50 euro ciascuno per l’occupazione e l’utilizzo della piazza nella quale si trova il bar di sua proprietà. Il primo giugno scorso, così gli scagnozzi di Cicerone si rivolgono a un ambulante: «Eeeeh chiama il gioielliere pure… venite tutti, che qua Alfonso dice che deve raccogliere soldi domani, di caffè e di altre cose… eeeh… vedi che ha detto Alfonso che domani dovete lasciare 50 euro ciascuno al bar». Anche in questo caso l’estorsione non è andata a buon fine per cause indipendenti dalla volontà degli indagati. (aletru)
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