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Il bubbone sanitario che divide i Cinquestelle

Interpellanza di Dalila Nesci mette nel mirino il ministro Grillo e la struttura commissariale. «Continua a portare avanti il lavoro di Scura. Le Aziende sono ancora senza guida, e vanno resi pubbl…

Pubblicato il: 20/07/2019 – 20:47
Il bubbone sanitario che divide i Cinquestelle

La sanità calabrese è già un problema politico per il Movimento Cinquestelle. La nomina del subcommissario Maria Crocco segna un primo passaggio per il completamento dei ranghi dirigenziali, ma non basta a nascondere il malcontento di una parte dei parlamentari per come è stato gestito, finora, il dossier sanitario. Alle divergenze di veduta si accompagnano alcuni fatti: mancano i vertici titolari di 5 aziende (sanitarie e ospedaliere) su 8 e i vertici titolari già nominati dal Consiglio dei ministri per le tre restanti aziende a tutt’oggi non si sono insediati. Uno stallo davanti al quale si è mosso il governatore Oliverio, segnalando «la paralisi gestionale e l’impossibilità di approvvigionarsi anche di farmaci salvavita» in seguito al «vuoto legislativo» prodotto dal Decreto Calabria e al «depauperamento della qualità dei servizi a causa della mancata assunzione di personale».
«INERZIA DELLA STRUTTURA COMMISSARIALE» Voci critiche si levano anche nel Movimento. E arriva un’interpellanza firmata dalla deputata Dalila Nesci. Nesci, accusata di conflitto d’interessi dall’opposizione in Parlamento per la nomina di un tecnico connessa al decreto Calabria (di cui era relatrice: ve lo abbiamo raccontato qui), solleva una serie di questioni sulla gestione del sistema. «È ancora troppo forte il sistema opaco di chi per inettitudine o irresponsabilità istituzionale pensa che in Calabria ci si possa concedere di tutto – spiega la parlamentare –. Ma io non ammetto più sbagli né inerzia alcuna. Per questo ho formalmente strigliato la ministra della Salute Grillo».
Lo scopo dell’atto è sapere «quali iniziative intenda adottare» il governo «per risolvere l’evidente inerzia della struttura commissariale – rendendo pubbliche le motivazioni che hanno portato alle dimissioni del sub commissario Schael – per non compromettere oltre il già drammatico quadro assistenziale della regione Calabria, garantendo nelle aziende ancora prive di vertice le relative nomine in conseguenza del cosiddetto “decreto Calabria”». Aziende sanitarie e ospedaliere ancora acefale, un quadro di servizi che definire complicato è poco. E una serie di contestazioni che segnano una distanza notevole tra Nesci e il ministro.
«CONTINUANO IL LAVORO DI SCURA» La deputata, prima di arrivare alla questione di cosa intenda fare il governo, non risparmia critiche all’atteggiamento tenuto finora dalla struttura insediata nel gennaio 2019 per governare i conti (e non solo) della sanità.
«A tutt’oggi – scrive Nesci – la struttura commissariale, ad avviso dell’interpellante, continua a perseguire pedissequamente il programma già tracciato dal precedente commissario ad acta in termini di individuazione delle figure professionali da acquisire nel servizio sanitario regionale e di assetto della rete assistenziale per come derivante dal decreto del commissario ad acta numero 64/2016», mentre «non è stata condotta alcuna verifica sul fabbisogno del personale; non è stato posto alcun correttivo al riassetto dei punti nascita fortemente carenti sotto il profilo della sicurezza». E «non è stata posta alcuna attenzione sulla riapertura dei presìdi ospedalieri di Praia a Mare e Trebisacce per come stabilito da specifiche sentenze del Consiglio di Stato 4 anni fa». Nesci segnala anche che «in vista del periodo estivo in cui la popolazione di molte località della regione incrementa di molto», non sarebbe stato «realizzato alcun piano assunzionale».
LO SCONTRO SCHAEL-COTTICELLI Altro capitolo riguarda «tutte le illiceità segnalate in relazione alle varie aziende in termini di favoritismi e violazioni di legge come ad esempio nell’azienda ospedaliera di Reggio Calabria, nell’Asp di Vibo Valentia, nell’Asp di Cosenza, nell’Asp di Reggio Calabria senza che alcun responsabile sia stato chiamato a risponderne nel rispetto del ripristino della legalità». Nesci, poi, punta gli obiettivi sullo scontro che ha riguardato l’acquisto di una risonanza magnetica per l’Asp di Crotone e una Tac per l’ospedale di Reggio Calabria al costo di circa 1,2 milioni di euro ciascuna. Acquisto prima annunciato e poi stoppato con una nota firmata dal solo commissario Saverio Cotticelli che «invitava rispettivamente il commissario dell’Asp di Crotone e il commissario del Gom di Reggio Calabria a soprassedere all’acquisto della tecnologia, già autorizzate con le precedenti note rispettivamente del 23 maggio n. 199552 e del 23 maggio n. 199548, nel presupposto che essendo imminente la nomina dei nuovi commissari straordinari al vertice delle aziende si sarebbe potuta effettuare una complessiva analisi del fabbisogno delle tecnologie su base regionale con individuazione delle relative priorità nonché la contestuale richiesta di una maggiore tempestività nell’erogazione dei fondi ministeriali finalizzati al fine di non impegnare la spesa sul bilancio corrente dell’azienda già in disavanzo».
Un segnale che, evidentemente, i rapporti tra commissari non erano idilliaci, tant’è che Thomas Schael, scrive la parlamentare, «si è di recente dimesso dall’incarico senza alcuna motivazione e, a giudizio dell’interpellante, in modo assai poco trasparente».
GESSI DI CARTONE E CASO SCUTELLÀ C’è anche la questione di quanto accaduto nel luglio 2018 al Pronto soccorso del Grande ospedale metropolitano di Reggio: «Il Ministro della salute non ha adottato le conseguenti iniziative di competenza in ordine alla vicenda dei cartoni utilizzati al posto degli specifici dispositivi al pronto soccorso del Gom di Reggio Calabria, pur avendo tempestivamente richiesto specifiche informazioni, nonostante la vicenda abbia avuto risonanza mediatica in tutto il mondo e nonostante il tribunale di Reggio Calabria abbia accertato la veridicità dei fatti riportati dalla stampa annullando, addirittura, la sanzione inflitta al medico che aveva contribuito a portare a conoscenza dell’opinione pubblica la vicenda». E ancora il ministro della Salute, «dopo avere richiesto specifiche informazioni, non è intervenuto sulla vicenda della morte del giovane Flavio Scutellà, nonostante una sentenza passata in giudicato di condanna a diciotto mesi di reclusione nei confronti di un medico del Gom di Reggio Calabria». (ppp)

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