di Alessia Truzzolillo
CATANZARO È stata nominata “Prisoner’s tax” l’operazione, condotta dai carabinieri del comando provinciale di Catanzaro e della Compagnia di Soverato, che ha portato a misure cautelari nei confronti di 25 persone accusate, a vario titolo, di associazione finalizzata al traffico di stupefacenti aggravata dall’essere composta da più di dieci associati e da soggetti dediti all’uso di sostanze stupefacenti, nonché di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti ed estorsione (qui i nomi degli arrestati). Una consistente parte dei proventi dello spaccio erano destinati al mantenimento dei detenuti in carcere. Cocaina, marijuana e hashish erano le sostanze stupefacenti che in ingenti quantità venivano immesse sul mercato dalla cosca Procopio-Mongiardo che domina sul territorio di Soverato. «La cosca interagiva con i Gallace per la marijuana e con le famiglie Nirta e Strangio nel Reggino per quanto riguarda la compravendita di cocaina», ha detto il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri, che ha coordinato le indagini insieme al procuratore aggiunto Vincenzo Luberto e ai sostituti Debora Rizza e Alessandro Prontera. «Una parte della cocaina trattata dal gruppo criminale – ha aggiunto Gratteri – era destinata al mercato avellinese». Nel corso delle indagini sono emersi dalle intercettazioni gli incontri tra le varie consorterie per trattare sul prezzo della cocaina da comprare e sulla sua destinazione. «Il traffico di stupefacenti deve avere una sua legittimazione in seno all’organizzazione mafiosa», ha ribadito il procuratore Luberto. Le piazze di spaccio, le famiglie che gestiscono determinati mercati, le cosche dalle quali avere il permesso di comprare all’ingrosso. Tutto deve ottenere il benestare della criminalità organizzata che domina su un territorio. In questo caso i Procopio-Mongiardo.
«Al vertice dell’organizzazione criminale colpita dall’operazione “Prisoners tax” – ha detto il comandante del Reparto operativo, il colonnello Giuseppe Carubia – ci sono tre persone: Domenico Procopio, Carmine Procopio e Giuseppe Corapi. Erano loro che tenevano i rapporti con i narcos e a loro si rivolgevano gli affiliati e i referenti dell’organizzazione per ogni decisione che riguardava l’approvvigionamento, i prezzi da praticare e ogni altra decisione di rilievo».
ESTORSIONE AI GENITORI DI UN CLIENTE «Diversi sono gli episodi di estorsione nei confronti degli assuntori che non pagavano. In un caso, con la minaccia di gravi ritorsioni, gli indagati si sono fatti consegnare i soldi dai genitori di un “cliente”», ha detto il comandante del comando provinciale di Catanzaro, Marco Pecci. «Centodieci persone sono state deferite all’autorità giudiziaria, sono stati registrati oltre 100 riscontri di attività di spaccio e sono stati sequestrati 7 chili di droga tra marijuana e cocaina», ha aggiunto Pecci.
SAN SOSTENE BASE STRATEGICA «Le piazze di spaccio erano, nel Soveratese, San Sostene, Davoli, Gasperina e Montepaone – ha spiegato il comandante della compagnia di Soverato, Gerardo De Siena –. In particolare San Sostene era una base logistica, un punto di ritrovo operativo importante per il sodalizio che qui incontrava i reggini per rifornirsi di cocaina ma incontrava anche esponenti delle cosche del Vibonese che erano interessate all’affare illecito legato al taglio boschivo. In particolare in un bar di San Sostene vi era la base operativa dove avveniva la riscossione dei crediti». «A Gasperina la piazza era gestita da un intero nucleo familiare, genitori e figli minori che si occupavano dello spaccio tra le mura domestiche», ha detto De Siena. «Nel corso delle indagini – ha spiegato il comandante dell’Arma di Soverato –, 12 persone sono state arrestate in flagranza di reato, tra questi, due genitori sorpresi ad occultare la droga nella stanza dei figli».
«Si ripete lo schema operativo di “Last Generation”, operazione che un mese fa ha portato all’arresto di un altro gruppo criminale che operava sempre su Soverato», ha spiegato il procuratore Luberto. Tra i due gruppi emerge infatti un punto di contatto: Raffaele Campagna, destinatario di misura cautelare in entrambe le operazioni. (a.truzzolillo@corrierecal.it)
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