CATANZARO Ad una donna, paziente oncologica, sarebbe stato comunicato l’annullamento della prenotazione di una mammografia perché il medico (assente per malattia) non avrebbe un sostituto. Tanto è denunciato dal Codacons che, nel chiedere lumi all’azienda sanitaria provinciale di Catanzaro, ipotizza anche il reato di interruzione di pubblico servizio. «“Signora abbiamo annullato la sua prenotazione”». Questo avrebbero comunicato alla paziente, nonostante il medico specialista nel prescrivere gli esami avrebbe indicato anche una certa urgenza, «“Massimo entro 10 giorni”». Alla malcapitata paziente era stata prescritta una ecografia addominale e di una ecografia mammaria, per verificare la presenza di un carcinoma, in una paziente che aveva già subito la mastectomia. L’alternativa, per avere i risultati nel più breve tempo possibile, è rivolgersi ad una struttura privata, sostenendo i costi previsti per questo tipo di controlli. «In Calabria per sopravvivere bisogna pregare o pagare –spiega il vice presidente nazionale del Codacons-. Purtroppo nessuno si preoccupa di che fine abbiano fatto i soldi per la riduzione delle liste d’attesa. In questo modo si costringono i pazienti a rivolgersi al privato ovvero ad alimentare il triste, quanto costoso sia per i malati che per la Regione, fenomeno del turismo sanitario verso altre Regioni». L’associazione di categoria, ritiene che ora i responsabili chiamati a risolvere l’annoso problema delle liste d’attesa, sono chiamati a dare delle risposte chiare. «Abbiamo chiesto al Ministero della Salute nonché alla Regione, per quali finalità e con quali risultati siano stati spesi i fondi di bilancio, con riferimento alle liste d’attesa negli anni 2018 e 2019 –spiega Di Lieto-. Vogliamo finalmente comprendere dove sia finito quel fiume di danaro pubblico, destinato ad abbattere le liste d’attesa, nonostante ci ritroviamo con le Asp che lamentano un buco di circa 2 miliardi in una regione “inadempiente” per livelli essenziali di assistenza. I cittadini hanno diritto a ricevere un esame diagnostico in tempi certi: 30 giorni per le visite specialistiche e 60 per gli esami diagnostici. Qualora i tempi siano superiori, il paziente può pretendere che la stessa prestazione sia fornita dal medico privatamente, in intramoenia, senza costi aggiuntivi rispetto al ticket già pagato ovvero dal privato ed avere il diritto al rimborso dall’azienda sanitaria».
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