di Luca Latella
CORIGLIANO ROSSANO Scuola vs integrazione o viceversa? Quando una delibera divide la comunità sui temi dell’integrazione sociale.
Nei giorni scorsi la giunta Stasi ha approvato una delibera per il recupero della scuola elementare “Taverna”, chiusa da anni, situata a Schiavonea e grazie alla quale il comune di Corigliano Rossano potrà beneficiare di 1,8 milioni di euro. Il progetto prevede, in sostanza, la ristrutturazione di parte dell’istituto da adibire ad attività ricreative e laboratori per immigrati regolari. Sull’argomento, che sta creando particolare allarmismo, si sta tanto dibattendo in città fra favorevoli e contrari. Fra questi ultimi, le opposizioni consiliari e e il Comitato pescatori costieri artigianali.
IL PROGETTO Il “progetto per il recupero, adeguamento e allestimento del secondo piano dell’edificio Taverna da destinare ad inclusione sociale e miglioramento delle condizioni di sicurezza e legalità”, consentirà un restyling sostanzioso grazie ad un finanziato con risorse del Pon (Programma Operativo Nazionale “Legalità” 2014-2020). Il Comune di Corigliano Rossano «è stato oggetto di lettera di invito da parte del Ministero dell’Interno», si legge nella delibera, per «interventi di valorizzazione e/o risanamento infrastrutturale avente come finalità l’integrazione degli immigrati regolari consistenti e riguardanti immobili da destinare a centri culturali, centri di aggregazione sociale, spazi per attività formative e/o ricreative, centri polifunzionali per l’erogazione di servizi di integrazione sociale e lavorativa e similari». Le parti di edificio sulle quale si interverrà sono a piano terra, nei locali in passato sede della Caritas ed al secondo piano. Nessun intervento previsto, invece, al primo piano, nel quale era ospitata la scuola elementare.
LE OPPOSIZIONI Gino Promenzio, Rosellina Madeo, Aldo Zagarese e Francesco Madeo, in proposito hanno proposto un ordine del giorno, premettendo che «ogni atto di miglioramento delle condizioni generali di sicurezza sociale, di inclusione e integrazione costituiscono un obiettivo prioritario della nostra azione politica oltreché patrimonio profondo della nostra cultura personale». Dichiarandosi «ancora una volta, disponibili a sostenere ogni provvedimento concreto che la giunta Stasi porrà in essere in tale senso», manifestano al sindaco «che l’edificio in questione, da decenni sede scolastica, è inagibile a tale funzione, comprensibilmente, dopo il crollo di una parte di solaio. Ricordano al sindaco anche che le condizioni globali dell’edilizia scolastica cittadine sono «drammatiche» e che «maggiormente a Schiavonea la necessità di spazi educativi di qualità è un’emergenza consolidata». Da qui invitano l’amministrazione comunale «a procedere con marcata solerzia ad individuare un altro immobile pubblico da utilizzare per richiedere il finanziamento» e nel contempo «immediato», a rendere sicura la scuola Taverna affinché, da subito «sia messa a disposizione delle famiglie e degli alunni».
Non va per il sottile Giuseppe Graziano. «La questione reale – scrive su Facebook l’ex consigliere regionale – non è l’accoglienza e l’inclusione dei migranti». Al piano terra dell’edificio, a suo dire, vi sarebbero proprietà private, fra cui quelle di ex amministratori. «È vero anche che – si chiede ancora il capogruppo del Cci – gestirà il centro di accoglienza, con altri finanziamenti, una struttura creata ad hoc da congiunti di un consigliere comunale e un assessore in carica? Questo chiederemo al sindaco con un’interrogazione. Vogliamo sapere se vi sono interessi privati in un investimento pubblico».
Dal Comitato Pescatori Costieri Artigianali di Corigliano-Rossano, ancora, affermano come sia «malinconico e desolante il diniego di solidarietà e accoglienza e a noi “marinari”. Noi abbiamo rispetto per gli immigrati e le persone disagiate ma non si può umiliare la storia del Borgo marinaro, dei pescatori di Schiavonea solo perché c’è un finanziamento che “non possiamo perdere” e non aver rispetto di un luogo storico di Schiavonea. Così come ci dispiace dirlo, ma risultano disdicevoli le affermazioni di un Consigliere comunale che giustifica il tutto poiché fra alcuni anni, dopo il restauro, l’edificio da casa degli immigrati potrà essere riutilizzato per l’apprendimento scolastico».
Anche l’ex dirigente di Sinistra Italiana, Alberto Laise, tira la volata. «La questione è semplice – scrive – non si può barattare una scuola con l’accoglienza perché occorrono entrambe e perché, fare questo baratto, vorrebbe dire fomentare la contrapposizione. L’integrazione si fa portando fuori dai ghetti le persone e non ghettizzando le periferie. Perché non creare quel centro nei piani liberi dello Zagara ad esempio? Perché non utilizzare gli edifici abbandonati dello Scalo? E, soprattutto, come si fa a dire “per 5 anni si utilizza come centro poi torna scuola”? Ma che modo di progettare è? Ed avete ragionato sullo stato di “polveriera sociale” che vive Schiavonea? Le soluzioni ci sono e sono tutte migliori della scuola Taverna. Abbiate l’umiltà di fare ciò che avete promesso dai palchi: dialogare con la città».
MAGGIORANZA Per commentare la vicenda e le reazioni alla delibera, anche l’assessore Tatiana Novello utilizza i social. «È davvero mortificante – scrive sulla sua pagina Facebook – leggere post dettati da poca accortezza. Ed allora, faccio chiarezza. Perché strumentalmente parlare di “accoglienza dei migranti” nella Taverna? Il Progetto “legalità” – spiega la Novello – permette di ristrutturare un edificio con gravi carenze strutturali, al momento vuoto, non agibile per gli studenti e, mi si permetta, fatiscente, in un contesto (quello centrale e di certo non periferico del Borgo marinaro) che, chi lo vive, sa essere degradato».
Poi prosegue entrando nel merito del progetto che riguarda «integrazione, non accoglienza», ovvero «una integrazione di immigrati regolari, cioè residenti, per chi è interessato a laboratori informatici e linguistici, corsi di italiano, spazi per chi ha bisogno di laboratori ludici per l’apprendimento dei bimbi attraverso i giochi, gestiti in un progetto da affidare ad associazioni. Chiedo uno sforzo, senza il coraggio di osare non cambieremo mai, soprattutto se non proiettiamo un panorama migliore. Vedo muri – chiosa Tatiana Novello – auspico un percorso che permetta di superarli insieme». (l.latella@corrierecal.it)
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