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«No a campagne di odio, la verità su Riace verrà fuori»

Lucano: «Si vuole una società divisa». Critiche al Pd: «Si è cercato di capitalizzare consenso creando un nemico nel diverso»

Pubblicato il: 24/07/2019 – 19:18
«No a campagne di odio, la verità su Riace verrà fuori»

di Alessia Candito
REGGIO CALABRIA Querele forse, di certo una risposta alla campagna di odio portata avanti da certi giornali. Mimmo Lucano ha deciso di reagire a quella che Sasà Albanese, del Comitato 11 Giugno nato per sostenere l’ex sindaco di Riace, ha definito «incomprensibile ondata di fango che alcuni media gli hanno scaricato addosso» con la sua verità. Quella che ha spiegato in aula ai magistrati del Tribunale di Locri e che ha ripetuto fin dal momento del suo arresto. «Io non ho due versioni dei fatti. Ho già spiegato la situazione di fronte al Tribunale di Locri. Vado sempre in giro per l’Italia. Il mio interesse è portare fuori la verità e la giustizia sulle cose, la realtà vera. Spesso il sistema mediatico non la racconta», dice Lucano. E allora prova lui a raccontare la verità, la sua, costruita nel giorno per giorno a Riace. «Questa storia giudiziaria come nasce?», chiede a chi lo ascolta e per spiegarlo parte da lontano. «Io mi sono interessato di accoglienza prima di essere sindaco, per casualità. Non avrei mai pensato che la storia di Riace avrebbe fatto il giro del mondo, che ci avrebbero scritto tesi di laurea. Non avrei neanche pensato di arrivare a fare il sindaco. La prima volta che mi sono candidato non mi ha votato neanche mio papà».
Riace però ha fatto storia, dice, è stata un solco. «Noi a Riace abbiamo fatto gli interessi degli ultimi, abbiamo messo al centro la fratellanza e la solidarietà. Noi siamo stati avanguardia della coscienza che contrasta con lo squallore e la volgarità. Noi abbiamo un governo che ha legalizzato l’odio. Tutta quella che è stata la nostra storia – che è nata per solidarietà, spontaneamente e ha fatto rinascere Riace – è in rotta di collisione con questo odio. Sul piano mediatico è stato costruito il teorema secondo cui immigrazione è uguale a dramma sociale, si vuole costruire una società divisa». E questo – sottolinea Lucano – ha a che fare con la vicenda giudiziaria, così come ha avuto un ruolo la prefettura di Reggio Calabria, l’avamposto del Viminale in riva allo Stretto. «L’ex prefetto di Reggio Calabria – sottolinea Lucano – ha fatto carriera, è diventato il braccio destro del ministro dell’Interno. Attenzione, i prefetti di Reggio sono commissari straordinari per l’area di San Ferdinando, dove si vive nelle tende e si muore di fuoco, mentre la Calabria è piena di case abbandonate come Riace. Ma il modello è San Ferdinando». E allora – aggiunge – forse non è un caso quello che è successo con le relazioni successive alle ispezioni che ci sono state a Riace. «Perché ha nascosto per un anno la relazione positiva che è stata fatta sul nostro borgo? Perché il prefetto di Bari si è arrabbiato con gli ispettori che l’avevano stilata?».
E poi c’è la questione politica: il problema, o meglio l’obiettivo politico ed elettorale, è stato «criminalizzare la solidarietà». Un errore – aggiunge Lucano – che ha fatto anche il Pd. «Si è cercato di capitalizzare consenso creando un nemico nel diverso». Una formula che a detta di Lucano ha funzionato e le proiezioni che danno la Lega in crescita lo confermano. «Ma non si illudano», non sarà sempre così. «Nella storia di Riace c’è un modello da demolire e anche gli attacchi mediatici che sto subendo negli ultimi tempi lo confermano». Lucano non vuole l’immunità, si sottopone con serenità – afferma – al processo. «Se ho sbagliato devo e voglio pagare. Ma voglio giustizia». (a.candito@corrierecal.it)

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