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Un De Gregori "inedito" incanta la Summer Arena

Restano a casa lo storico cappello e anche il carattere aspro del cantautore sembra una leggenda sul palco di Soverato. «Sventolo la stupidità che abbiamo tutti, senza farmi troppi problemi»

Pubblicato il: 24/07/2019 – 12:56
Un De Gregori "inedito" incanta la Summer Arena

di Maria Rita Galati
SOVERATO
Il “Principe” lascia a casa il cappello. E con il “lobbia homburg” bianco, restano nell’armadio anche la riservatezza, la leggenda del carattere aspro, l’immagine dall’aura ombrosa che lo vogliono sempre distante e snob. Il Francesco De Gregori, tra i cantautori più amati e longevi della musica italiana, che apre l’edizione 2019 della Summer Arena è un uomo diverso da quello che abbiamo visto agitarsi dinoccolato sul palco in precedenti occasioni, chiuso e poco attento al pubblico. Sul palco di Soverato – accompagnato dalla Gaga Symphony Orchestra diretta da Simone Tonin, e dallo Gnu Quartet, oltre che dalla band che lo segue da lungo tempo – non teme l’approccio con il pubblico, né la superficialità di una battuta simpatica che strappa l’applauso fuori tempo. Come quando racconta l’esegesi di “Un Guanto” in versione folk (che le canzoni non andrebbero spiegate, dice, ma ammirate come un quadro e lasciate lì per fa suscitare emozioni), o si richiama all’attualità politica nel presentare “Titanic” invitando a fare attenzione ai “capitani” pericolosi, e ammette sornione davanti alle cellulari con la torcia accesa che ondeggiano sull’armonia de “La Donna Cannone” che – ebbene sì – questa “è davvero una bella canzone”. Ed è quell’orchestra di 40 elementi il valore aggiunto di un concerto che offre al nutrito pubblico presente circa venti tra le canzoni più amate del suo repertorio, regalando tra archi e fiati, percussioni e arpeggi, non senza l’incursione dell’armonica a bocca, una contaminazione di generi che trasforma l’atmosfera in un incontro magico di ricordi sospesi. Parole e musica che hanno scritto la storia di giovani diventati adulti, che consegnano quel patrimonio di hits senza tempo in un percorso circolare, e con l’accompagnamento dell’orchestra prendono nuova luce ma senza snaturarsi.
La Summer Arena – ideata e gestita dalla Esse Emme Musica di Maurizio, che vince anche quest’anno la sua scommessa di far diventare la struttura il punto di riferimento dei grandi eventi in Calabria – quindi, palcoscenico privilegiato di una pagina di storia della musica che si sfoglia per riscoprire l’attualità di temi e riflessioni: da “Generale” a “Il Cuoco di Salò” a “La Storia siamo noi”, fino a “Pablo”, “Guarda che non sono io”, la mitica “Leva calcistica 68”, “La valigia dell’attore”, scivolando verso “Santa Lucia” con una citazione musicale all’amico Lucio Dalla, “Alice” e la Donna Cannone, quando poi va a chiudere – “come si dice a Roma, si è fatta na certa”, dice sorridendo al pubblico che protesta per trattenere ancora Francesco sul palco – con “l’Abbigliamento di un fuochista”. E il concerto, introdotto dalla giornalista Rossella Galati, con il saluto del sindaco di Soverato Ernesto Alecci e il patron Senese, scivola verso la chiusura con gli intramontabili “Titanic”, “Buonanotte Fiorellino”, “Rimmel”, quando il pubblico rompe le barriere e si avvicina al palco, per sentire ancora più forte l’energia che il Principe ha donato senza riserve, anche salutando con “Can’t Help Falling In Love”, la canzone con cui Elvis Presley chiudeva i suoi concerti (accompagnato da Wanda Rapisardi e Francesca Lacolla).
La voce e l’interpretazione di De Gregori si cala in una coinvolgente dimensione lirica, e a 68 anni De Gregori, con 50 anni di carriera alle spalle, non solo si fa tentare da una sperimentazione riuscita, ma come afferma in una recente intervista a “Vanity Fair” decide di sventolare la sua “stupidità”, “la stupidità che abbiamo tutti, senza farmi tanti problemi e quell’ansia di sembrare intelligente e colto a tutti i costi proprio non mi riguarda più”.
De Gregori è cambiato? Ai posteri l’ardua sentenza. Quello che non è cambiato, come ha avuto modo di affermare, “è l’approccio al suo mestiere: “Mi sento un uomo di spettacolo che salta sul palco, che canta, che ogni sera ha un’intenzione diversa. Se mi sento un pezzo di storia? Ho scritto canzoni che sono piaciute, alcune rimarranno più di altre ma questo monumentalizzare il lavoro che faccio non mi piace. Perché io ho i calli sulle dita, sono un chitarrista, uno che ogni sera non sa che giacca mettersi”.
Il concerto era stato aperto dalla nostra Ilaria Lucisano, cantante di Corigliano-Rossano, e da Francesco Tricarico, che De Gregori definisce “un po’ gemello per la sua sghembità” che per qualche minuto ci ha accompagnato nel suo mondo parallelo con indimenticate canzoni come “Io sono Francesco” e “Vita Tranquilla”. (redazione@corrierecal.it)

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