COSENZA Giuseppe Ramundo, 66enne che nella contrada Cariglio di Fuscaldo è noto come “Peppino”, si trova in stato di fermo nel carcere di Paola. L’uomo è indiziato di delitto per l’omicidio di Giuseppe Ramundo 52enne promotore finanziario ucciso da 3 colpi di pistola la mattina di giovedì 25 luglio (qui la notizia). L’arma utilizzata, una pistola 7,65, era detenuta e portata illegalmente dal presunto assassino e i carabinieri stanno indagando per stabilire come l’uomo ne sia entrato in possesso. I rapporti tra Giuseppe e Peppino, in base a quanto emerso fin qui dalle indagini, erano tesi a causa di un contenzioso per problematiche relative alle servitù di confine che insiste sui terreni di loro proprietà. «Non è un episodio isolato. Litigavano spesso» ha raccontato un amico della vittima appena giunto sul luogo del delitto. I due, prima di risolvere la questione in modo irreparabile, avevano discusso delle loro problematiche relative ai confini anche in tribunale. Con ogni probabilità, a far traboccare il vaso della discordia è stato il pronunciamento dei giudici in modo favorevole alla vittima. «Giuseppe mi disse “compà ho vinto m’ha da pagà”» ha raccontato un amico del 53enne promotore finanziario ucciso al termine della lite. Le indagini coordinate dal procuratore capo Pierpaolo Bruni e dal sostituto Teresa Valeria Grieco, fin da subito si sono concentrate per far luce sul rapporto tra i due. I gravi indizi di colpevolezza, posti alla base del provvedimento nei confronti di Peppino Ramundo, sono corredati dalle risultanze d’indagine svolte dal Nucleo operativo radiomobile della compagnia di Paola e dai rilievi tecnici eseguiti dal Nucleo investigativo del comando provinciale di Cosenza. (mipr)
x
x