La Calabria è continuamente violentata, umiliata, tradita da “politici” indegni. C’è da inorridire.
È un fatto assodato e inconfutabile. Non si tratta più di episodi singoli e di responsabilità individuali ma di un sistema marcio fino all’osso e continuare a negare l’evidenza significherebbe condannare questa terra a rimanere in una spirale perversa senza via di uscita.
Lo dico a chi è impegnato in queste ore a bollare quanto accaduto come l’ennesimo attacco della magistratura o semplicemente a prendere le distanze dagli untori.
Ascoltate le intercettazioni (qui) inzuppate dai soliti, vecchi, torbidi intrallazzi. È come tenere la testa infilata nel fango.
Nessun politico oggi può dirsi innocente (e non ci provate nemmeno a scaricarle, le vostre colpe). Chi più, chi meno è “colluso” con le vecchie logiche mercantili o ancora peggio è responsabile di non aver fatto nulla di serio per scardinarle.
E la conseguenza è un oceano di stagnazione causato – prima ancora che dalla incapacità e dalla mancanza di una visione chiara e precisa delle priorità – da corrotti, corruttori e corruttibili.
Basta alibi. La misura è davvero colma ed è lecito pretendere che per le imminenti Regionali si presentino finalmente liste “pulite”.
Perciò via dagli elenchi questa volta intrallazzisti, miserabili mestieranti, millantatori di onestà e tutti quei capipopolo che, scesi a patti con il diavolo, dovranno prima o poi renderne conto.
Sappiatelo, di fronte all’ipocrisia dei professionisti della politica, alla “banalità del male” di chi ha imbrattato l’immagine di questa terra, recuperare un clima di fiducia nelle istituzioni sarà estremamente difficile. Difficile, appunto, non impossibile.
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