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«Dalla Regione 585mila euro in quattro anni per un archivio impolverato» – FOTO E VIDEO

Il sindacato Csa-Cisal punta i fari sul contratto d’affitto di un magazzino che “conserva” carte, arredi e strumentazioni del tutto inutilizzabili. «Uno spreco senza precedenti. E dire che andava s…

Pubblicato il: 01/08/2019 – 17:14
«Dalla Regione 585mila euro in quattro anni per un archivio impolverato» – FOTO E VIDEO

CATANZARO «La Regione Calabria ha una sede istituzionale imponente come la Cittadella a Catanzaro. Una megastruttura per cui sono state spese tante risorse per accentrare l’attività dell’ente ed evitare, quanto più possibile, di pagare affitti inutili. O forse no». Perché «nonostante gli spazi immensi della Cittadella, la Regione – denuncia il sindacato Csa-Cisal – paga ancora un contratto di locazione “pesante” per mantenere un improbabile deposito di faldoni e materiali fuori uso. Si tratta dell’affitto di un seminterrato in via Molè a Catanzaro. Da quanto risulta dai decreti di liquidazione (semestrali) l’Amministrazione arriva a spendere oltre 146mila euro all’anno. Il contratto è vigente dal 2016 e quindi fino ad oggi sono stati spesi circa 585mila euro per “conservare” carte, arredi e strumentazioni del tutto inutilizzabili. Uno spreco senza precedenti».
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«LA STRANA STORIA DEL NUOVO CONTRATTO» Il sindacato parla di uno «sperpero di danaro pubblico» che «grida già vendetta, ma a leggere bene i decreti di liquidazione si capisce che la storia di questo fitto è anomala tanto quanto “l’archivio” che i calabresi pagano a via Molè».
«Il primo accordo fra Amministrazione regionale e la società Aurora srl (proprietaria dell’immobile in questione) risale all’aprile del 2007. Quando “arriva” la Cittadella, la Regione, nel marzo del 2015, comunica al privato la volontà di recedere dal contratto. Finita qui? Anche no. Si legge anche nell’ultimo decreto di liquidazione (8500 del 15/07/2019) della rata semestrale dell’attuale affitto (periodo di locazione 01/07/2019 – 31/12/2019) che “all’atto dello sgombero dei predetti locali sono emerse difficoltà inerenti l’idonea allocazione, in tempi brevi, delle copiose quantità di materiale cartaceo e di arredi non posizionabili in altri immobili di proprietà dell’Amministrazione regionale”. Pertanto “si è reso necessario avviare, con la predetta società, trattative – si legge ancora nelle carte regionali – per un nuovo rapporto locativo su una parte limitata dell’immobile ed in particolare al seminterrato indicato quale autorimessa”. Così con la Cittadella già in piedi e funzionante, nel febbraio del 2016 viene stipulato l’attuale contratto da oltre 146mila euro all’anno. Come dire: pure se la Regione ha costruito una nuova sede iper-spaziosa e moderna non riusciamo a trovare posto per alcune carte, così preferiamo pagare un privato con i soldi dei calabresi. Tanto paga pantalone. E meno male – aggiunge il sindacato – che lo sgombero doveva avvenire “in tempi brevi”. Sono passati quattro anni e nulla si è mosso, se non i 585mila euro di soldi pubblici dati ad una società privata. Francamente questa giustificazione formale per il mantenimento dell’affitto a via Molè fa acqua da tutte le parti. Come quella che sta entrando fisicamente nella stessa struttura».
«NON SOLO SI PAGA, MA È ANCHE NON A NORMA» «In questa clamorosa vicenda di soldi pubblici buttati via – continua il Csa-Cisal – infatti c’è anche un’appendice: dov’è la corretta manutenzione di un luogo che l’Ente pubblico qualifica come archivio? È tutto a norma a livello igienico-sanitario? A quanto pare, pare proprio di no. Il materiale è sostanzialmente scoperto. Fascicoli affastellati, scaffalature di diverso genere, sedie, appendiabiti, estintori, computer, stampanti e armadi per vecchi server sono lasciati letteralmente marcire. Tutti questi oggetti sono esposti alle intemperie e soprattutto all’acqua piovana che allaga il sito più volte all’anno. E cosa dire – prosegue il sindacato – dei gatti randagi e di qualche altro animale delle campagne circostanti che, riuscendo a passare tra le inferriate della saracinesca, si intrufola indisturbato all’interno dei locali. È una tana di animali o un deposito regionale? Senza contare le erbacce di cui nessuno si cura e l’immondizia che ormai giace indisturbata all’ingresso. Si avverte ormai un cattivo odore pungente e persistente. E se l’Asp facesse un controllo sul posto cosa dovrebbe rilevare? Magari arriva pure la beffa di una multa “salata” pagata dalla Regione inerte che non rispetta le più basilari norme igienico-sanitarie? E se un cittadino richiedesse uno dei documenti presenti in quel deposito cosa si fa? Si manda un dipendente a reperirlo con il rischio che contragga un’infezione?».
BONIFICA E STOP AI SOLDI SPRECATI Il sindacato Csa-Cisal chiede, innanzitutto, «l’immediata bonifica dei locali. Dopo la messa in sicurezza dell’area, occorre verificare la sussistenza delle carte e dei materiali (ben pochi) effettivamente integri ed utilizzabili. Fatto questo primo passaggio necessario, è assolutamente non aggirabile quello che doveva essere fatto da tanto tempo: rescindere questo contratto. Basta con questi casi di sfacciato spreco di soldi pubblici. Si riconduca la situazione alla normalità seguendo un comportamento ispirato al principio del buon padre di famiglia. I soldi sono dei calabresi e la Regione Calabria non può proprio permettersi di buttare via un totale di quasi 600mila euro per tenere un deposito ammuffito e con animali selvatici».

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