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«Il meccanico pazzo delle parole»

di Claudio Cavaliere*

Pubblicato il: 01/08/2019 – 15:43
«Il meccanico pazzo delle parole»

Questa l’immagine che mi si è prodotta in testa immediatamente, già dopo aver letto le prime pagine di questo libro curioso, ironico, intelligente che è “Catalogo della casa di Gianni” scritto da Antonio Tripodi per i tipi de Il seme bianco (Roma, 2019, pagg. 129 , € 13,90).
Tripodi, come quel meccanico un po’ folle al quale in gioventù affidavo ogni tanto la mia Lambretta, le parole le smonta, le rimonta, le rettifica, le lima, ci batte l’unghia sopra per sentirne il suono, ci passa la mano sopra per verificarne la scorrevolezza, e poi le inserisce dentro racconti che sono un concentrato di avvenimenti e fantasticherie, epica quotidiana e personaggi leggendari, dialoghi surreali con i piedi ben piantati nella sua biografia.
Nessuna sorpresa scoprendo il luogo natio dell’autore: Condofuri, quella parte dell’area grecanica di Calabria che da secoli sforna il meglio della misconosciuta letteratura calabra forse perché immersa in quell’impasto di razze, lingue, colori, suoni, che ne fanno la nostra Macondo: l’Aspromonte.
Il risultato sono una serie di racconti dal realismo fantastico, in cui si muovono personaggi dai soprannomi intraducibili e dalla biografie apparentemente strampalate che invece sono figure fondamentali per impedire ciò che l’autore evoca in quella sorte di introduzione che titola Proemium jocosum, ossia arrestare l’oblio che annebbierà la nostra vicenda umana e, nel giro di una o due generazioni nessuno ricorderà chi eravamo.
Lo fa con un’ironia strepitosa grazie anche ad un complesso intrico di combinazioni e derivazioni linguistiche e briosi registri lessicali.
Ntoni u Murcu, fagliante del braccio destro, che sceglieva il suo obiettivo agiologico e lo corredava di un inventario ingiurioso da far accapponare la pelle … le coordinate culturali del bestemmiatore erano bibliche, romanze e carolingie, coraniche e arabiche, veterinarie e vagamente regionalistiche…
O ancora nelle vicende di Trùscia, la cui figlia Anna, proponeva scherzosamente di rappresentare sul piano cartesiano quel gesto del padre (la toccata dei pendenti a mò di scongiuro ndr) con una curva asintotica perfetta …
Per non parlare del comizio davanti al nulla ai prunegliesi di Nino Mangerùca (detto u Divino per la sua parlata): “disse che si sentiva solo, come l’Apostolo a Patmos, e aveva delle visioni sul futuro dei prunegliesi, che certo si meritavano lo squillo delle sei trombe e le conseguenti sciagure dell’Apocalisse: non disse delle bestie perché nel passo neotestamentario si parlava di corna e questo poteva essere troppo anche per i suoi intimoriti e transitanti ascoltatori”.
Era da tempo che non ridevo così tanto sopra le pagine di un libro. Ora, poiché l’ironia altro non è che la passione quando sa prendere le distanze, questi due connotati sono parte fondamentale del vissuto dell’autore.
La passione la cogli subito, già dopo le prime parole scambiate. La distanza è forse quella della sua storia personale, uno dei tanti, troppi, calabresi della diaspora per motivi di lavoro, anche se il suo accento originario è rimasto immutato.
Insomma un colto e raffinato meccanico delle parole, Tripodi, che in nessun rigo fa minimamente trasparire toni intellettuali, anche se nella casa di Gianni, l’orologiaio comunista portatore di handicap che dà il titolo al libro, si discute su Geremia 15-16, sulle traduzioni bibliche giunte fino a noi, e alle pareti i versetti della Bibbia convivono accanto al ritratto di Togliatti, con la conseguente domanda da cento milioni che gli pone Ninu, l’io narrante, alter ego dell’autore: “Ma … tu sei diventato prima cristiano o prima comunista?
Sono questi i personaggi del libro, anti-eroici per natura, con le descrizioni ricche di fatti quotidiani che diventano storiografia del minuto, in una ambientazione popolare la cui prosa si caratterizza per un flusso ininterrotto di invenzioni e con una capacità affabulatoria al limite del surreale.
Del resto cosa pensereste se davanti a voi si materializzasse l’immagine di una carrozzina con portatore di handicap incluso legato alle sponde sul pianale di un’Ape che viene scarrozzato per le vie?
Alla fine ti chiedi se persino il prezzo del libro fa parte di questa corale presa per il culo espressiva.
So che i paragoni, gli accostamenti sono sempre sconvenienti. Hanno solo il pregio di essere immediati.
E se dovessi sintetizzare in una battuta direi che la Calabria ha trovato con Tripodi il nostro Hrabal.

*Sociologo

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